pangolini
Mammiferi con le squame
I pangolini sono inconfondibili tra i Mammiferi, grazie al rivestimento protettivo formato da larghe squame cornee che ricordano quelle dei Rettili. Per difendersi dai predatori, questi animali sono capaci di appallottolarsi, nascondendo il ventre e il capo sotto la corazza. Possiedono grosse unghie con cui scavano nei nidi di formiche e termiti
Nelle foreste e nelle savane dell’Africa e dell’Asia, i pangolini sarebbero animali inermi e alla mercé di qualsiasi predatore, se non avessero una robusta corazza protettiva. Infatti, poiché si nutrono di termiti e formiche, sono completamente privi di denti e piuttosto lenti. Le unghie, da sole, sarebbero ben poca cosa rispetto alle armi offensive di un grosso felino o alle molestie delle scimmie.
Possiedono tuttavia una corazza formata da larghe squame elastiche e resistenti, ciascuna delle quali deriva dalla fusione di tanti peli. Tale rivestimento corneo è reso più funzionale dalla capacità che i pangolini hanno di arrotolarsi, formando una sfera inattaccabile. Le unghie possono essere usate per difesa, ma la loro funzione fondamentale è quella di scavare nel terreno consolidato dei termitai e dei formicai. La lingua è lunga e appiccicosa, come quella dei formichieri. Con essa, l’animale esplora le strette gallerie dei nidi sociali degli insetti, e poi la estrae di colpo, con tante piccole prede rimaste invischiate (v. fig.).
Dal punto di vista sistematico, i pangolini vengono inquadrati nell’ordine dei Folidoti (che significa «squamosi») e nell’unica famiglia dei Manidi. Comprendono sette specie, abbastanza simili tra loro, di cui quattro vivono in Africa e tre in Asia.
L’origine dei pangolini è ancora misteriosa. In base alle caratteristiche anatomiche, sembrerebbero imparentati con gli Sdentati, in particolare con i formichieri, che però vivono nell’America Meridionale. Secondo questa ipotesi, sarebbero un gruppo assai antico, derivato da progenitori in comune con i formichieri, che vivevano nell’antico continente Gondwana prima della separazione fra Africa e America Meridionale. Invece, in base a studi di biologia molecolare, i pangolini sarebbero imparentati con i Carnivori e quindi rappresenterebbero un caso di specializzazione alimentare, con derivazione più recente.
Nelle foreste tropicali africane esistono Folidoti adattati alla vita arboricola, come il pangolino degli alberi (Manis tricuspis) e il pangolino dalla coda lunga (Manis tetradactylus). Si tratta di specie di piccole dimensioni (circa 40 cm, esclusa la coda) con unghie aguzze e arcuate che consentono loro di arrampicarsi con sicurezza sui tronchi. La coda è prensile e permette loro di aggrapparsi saldamente ai rami o alle liane mentre scavano nei nidi delle termiti arboricole.
Inoltre, sia nelle foreste sia nelle savane africane, esistono specie terricole, prevalentemente notturne, che non si arrampicano mai sugli alberi e si rifugiano in gallerie scavate nel suolo. Le loro dimensioni sono molto più grandi rispetto a quelle delle specie arboricole, le unghie sono più robuste e la coda non è prensile. Sono il pangolino gigante (Manis gigantea), che raggiunge 140 cm di lunghezza e 33 kg di peso, e il pangolino di terra (Manis temmincki).
Nell’Asia meridionale, la differenza tra pangolini arboricoli e terricoli è meno evidente rispetto al continente africano. Le tre specie asiatiche, il pangolino cinese (Manis pentadactylus), il pangolino indiano (Manis crassicaudata) e il pangolino malese (Manis javanicus), si muovono bene sia sul terreno sia sugli alberi e si rifugiano in gallerie scavate nel suolo. Nessuna mostra il grado di specializzazione ecologica delle specie africane né le dimensioni massime e minime raggiunte da queste. Probabilmente ciò dipende dalla limitata estensione delle savane asiatiche che non hanno potuto garantire elevate probabilità di sopravvivenza ai pangolini che si fossero adattati esclusivamente a esse. D’altra parte, i termitai presenti in queste savane hanno offerto ai pangolini una risorsa da sfruttare almeno saltuariamente e pertanto questi animali hanno mantenuto caratteristiche morfologiche intermedie, adatte alla vita in entrambi gli ambienti.