SORIANO, Osvaldo
Scrittore argentino, nato a Mar del Plata il 6 gennaio 1943. Dopo il golpe militare del 1976, costretto a lasciare l'Argentina, si è trasferito in Francia, da dove è rientrato in patria nel 1983, poco prima della restaurazione del governo democratico. Alterna l'attività di scrittore a quella di giornalista, iniziata negli anni precedenti la dittatura come collaboratore per la pagina sportiva di Primera Plana e, dal 1971 al 1974, di La opinión, l'elitario quotidiano di sinistra fondato e diretto da J. Timerman. Come narratore S. s'impose all'attenzione della critica con un breve romanzo Triste, solitario y final (1973; trad. it., 1974). In esso lo scrittore argentino accosta la propria persona a personaggi famosi del romanzo poliziesco, primo fra tutti Philip Marlowe − creatura letteraria dello scrittore statunitense R. Chandler − e ad attori del mondo hollywoodiano; su questo sfondo di cartone S. si confronta così con Ch. Chaplin, M. Rooney e perfino con J. Wayne. A questo primo romanzo hanno fatto seguito No habrá más penas ni olvido (1979; trad. it., Mai più pene né oblio, 1979) e Cuarteles de invierno (1981; trad. it., 1981).
Nel primo compare la tematica dell'esilio attraverso l'invenzione di un paese rurale immaginario − Colonia Vela − in cui si scontrano le forze opposte del peronismo; la violenza, seppure ammantata di aspetti farseschi, serpeggia in tutta l'opera. Storie paradossali e forme grottesche caratterizzano anche Cuarteles de invierno dedicato a due personaggi della stessa Colonia Vela: un cantante di tango e un pugile destinati a essere il centro dell'attenzione di una festa organizzata dall'esercito. Il tema dominante è però la repressione contro cui nessuno osa ribellarsi. S. raffigura infatti una cultura sudamericana sottosviluppata, metafora di un'Argentina tragica sul viale del tramonto, rivisitata con toni non drammatici attraverso personaggi connotati umoristicamente. In A sus plantas rendido un león (1988; trad. it., La resa del leone, 1988), S. ripropone, sempre attraverso la descrizione di un paese immaginario, questa volta africano, l'Argentina della guerra delle Malvine. Il romanzo diventa così quadro ironico della borghesia argentina, combattuta tra cultura inglese e cultura nazionale. Il ricorso al paese immaginario non è il solo elemento già precedentemente utilizzato: anche ne La resa del leone, infatti, S. ricrea, con toni di misurata comicità, situazioni del cinema e della narrativa poliziesca.
La scrittura di S. predilige la quotidianità nei suoi aspetti marginali, senza però nulla concedere a forme tragiche o a esplicite accuse. I suoi personaggi sono per lo più antieroi che appartengono alla classe media, calati con le loro storie in una realtà sociale che non viene mai rappresentata ideologicamente o folkloristicamente. L'emblematico spazio di Colonia Vela e dell'entroterra bonaerense torna in Una sombra ya pronto serás (1990; trad. it., 1991) a significare − con la piattezza del paesaggio, con personaggi di falliti, illusi, vagabondi alla deriva, con atmosfere stagnanti − il sonno di una nazione annichilita dalle devastazioni del passato, resa moralmente e politicamente inerte, incapace, sembrerebbe, d'imboccare la strada del risveglio. H. Oliveira ne ha tratto un film (1994) presentato con successo alla 51ª Mostra d'arte cinematografica di Venezia. In El ojo de la pátria (1992; trad. it., 1993) S. recupera toni, ritmi e atmosfere del cinema hollywoodiano già ampiamente e felicemente esperiti in Triste, solitario y final e in molti dei racconti inclusi nelle sillogi Artistas, locos y criminales (1983; trad. it., 1986) e Rebeldes, soñadores y fugitivos (1987; trad. it., 1991), e costruisce un'ironica e movimentata spy story fantapolitica, il cui protagonista, Julio Carré, suo malgrado trasformato con un intervento plastico nel sosia dell'attore R. Gere, viene coinvolto dai servizi segreti argentini in una curiosa iniziativa rivoluzionaria, nel corso della quale si trova a dover affrontare avversari che nascondono la propria identità dietro le maschere di notissimi divi del cinema.
Bibl.: M.A. García, nota a O. Soriano, Mai più pene né oblío, Torino 1979; A. Riccio, Osvaldo Soriano, in Belfagor, 1982; L. Padura Fuentes, Soriano, domador de leones, in Casa de las Americas, n. 167, 1988; A. Morino, L'ombra di Stan Laurel e Philip Marlowe, in O. Soriano, Mai più pene né oblío. Quartieri d'inverno, Torino 1993, pp. 215-27.