OTTAVIO Farnese, secondo duca di Parma e Piacenza
Nato nel 1503, ebbe un inizio di governo tanto burrascoso che il ducato farnesiano - nato appena da pochi anni - sembrò fosse per scomparire definitivamente dalla scena politica. I congiurati, dopo avere assassinato Pier Luigi, primo duca di Parma e Piacenza e padre di O., avevano effettuata la resa della città di Piacenza nelle mani di don Ferrante Gonzaga, governatore di Milano per Carlo V; poco dopo, papa Paolo III, per impedire l'occupazione di tutto il ducato da parte degli Spagnoli, aveva inviato il governatore generale della Chiesa, Camillo Orsini, a prendere possesso della città di Parma. Così, delle due città che formavano il ducato, una era passata sotto la Spagna e l'altra sotto la Chiesa. Spogliato delle sue terre proprio dal suocero e dal nonno, O. giuocò di abilità e di audacia per rientrarne in possesso, osando persino mettersi in contrasto con papa Paolo III. Il quale, come seppe che O. aveva intavolato trattative con Ferrante Gonzaga ed era disposto ad accettare i patti dall'imperatore, accortosi che anche il cardinale Farnese sosteneva la politica del fratello, fu preso da tale violenta eccitazione nervosa contro quello ch'egli riteneva il tradimento dei nipoti, che nessun rimedio valse a calmarlo e, colpito da malattia, morì dopo pochi giorni (10 novembre 1549). Morto Paolo III Parma fu restituita dal suo successore, papa Giulio III, a Ottavio, che il 25 febbraio 1550 poteva finalmente fare il suo solenne ingresso nel ducato. Ma, poiché ora l'imperatore Carlo V si opponeva al riacquisto di Parma da parte dei Farnesi, ed era chiaro che Parma e Piacenza, coi loro territorî, dovevano, secondo i disegni spagnoli, servire ad arrotondare il ducato milanese, O. risolse di chiedere l'aiuto della Francia, non potendo da solo allontanare il pericolo spagnolo, tanto più che buona parte del territorio parmense era ancora occupato dagl'imperiali. Riusciva infatti a concludere con la Francia un trattato mediante il quale il re Enrico II prendeva sotto la sua protezione il Farnese e s'impegnava a soccorrerlo di denari e di soldati (27 maggio 1551). Quel trattato, urtando gl'interessi di Roma e di Madrid, dava origine a una guerra. Le ostilità tra Francia e Farnesi da una parte e Spagna e pontefice dall'altra (il papa Giulio III aveva invano tentato di far accettare al duca O. lo stato di Camerino in luogo del ducato parmense, con l'aggiunta di 13.000 scudi di rendita) durarono con varia vicenda sino alla primavera dell'anno seguente, quando il papa iniziava trattative col re di Francia, che approdarono a una tregua di due anni (29 aprile 1552). Carlo V poco dopo aderiva, benché malvolontieri, a quell'accordo, per cui a O. era riconosciuto definitivamente il possesso di Parma e del territorio parmigiano.
Allo scopo di riconquistare anche Piacenza, O., praticando abilmente la politica del pendolo, si orientò allora verso la Chiesa e verso la Spagna, riuscendo a ottenere da Filippo II il sospirato possesso del territorio piacentino. Ma poiché per la convenzione di Gand (15 settembre 1556) il castello di Piacenza continuava a essere presidiato da una guarnigione spagnola, il duca non si diede requie finché non vide liberato anche il castello. Egli poté vedere la sua tenacia coronata dal successo sia per l'abilità diplomatica del conte Pomponio Torelli, buon letterato del tempo, mandato da lui alla corte di Filippo II a tutelare i suoi interessi, sia per le benemerenze che sua moglie Margherita d'Austria e suo figlio Alessandro si erano acquistate nelle Fiandre, servendo fedelmente la causa imperiale. Alla quale, del resto, anch'egli aveva reso segnalati servigi, come quando, per incarico di Filippo II, condusse la guerra contro il duca di Ferrara (1558).
Nella politica interna seppe, durante il suo lungo regno, cattivarsi l'animo del popolo e dare ai Parmigiani buoni ordinamenti civili, che gli procurarono il nome di Licurgo parmense, grandiose costruzioni, e opere pubbliche di grande utilità, come l'acquedotto farnesiano, che è opera sua.
Morì il 15 settembre 1586, dopo quarant'anni di regno. Dalla moglie, Margherita, figlia naturale di Carlo V e vedova d'Alessandro Medici, governatrice delle Fiandre dal 1559 al 1568, aveva avuto il figlio Alessandro, che doveva essere il più famoso dei Farnesi.
Bibl.: Bazzi-Benassi, Storia di Parma, Parma 1908; W. Cesarini Sforza, Il Consiglio Generale e le classi cittadine in Piacenza nel sec. XVI, in Boll. stor. piac., anno V, fasc. 2; C. Capasso, Paolo III, II, Messina 1923.