OSTEOMIELITE (dal gr. ὀστέον "osso" e ?μυελός "midollo")
Significa letteralmente infiammazione del midollo osseo, ma siccome in realtà non è ammissibile la flogosi isolata del midollo, come nemmeno quella del solo tessuto osseo, s'intende sotto questo nome ogni processo flogistico dell'osso e del tessuto midollare contenuto nelle sue cavità. Vi sono forme diverse di osteomielite, causate da agenti patogeni diversi, a decorso acuto o cronico, di gravità diversa e con esiti diversi.
L'osteomielite acuta infettiva, detta anche osteoperiostite primaria infettiva o maligna, o panostite, è una forma assai grave e assai comune che si osserva soprattutto nei bambini e negli adolescenti, prevalentemente di sesso maschile, e principalmente nelle ossa lunghe delle estremità quali la tibia, il femore, il perone, il radio, il cubito, l'omero, e più raramente nelle altre ossa dello scheletro. Essa interessa ordinariamente la diafisi e insorge più spesso in uno degli estremi diafisarî, presso la cartilagine di congiunzione, nel cosiddetto bulbo dell'osso o metafisi, e può invadere tutta la diafisi o limitarsi a uno degli estremi. Non di rado si manifesta nella convalescenza di comuni malattie esantematiche, quali morbillo, scarlattina, tifo, e non di rado riconosce come causa occasionale un trauma, come una caduta, una percossa, una distorsione; ma i veri agenti etiologici della malattia sono i germi piogeni e più ordinariamente gli stafilococchi piogeni aurei, che, penetrati per altra lesione lontana, o per la via respiratoria, o digerente o tonsillare, vengono trasportati dalla corrente sanguigna in questo punto dell'osso, ove trovano le condizioni più opportune al loro sviluppo, specialmente negl'individui giovani in periodo di crescenza. Quivi determinano una flogosi violenta che rapidamente si diffonde a tutto l'estremo diafisario. Il tessuto midollare si congestiona, s'infiltra e si trasforma rapidamente in pus, mentre il tessuto osseo cade in necrosi. I prodotti virulenti di questo focolaio chiuso e compresso intossicano l'organismo, determinando un quadro sintomatico grave, che talora somiglia a quello del tifo (cosiddetto tifo delle ossa). In questo periodo si può avere anche la morte per intossicazione settica. Ordinariamente però la suppurazione si estrinseca oltre il periostio nei tessuti molli e s'apre finalmente all'esterno, dando luogo a fistole, attraverso le quali è possibile con lo specillo toccare l'osso necrotico. Questo per la reazione del tessuto circostante viene demarcato e infine distaccato, mentre il periostio circostante proliferando forma nuove stratificazioni ossee che lo circondano con una specie di teca ossea più o meno completa, che gli antichi chiamarono cassa da morto. In tali condizioni il processo può durare a lungo: l'arto è ingrossato e deformato, dalle fistole geme pus e il sequestro centrale si va lentamente corrodendo.
La cura nel primo periodo della malattia consiste nell'incidere largamente fino all'osso per dare esito al pus raccolto sotto il periostio, e, nel caso che ciò non basti, nel sezionare l'osso con lo scalpello e aprire il cavo midollare; nel periodo tardivo aprire la teca ossea periostale a colpi di scalpello ed estrarre il sequestro (sequestrotomia).
Oltre a questa forma diffusa primaria di osteomielite acuta vi sono altre forme circoscritte. Nei monconi di amputazione s'osserva non di rado un processo osteomielitico nell'estremo del moncone, che si necrotizza e si distacca infine in forma di sequestro anulare. Nelle ossa piatte o corte, come negli estremi spongiosi delle ossa lunghe, si hanno talvolta forme circoscritte che restano incapsulate a focolaio, dando luogo a piccoli ascessi ossei, contenenti non di rado un piccolo sequestro.
Forme più lievi a decorso subacuto si osservano in seguito a embolismo e talora rappresentano vere malattie professionali o di lavoro, come l'osteomielite dei tornitori di madreperla o degli operai delle filature di iuta o di cotone; decorrono per lo più in forma lieve, con dolori all'osso, lieve tumefazione della parte e febbre, e ordinariamente non arrivano alla fase suppurativa. Anche a un lieve processo di osteomielite si deve attribuire quella forma che si osserva talvolta negli adolescenti, detta febbre della crescenza, accompagnata da dolori alle tibie o ai femori; consiste infatti in semplice congestione passeggera dell'osso e del midollo, che però in alcuni casi può dare luogo a una vera e classica forma di osteomielite acuta.
Le forme croniche susseguono alle acute e possono avere lunghissima durata per la formazione successiva di sequestri che mantengono tragitti e aperture fistolose o ne causano la recidiva. Altre forme croniche sono ordinariamente di natura specifica tubercolare e si osservano nelle epifisi e nel tessuto spongioso degli estremi delle ossa lunghe o nelle ossa corte e larghe. In seguito alla localizzazione tubercolare nel midollo si determinano nidi di tubercoli e focolai di caseificazione, mentre il tessuto osseo si va diradando e distruggendo progressivamente. Questi focolai di carie finiscono per aprirsi nella prossima articolazione, dando luogo a un'osteoartrite tubercolare, o, esplicandosi verso il periostio, determinano ascessi freddi ossifluenti, che spesso si spostano (ascessi migranti), e si portano anche a distanza del focolaio d'origine. Tali, per es., gli ascessi psoas nella tubercolosi vertebrale dorsolombare. In entrambi i casi il processo finisce per sboccare all'esterno, dando luogo a fistole ribelli. Il trattamento di queste osteomieliti croniche tubercolari consiste specie nella cura generale ricostituente e corroborante. Aria aperta, sole, spiaggia o montagna, cure iodiche per iniezioni, iperalimentazione, ecc. La cura locale chirurgica si deve limitare all'aspirazione e iniezione nel focolaio di liquidi modificatori a base di iodoformio, al raschiamento e alle parziali e atipiche resezioni.