(gr. ᾿Ωρείων o ᾿Ωρίων)
Mitico gigantesco cacciatore, bellissimo, amato da Eos (l’Aurora). Ucciso per gelosia da Artemide, fu assunto in cielo, con il suo cane Sirio, a formare una costellazione. Ebbe culto speciale in Beozia, dove la poetessa Corinna ne cantò la leggenda.
Costellazione del cielo australe a S del Toro e dei Gemelli ben visibile alle nostre latitudini nel periodo invernale. Ha la forma di un grandissimo quadrilatero ai cui vertici sono situate stelle molto luminose (v. fig.). Tre sono le più note: a NE Betelgeuse (α Orionis, grandezza apparente 0,5), raffigurante la spalla sinistra del gigante O.; a NO Bellatrix (γ Orionis), la spalla destra del gigante; a SO Rigel (β Orionis), molto luminosa (grandezza apparente 0,3), raffigurante il piede sinistro del gigante. Il piede destro non è visibile e si immagina nascosto dietro la costellazione del Lupo. Internamente al quadrilatero si trovano tre stelle (Alnitak, Alnilam e Mintaka) allineate quasi orizzontalmente, le quali costituiscono la cintura di O. e sono chiamate comunemente anche i Tre Re o Bastone di Giacobbe. In prossimità della seconda di queste stelle, la ϑ, è la nebulosa di O., nube di gas e polvere interstellare in parte brillante, in parte oscura, anche indicata con la sigla M42 (catalogo di Messier) o con quella NGC 1976 (Nuovo catalogo generale). È l’unica nebulosa forse conosciuta già nell’antichità perché, in condizioni favorevoli, essa è visibile anche a occhio nudo. Ha un diametro angolare di ∿1° e un diametro lineare di ∿10 parsec. La sua distanza dalla Terra è di ∿500 parsec.