CAPPELLI, Ottavio
Figlio di Giannantonio, pittore bresciano, nacque a Siena nell'anno 1736. Rimasto orfano a cinque anni, venne avviato da uno zio paterno agli studi sacerdotali, ma, dopo aver preso gli ordini minori, abbandonò l'abito religioso e, nel 1760, si trasferì a Roma, vivendo di piccole attività commerciali, e quindi a Bologna. Qui sposò una certa Colomba, da cui ebbe due figli, morti in tenera età. Intorno al 1770-71 ritornò a Roma, forse perché sperava di trarre qualche vantaggio dalla conoscenza, contratta ai tempi della sua vita religiosa, col nuovo papa Clemente XIV, e qui continuò i suoi traffici con successo. Nel 1781, essendogli morta la moglie l'anno precedente, sposò Chiara Feltrini, da cui ebbe sette figli, due soli dei quali, Margherita e Gerbonio, gli sopravvissero. Risale probabilmente a questo periodo il suo accostamento alle correnti mistico-millenaristiche - presenti anche in Roma e incrementate, nell'ultimo trentennio del XVIII secolo, dagli ex gesuiti esuli nella città -poiché nel 1785 uno dei più importanti esponenti e fondatori della setta mistica degli Illuminati di Avignone (il "Nuovo Israel"), Philibert Guyton de Morveau, detto Brumore, giunto a Roma, mise in relazione il C. coi confratelli di Avignone. Successivamente, nel 1786 e nel 1787, egli conobbe personalmente, a Roma, due dei più notevoli esponenti della società: Joseph Ferrie de Chivas e il conte polacco Thaddeusz Grabianka, uno dei fondatori della setta, nel 1779 a Berlino, insieme al Brumore e a Antoine Joseph Pernety. In seguito ai legami contratti a Roma, il C. partì alla fine del 1787 per Avignone, ove rimase per circa un anno.
Qui si impose come personaggio rilevantissimo nel gruppo: i suoi pretesi diretti contatti con gli arcangeli Gabriele e Raffaele, di cui egli si diceva mediatore nel fornire direttive e consigli agli adepti, accrebbero la fama e la considerazione del C. e del gruppo avignonese in tutto il mondo teosofico dell'epoca. Nel contrasto di posizioni nato tra i due più notevoli esponenti della setta, il Grabianka, il cui "illuminismo" di tipo swedenborghiano era inficiato da vivissimi interessi temporali, in seguito all'influsso della massoneria mistica con cui stretti rapporti aveva il centro avignonese, e dom Pernety, un ex benedettino che considerava la setta pur sempre nell'ambito del cattolicesimo e osteneva il culto della Vergine, il C. si schierò dalla parte di quest'ultimo, risolvendo le divergenze col favorire una maggiore cattolicizzazione della società, in quanto il suo misticismo era sostanzialmente cattolico, e superficiale l'adesione alle teorie dello Swedenborg.
Infatti, tornato a Roma all'inizio del 1789, redasse, vantando rivelazioni angeliche, e inviò ai confratelli un abbozzo di riforma della setta, con cui introduceva riti cattolici ed eliminava quasi tutti gli aspetti magici e cabalistici preesistenti: la sua critica al cattolicesimo, invece, si limitava a motivazioni disciplinari e antitemporalistiche. Si può supporre che uno dei motivi del rientro del C. a Roma consistesse nella convinzione, comune a tutto il mondo "illuminato", del prossimo avvento di grandiose e radicali trasformazioni, legate alla realizzazione della attesa Apocalisse, che avrebbero avuto nella città papale il loro centro. Anche a Roma, data la grande rinomanza del C. negli ambienti teosofici, si costitui attorno a lui un gruppetto di mistici, formato prevalentemente da nobili e religiosi; esso tuttavia fu ben presto sciolto, perché nel settembre 1790 il S. Uffizio fece arrestare il C., la moglie e alcuni adepti, nel quadro di una vasta azione di repressione organizzata dal governo pontificio contro ogni forma di opposizione: tanto più che si sospettava che le attività ereticali della setta celassero progetti sediziosi. La piena abiura dei propri errori fatta dal C. gli ottenne la condanna a soli sette anni di carcere: ma già nell'agosto del 1795, dopo tre anni e otto mesi di fortezza, fu graziato ed esiliato dallo Stato pontificio; si recò allora a Siena, e quindi in Russia, dove, secondo quanto egli stesso depose al secondo processo, riottenne la patente di ufficiale russo che pare avesse avuto per la prima volta al tempo del suo viaggio ad Avignone, per l'intercessione dei confratelli. Dalla Russia passò ad Avignone, poi a Firenze, ove intentò un processo alla moglie che l'aveva abbandonato all'epoca della sua inquisizione, e, infine, ritornò a Roma nel novembre del 1798. Benché non partecipasse alla vita politica della Repubblica e assai limitata e ridotta alle forme più esteriori fosse la sua attività mistica, alla caduta della Repubblica romana il C. venne arrestato, il 16 nov. 1799, per ordine della Giunta di Stato e accusato di lesa maestà, di trasgressione all'editto emanato dal governo provvisorio napoletano imponente l'allontanamento da Roma ai forestieri, di contravvenzione all'esilio comminatogli nel 1795, di detenzione di armi proibite. Il processo si svolse molto rapidamente, anche in seguito all'ordine in questo senso ricevuto dal comandante generale napoletano, e, senza che venissero concluse tutte le indagini, la Giunta di Stato decretò la sentenza di morte il 28 genn. 1800. Il giorno seguente, alle ore 16, il C. venne impiccato sulla piazza di ponte S. Angelo.
Questa unica condanna a morte effettivamente eseguita, delle due inflitte dal tribunale romano si spiega forse meglio, piuttosto che accogliendo l'ipotesi prospettata da R. De Felice, secondo cui il C. sarebbe stato impiccato "come ufficiale e possibile agente russo", considerando la volontà del governo napoletano di offrire un esempio clamoroso - dati poi i noti precedenti del C. - che richiamasse al terrore delle leggi e spaventasse l'opinione pubblica, in un periodo assai delicato, quello fra il dicembre 1799 e il gennaio 1800, nel quale notizie più o meno false di ripresa del giacobinismo, soprattutto nella provincia, e di un preteso armistizio stipulato tra Francia e Austria, preoccuparono moltissimo la Giunta di governo di occupazione, che quindi dovette premere per unaradicale, esemplare e rapida soluzione del processo.
Fonti e Bibl.: Le notizie più estese sulla vita del C. si trovano negli atti del processo celebrato dalla Giunta di Stato conservati nell'Archivio di Stato di Roma, Giunta di Stato 1799-1800, busta 2, fasc. 7. Sulla sua attività mistica e sui rapporti con la setta avignonese v. nella Bibl. nazionale di Roma, fondo Vittorio Emanuele, ms.245, ff. 557-592: Breve dettaglio della Società,o Setta scoperta nell'arresto di O. C.,tratto dalle carte allo stesso perquisite (ora pubblicato in R. De Felice, Note e ricerche sugli "illuminati" e sul misticismo rivoluzionario [1789-1800], Roma 1960, pp. 227 s.). Sulla condanna e sull'esecuzione brevi accenni si trovano in: Bibl. Apost. Vat., Vat. lat. 10730: Avvenimenti sotto il pontificato di Pio VI dall'anno 1775 al 1800raccolti da F. Fortunati (sotto la data del 29 genn. 1800); Roma, Bibl. nazionale, fondo Vittorio Emanuele, ms.44-45: Memorie dell'avv. A. Galimberti dell'occupazione francese in Roma dal 1798 alla fine del 1802 (sotto la data del 29 genn. 1800); Arch. di Stato di Roma, Libro del Provveditore della ven. arciconfraternita di S. Giovanni Decollato per la Giustizia dal 1772 al 1810, ff. 143-149. Sul C. si veda inoltre: H. Grégoire, Histoire des sectes religieuses, II, Paris 1828, pp. 197 s.; A. Ademollo, Cagliostro e i liberi muratori, in Nuova Antol., 26 apr. 1881, p. 628; Id., Un processo celebre di veneficio a Roma nel Settecento (I), ibid., 16 giugno 1881, p. 603 n.; Id., Le giustizie a Roma, Roma 1882, p. 113; J. Antoni (Rolle), Tadeusz Leszczys Grabianka, Lwow 1887, pp. 192-211; M. De Vissac, Dom Pernety et les Illuminés d'Avignon, in Mémoires de l'Académie de Vaucluse, III (z906), pp. 219-238; J. Ujejski, Król Novego Izraela, Warszawa 1924, pp. 116-122; J. Bricaud, Les Illuminés de Avignon. Etudes sur Dom Pernety et son groupe, Paris 1927, passim; A.Viatte, Les sources occultes du Romantisme. Illuminisme-Théosophie, 1770-1820, II, Paris 1928, pp. 100 s.; W. Huczanski, voce Grabianka, in Encyklopedija Powszechna, X, p. 384. Infine si vedano: M. C. Buzzelli Serafini, La reazione del 1799 a Roma. I processi della Giunta di Stato, in Arch. della Soc. romana di storia patria, s. 3, XXIII (1969), pp. 167-175; M. L. Trebiliani, L'esoterismo mistico e scientista di Bourrée De Corberon, in Annuario dell'Ist. stor. ital. per l'età moderna e contemp., XVII-XVIII (1965-66), pp. 72, 76; C. Francovich, Storia della massoneria in Italia dalle origini alla Rivoluzione francese, Firenze 1974, pp. 398 e n., 471 n.