ŌSAKA (A. T., 101-102)
SAKA Città del Giappone centrale, capoluogo del fu omonimo. Situata in una pianura e costruita su un sistema assai vasto e complicato di canali naturali e artificiali, che l'attraversano in tutti i sensi e costituiscono il delta dello Yodogawa, emissario del lago Biwa, è per popolazione oggi la seconda città, (2.453.569 ab. al 1° ottobre 1930), e il maggiore centro commerciale e industriale dell'impero giapponese.
Il posto dove ora sorge Ōsaka era noto nell'antichità col nome di Naniwa e fu residenza imperiale sotto l'imperatore Nintoku (313-342 d. C.). Più tardi divenne una specie di centro di raccolta per le merci destinate a Kyōto, la capitale, e così si venne ivi creando un notevole traffico e nacquero le prime attività commerciali. Il primo, vero sviluppo della città risale al sec. XVI, dopo che Hideyoshi, avendo, per ragioni strategiche, eletto Ōsaka a sua residenza, vi ebbe fatto erigere, nel 1583, il magnifico castello (O-shiro) inducendo i commercianti dei vicini porti di Sakai e di Fushimi a trasferire ivi i loro magazzini. Molti daimyō, nel contempo, vi crearono depositi dei prodotti dei rispettivi feudi ed essi stessi ebbero residenza nella città, sicché questa poté divenire e restare fino a oggi il cuore dei commerci e delle industrie del paese, favorita anche dalla sua posizione centrale. Secondo apprezzamenti indigeni, la sua popolazione, nel 1739, era già di 430 mila anime. La chiusura del Giappone agli stranieri (1624) e agli scambî con l'estero (l'unico mercato estero era Nagasaki, dove ai soli Olandesi era permessa la mercatura sotto la più stretta e umiliante sorveglianza) fu di grande ostacolo allo sviluppo di Ōsaka, ma, liberatosi il paese con la rivoluzione (1868) dai ceppi del secolare isolamento, essa crebbe, di pari passo col progresso economico nazionale, in una vertiginosa ascesa.
Dal 1868 a oggi la popolazione è aumentata di 2 milioni di anime (nel 1882: 332.000 ab.; 1900: 881.000; 1910: 1.239.000; 1925: 2.115.000). I lavori per il porto richiesero ingenti spese e il superamento di molte difficoltà, ma portarono Ōsaka al terzo posto, per movimento, fra i porti dell'impero.
La città attuale occupa un'area di oltre 200 kmq. e ha una topografia assai regolare, con strade, in parte asfaltate, intersecantisi ad angolo retto e sorvolanti con numerosi ponti la rete di canali, che ha fatto chiamare Ōsaka la Venezia del Giappone. Il quale paragone, se può passare dal punto di vista topografico, è inesatto da quello economico-industriale. Le prime industrie di tipo europeo rimontano al 1890 circa, e nel 1908 erano già in attività 6500 opifici, fra grandi e piccoli, ripartiti in 60 diversi rami d'industria. Nel 1924 il loro numero era salito a 20.000, di cui 13.000 con meno di 5 operai. Da ciò risulta la prevalenza della piccola sulla grande e la media industria. In testa a tutte è la filatura e tessitura del cotone, in nessun altro luogo concentrata come qui, insieme con quella della iuta e della canapa. I setifici mancano, perché il mercato tradizionale delle sete è Yokohama, cui, da poco, s'è aggiunto Kōbe. Seguono le industrie siderurgiche, metallurgiche e meccaniche, le industrie chimiche (fiammiferi, zucchero, bevande fermentate, concimi sintetici, ecc.), e, infine, tutta una miriade di altre minori (vetri, cuoi e pelli, lavorazione dei legnami, strumenti varî, lampade elettriche, orologi, ecc.) Gli opifici sono distribuiti nella parte periferica della città, il cui centro è il regno del grande commercio. I migliori quartieri per abitazione si trovano a E., nella periferia, o nei sobborghi posti lungo la costa verso Kōbe. Al N. sono i quartieri operai. La progettata rete di ferrovie aeree e sotterranee darà a Ōsaka un carattere metropolitano modernissimo. Nelle attività commerciali d'importazione stanno in prima linea le materie prime che alimentano le industrie cittadine: il cotone (dall'India, dalla Cina e dall'Annam), la lana (dall'Australia e dalla Cina), i minerali e metalli (dall'Europa occidentale e dall'Asia orientale e meridionale), il carbone (dall'isola di Kyūshū), i legnami (dall'America e dall'interno), ecc. Un'altra parte considerevole hanno i commestibili, destinati ad alimentare una popolazione troppo densa, che non potrebbe vivere col prodotto, scarso, delle risaie delle pianure circostanti. Fra i generi di maggiore consumo stanno il riso, richiesto anche dalle industrie fermentative per la fabbricazione del sake, il frumento, la carne, il pesce, i legumi. Da un punto di vista generale, le merci che lasciano il porto sono per metà destinate all'estero, per metà all'interno; quelle importate, invece, provengono in massima parte dall'estero. Quanto alle comunicazioni, circa 50 linee di navigazione fanno capo a Ōsaka; di esse 20 hanno carattere transoceanico, le altre di cabotaggio. Ōsaka è stanza della 4a divisione e sede di corte d'appello, di una università imperiale, dell'università privata di Kwansai, di un istituto superiore industriale, di una scuola superiore di commercio e di una scuola di lingue estere. Particolare importanza hanno la zecca imperiale e le officine di artiglieria. A 40 minuti di tram dalla città, è Takarazuka, località famosa in tutto il Giappone per il colossale teatro di varietà. Il parco di Mino-o, a mezz'ora, è noto per le sue bellezze naturali, le sue cascate e i suoi aceri autunnali.
Monumenti. - Racchiude due monumenti notevoli: il tempio chiamato Shitennō-ji, molto restaurato, risalente al sec. VII e pertanto uno dei pochissimi monumenti del periodo arcaico oltre a quelli di Nara, con alcune buone pitture del sec. IX-X. La fortezza che domina la città, e che, come quella di Nagoya, appartiene al sec. XVII, palesa l'influsso europeo.