Vedi PALMA di Montechiaro dell'anno: 1963 - 1996
PALMA di Montechiaro
Piccola città in provincia di Agrigento posta sopra un largo terrazzo del monte Pizzillo, a 3 km dal mare, sulla via naturale di comunicazione E-O tra Gela e Agrigento che, dopo Licata (antica Phintias), attraversa il bacino del piccolo fiume Palma appena a N della sua foce (v. anche sicilia).
Le alture intorno, spesso forate di tombe a forno, delimitano la conca e lasciano largamente aperto il passaggio al mare fra Montagna e Balate o Gibildolce; verso Naro il passo settentrionale si insinua fra Pitrasi e Galla ad O di Pizzillo. Proprio a Marina di Palma è stato raccolto un vaso monocromo dello stile di Malpasso (museo di Agrigento; inedito). Numerose consistenze di culture preistoriche sono state rilevate nelle località di Piano di Città, Castellazzo, Montagna, Foce, Zubbia (da P. Orsi, G. Caputo, S. Tinè), Ninfa-Cignana, S. Leonardo Ragusetta (da E. De Miro), Pizzillo (museo di Siracusa; da pubblicarsi). Gli scavi in due riprese dell'abitazione trogloditica (o santuario ?) della Grotta Zubbia "Francesco Caputo" hanno dato una sequenza stratigrafica (300c-1850 circa a. C.) che si inizia con la ceramica, sia pure attestata appena, del tipo di Stentinello, prosegne intensamente, da costituirne un caposaldo, con quella grigia incisa del tipo di S. Cono e Predio Iozza o Piano Notaro presso Gela e di Tranchina presso Sciacca, termina infine con quella del tipo di Serraferlicchio corrispondente a Chiusazza, precedendo dal Neo - all'Eneolitico, con qualche intervallo sterile. Lungo il vallone Ninfa-Cignana, risalendo dalla località di S. Leonardo, è accertato il Neolitico medio e finale, inoltre l'Eneolitico con ceramiche che vanno dalla cultura di Diana, del genere lustrato di rosso, alla tipologia del bicchiere di Carini o stile della Conca d'Oro ed ai vasi denominati di Malpasso e S. Ippolito (2600-1850 circa).
Le tombe di Ragusetta (1850-1450 circa) hanno dato una daga di bronzo, in connessione con il materiale del tipo di Castelluccio frequente nella zona più vicina a Naro e forse in rapporto con le migrazioni dei pastori dall'interno verso il mare.
Un coccio della Zubbia, in particolare, raffigurante plasticamente un volto femminile si può confrontare con la rappresentazione di un vaso di Malta da Hal Tarxien.
Gli insediamenti siculo-greci comprendono, oltre al πόλισμα di Piano della Città, le ricche tracce arcaiche dell'opposta altura del Castellazzo con elementi di edificio sacro e di stipe votiva (museo di Agrigento; inedita), gli indizî di Cassarino, alle falde del Pizzillo e, sullo stesso piano dell'odierna Palma, il centro di culto delle acque sulfuree di Tumazzo. Questa località, alla foce del Palma, rappresenta uno sbalzo o cuneo dei rodio-cretesi nell'unità valliva siculo-sicana più concentrica e delimitata di tutto il litorale da Gela ad Agrigento. Probabilinente gli ex voto greci ivi rinvenuti, fra i quali i tre xoana (v. legno; xoanon) si riallacciavano ad una tradizione religiosa indigena legata ai fenomeni zolfiferi della regione.
Vita ellenistica e romana è attestata in sparse località. Catacombe sono a Cignana, dove la denominazione di "Regia Curti" fa dedurre l'esistenza d'una massa medievale. Frammisto a tombe preistoriche rupestri, un arcosolio bisomo appare isolato nella collina di Zubbia, presso il ponte sulla stradale per Agrigento. Stazioni di abitazione in roccia probabilmente bizantine si incontrano alla Montagna ed a Pitrasi adoperate forse anche durante il periodo arabo e dopo.
Bibl.: P. Orsi, Frammenti siculi agrigentini, in Bull. Paletn. Ital., XXVII, 1901, 10-12, pp. 263-264; id., Miscellanea Sicula, in Bull. Paletn. Ital., XLVIII, 1928, pp. 4-20; L. Bernabò Brea, La Sicilia prehistórica y sus relaciones con Oriente y con la Península Ibérica, in Ampurias, XV-XVI, Barcellona 1953-4, pp. 156-7; 166; 169; fig. 7; id., La Sicilia prima dei Greci, Milano 1958, pp. 70; 72; 74; 80; 86; fig. 9; S. Tinè, Giacimenti dell'età del rame in Sicilia e la "cultura tipo Conca d'oro", in Bull. Paletn. Ital., N. S., XIII, vol. 69, 1960, pp. 13-14; 30-31; P. Griffo, Agrigento, 3a ed., Palermo 1961, pp. 95-98; D. Adamesteanu, Monte Saraceno ed il problema della penetrazione rodio-cretese nella Sicilia meridionale, in Arch. Class., VIII, 2, pp. 132; 142-143, tav. XXXIV, 2; E. De Miro, Ricerche preistoriche a nord dell'abitato di Palma di Montechiaro (Agrigento), in Riv. Scienze Preist. e Protost., XVI, 1961, pp. 15-56; id., Tesoretto... da Palma Montechiaro, in Annali Ist. Ital. di Num., II, 1955, pp. 95-98; G. Caputo, Tre xoana e il culto d'una sorgente sulfurea in territorio geleo-agrigentino, in Mon. Linc., XXXVII, 1938, c. 585-684; id., Catacombe presso Palma di Montechiaro in contrada Cignana, in Not. Sc., VII, 1931, Serie VI, 7-9, pp. 405-408; T. J. Dunbabin, Minos and Daidalos, in Pap. Br. School Rome, XVI, N. S., III, 1948, p. 8; id., The Western Greeks, Londra 1948, p. 138 e nota 3; G. Becatti, Scultura greca, Milano 1961, I, p. 24; E. A. A., IV, fig. 624, s. v. Legno; B. Pace, Arte e civiltà della Sicilia antica, Roma 1935-1949, II, pp. 5-8; IV, pp. 174-176.