pallavolo
Agilità e prontezza
La pallavolo (chiamata anche con il termine inglese volley) è un gioco sportivo di rimando del pallone con la rete alta ideato negli Stati Uniti alla fine dell’Ottocento subito dopo l’invenzione della pallacanestro. Parallelamente alla sua diffusione mondiale, si è sviluppato anche il beach volley, nato sulle spiagge della California ma ormai diventato grande fenomeno di massa in tutto il mondo
Sebbene molti giochi di palla praticati sin dall’antichità potrebbero essere considerati suoi predecessori, la pallavolo ha una ben precisa data di nascita: il 9 febbraio 1895, quando il giocatore di football e insegnante William G. Morgan presentò al collegio YMCA (Young men’s christian association «Associazione dei giovani cristiani») di Holyoke, nel Massachusetts, un nuovo gioco da lui stesso ideato, che riprendeva alcune caratteristiche del tennis (in particolare il servizio) e della pallamano, chiamato volleyball.
Questo gioco voleva essere un’attività ricreativa destinata anche agli allievi di mezz’età in quanto affine ma meno impegnativa della pallacanestro, inventata quattro anni prima in un altro collegio YMCA.
Nei primi anni del Novecento il gioco aveva già assunto la struttura attuale e venne diffuso nelle aree di influenza degli USA attraverso i diversi centri YMCA e le scuole missionarie, giungendo in Europa nel primo dopoguerra. La pallavolo è stata inserita nel programma olimpico nel 1964, alle Olimpiadi di Tokyo.
Come per la pallacanestro, nella pallavolo è vietato il contatto fisico tra i partecipanti e al posto della forza vengono privilegiate destrezza, agilità, prontezza di riflessi e concentrazione.
La pallavolo si gioca su un campo rettangolare (9 x 18 m) con fondo duro, diviso a metà da una rete posta a 2,43 m dal suolo (2,24 m per le donne). Si fronteggiano due squadre composte da sei elementi ciascuna e scopo del gioco è di far cadere a terra il pallone nella metà campo avversaria, oltre la rete, toccandolo con le mani non più di tre volte, ed evitando che il pallone cada a terra nella propria metà campo.
In Italia, come nel resto del mondo, la pallavolo è uno dei giochi sportivi maggiormente praticati dai giovani a livello ricreativo.
Ricerche sulle attività sportive svolte dagli studenti delle scuole medie hanno rilevato che se tra i maschi prevale il calcio, tra le femmine la pallavolo è al secondo posto nelle preferenze dopo il nuoto.
A partire dalla medaglia d’oro alle Universiadi di Torino (1970) la nazionale maschile ha conquistato un posto nell’élite della pallavolo internazionale e si è qualificata per tutte le edizioni delle Olimpiadi dal 1976 in poi, vincendo l’argento ad Atlanta (1996) e conquistando il bronzo a Sydney (2000).
Va ricordato il periodo di straordinari successi della squadra nazionale sotto la guida dell’allenatore argentino Julio Velasco, studente di filosofia che aveva dovuto abbandonare gli studi per motivi politici e che si è dedicato alla pallavolo affrontando il ruolo di allenatore con un’ottica fuori dal comune. Dal 1989 al 1996, con Velasco in panchina, la nazionale maschile ha vinto 231 partite su 310 e ha conquistato due titoli mondiali (1990, 1994), tre titoli europei (1989, 1993, 1995) e cinque edizioni della World League (1990, 1991, 1992, 1994, 1995). Velasco è poi passato per due anni alla guida della nazionale femminile.
Nel 2005 la nazionale maschile è stata seconda nella graduatoria della federazione internazionale (FIV, Fédération internationale de volleyball), dopo il Brasile, mentre quella femminile è stata quarta dopo Cina, Brasile e Stati Uniti.
La dinamica di gioco del beach volley è la stessa della pallavolo: ma i giocatori sono solamente due, le dimensioni del campo leggermente inferiori (8 x 16 m), e il fondo è di sabbia.
Il beach volley – letteralmente «pallavolo sulla spiaggia» – è divenuto recentemente un grande fenomeno di massa. Del gioco, diffuso già intorno al 1930 con regole estemporanee e un numero di giocatori variabile, negli anni Settanta, in California, sono state stabilite regole precise che hanno trasformato l’attività ricreativa in specialità sportiva.
Il successo a livello mondiale deve molto ai media e agli sponsor che hanno condizionato l’inserimento del beach volley nel programma olimpico (Atlanta, 1996), scelta che è stata contestata da quanti considerano il beach volley soltanto una variante della pallavolo.