In medicina, metodo di misurazione diretta, incruenta e continua della saturazione percentuale in ossigeno dell’emoglobina del sangue arterioso circolante, tramite un apparecchio denominato ossimetro. Il tipo più comune è costituito da una sorgente luminosa e da due cellule fotovoltaiche, una delle quali è provvista di un filtro ottico che lascia passare radiazioni intorno a 6500 Å, cui corrisponde il massimo assorbimento da parte della forma ossigenata dell’emoglobina, l’ossiemoglobina (➔ emoglobina), mentre l’altra ha un filtro per radiazioni intorno a 8000 Å, per le quali l’ossiemoglobina è quasi perfettamente trasparente; le due cellule sono collegate a un circuito provvisto di un galvanometro che indica il rapporto tra le intensità delle correnti elettriche generate dalle cellule medesime: tale rapporto costituisce una misura della percentuale in ossiemoglobina del mezzo interposto tra la sorgente e i filtri delle due cellule. L’apparecchio viene applicato a una regione fortemente vascolarizzata (in genere, il padiglione dell’orecchio: o. auricolare).
La registrazione grafica delle variazioni della saturazione percentuale di ossigeno dell’emoglobina del sangue arterioso circolante è detta ossiemografia; si effettua tramite un ossiemografo, ossimetro munito di un dispositivo di registrazione.