Concezione che, in contrapposizione al meccanicismo e avvicinandosi piuttosto al vitalismo, considera la struttura organizzata propria degli esseri viventi non interpretabile esclusivamente in base a principi fisico-chimici; si assume infatti che l’organismo rappresenti un’unità non concepibile come semplice somma delle singole parti che lo costituiscono. Nell’ambito dell’o. può cogliersi una gamma di posizioni diverse, a seconda che si ponga l’accento sull’unità dell’organismo di contro a una distinzione materia-spirito (rimanendo quindi su posizioni monistiche e materialistiche), o che si sottolinei invece la polemica contro qualunque riduzionismo meccanicista postulando un ordine intrinseco e un principio di totalità non ulteriormente giustificabili se non in base a concezioni tendenzialmente spiritualistiche (senza giungere comunque ad ammettere principi dichiaratamente metafisici come l’entelechia di H. Driesch). Tra i più noti biologi sostenitori di queste teorie sono M.-F.-X. Bichat, C. Bernard e in tempi più recenti J.S. Haldane, E.S. Russell, J. Needham e L. von Bertalanffy.
In psichiatria, corrente di studi che riconosce o postula alla base delle malattie mentali una lesione, macroscopica, istologica o biochimica del cervello. L’o. ebbe notevole sviluppo con la dottrina delle localizzazioni cerebrali e con gli studi di W. Griesinger e K. Wernicke sulle relazioni fra sintomi psichici e lesioni anatomiche del cervello. La psicologia organismica è quell’orientamento della psicologia che rifiuta il dualismo corpo-anima in favore di un’interpretazione di tipo comportamentistico o totale.