ORDINI CAVALLERESCHI
. Con tale appellativo si designavano, nel Medioevo, le associazioni religiose e militari i cui membri, stretti da voti religiosi, attendevano alla guerra per la conquista del Santo Sepolcro e per la custodia e la difesa di quello, alla protezione dei cristiani che dimoravano nei Luoghi Santi e dei pellegrini che in quelli si recavano, alla cura dei malati e dei feriti nelle spedizioni militari di Terrasanta, alla ricerca e alla liberazione dei cristiani caduti in servitù. Fu dato poi lo stesso nome alle corporazioni istituite dai sovrani a ricompensare i cittadini benemeriti per servizî resi al principe e allo stato.
Animati dagli scopi sopra accennati, si ebbero: prima del secolo X, l'Ordine di San Lazzaro per curare i lebbrosi; circa il 1020, l'Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme; circa il 1024, l'Ordine dei Santi Cosma e Damiano; nel 1118, l'Ordine dei Templarî; nel 1174, o secondo altri nel 1179, l'Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme, fondato da Enrico II re d'Inghilterra; nel 1190, l'Ordine di San Gedeone creato da Federico Barbarossa; nel 1191, l'Ordine dei Teutonici riservato ai soli nobili tedeschi, ed altri.
Ma a fianco di questi, e press'a poco nello stesso tempo, altri ordini religiosi e militari si istituivano in Europa, specialmente nel Portogallo e nella Spagna dov'era necessario provvedere alla difesa delle cristianità ed alla sicurezza dei territorî contro le invasioni dei Mori. Così sorsero gli ordini: di San Benedetto d'Aviz creato da re Alfonso Enrico nel 1162; di San Giacomo della Spada, del quale il primo gran maestro fu nominato nel 1175; di Calatrava fondato nel 1158 da Don Sancio III, re di Castiglia; d'Alcántara nel 1178; della Mercede nel 1218 con lo scopo speciale di riscattare e liberare i cristiani caduti schiavi degl'infedeli; del Cristo istituito nel 1318 da Dionigi I re del Portogallo, e varî altri di minore importanza.
Tutti questi ordini erano foggiati sopra la regola di S. Basilio, o di S. Agostino, o di S. Benedetto e più tardi anche di San Francesco; venivano riconosciuti, approvati e confermati dai pontefici, ottenendo da questi grandi privilegi spirituali, e dai sovrani cattolici, dai feudatarî e dai signori moltissime donazioni e concessioni.
Degli ordini mentovati, i primi ebbero vita gloriosa durante le crociate, ma occupata la Terrasanta dagl'infedeli, la maggior parte di essi si trasferì in Europa; alcuni con l'andar del tempo, venuto meno lo scopo per il quale erano stati fondati, vennero sciolti; altri furono uniti a ordini di più antica o di più recente fondazione; altri, infine, si vennero trasformando in ordini cavallereschi puramente civili.
A difendere la cristianità in Oriente non rimase che l'Ordine degli Ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme. Nel 1271 quando i musulmani presero San Giovanni d'Acri si trasferì nell'isola di Cipro e stabilì la sua sede a Limassol con la speranza, che, aiutato dai popoli cristiani, avrebbe riconquistata la Terrasanta. Allestita una minuscola armata, accresciuta poi dalle navi di Genova e di Marsiglia, nel 1308 poté occupare Rodi e le isole adiacenti; per più di due secoli fu il baluardo della cristianità in Oriente; combatté contro gl'infedeli, e aggiunse, al primo, il titolo di Cavalieri di Rodi. Nel 1522, dopo valorosa difesa dei suoi cavalieri, Rodi fu occupata dal sultano ottomano Solimano; l'ordine si trasferì a Candia, quindi a Messina, poi a Baia, a Viterbo, a Nizza. Il 24 luglio 1530 dall'imperatore Carlo V ebbe la concessione delle isole di Malta e Gozo, e di Tripoli, come feudo nobile del Regno di Sicilia: allora assunse il nome di Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta. Quest'ordine esiste tuttora ed è riconosciuto come ordine sovrano.
Per combattere i Turchi e i corsari barbareschi, che infestavano i mari, e per proteggere le coste del continente dalle invasioni di essi, nel sec. XIV sorsero altri ordini a imitazione di quello di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta: fra questi, istituito nel 1562 da Cosimo I de' Medici, l'Ordine di Santo Stefano di Toscana, che tenne testa ai barbareschi nelle loro scorrerie nel Mediterraneo; l'Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro istituito nel 1572 da Emanuele Filiberto di Savoia con l'unione dei due ordini precedenti di S. Maurizio e di S. Lazzaro, con lo scopo di combattere per la fede cattolica contro gl'infedeli, di esercitare l'ospitalità e di purgare i mari dai pirati.
Ma questi ordini cavallereschi finirono ben presto, tranne alcune eccezioni, come quella dell'Ordine di S. Giovanni di Gerusalemme, per venire in potere dei capi delle più potenti dinastie regnanti in Europa, che ne assunsero il titolo di gran maestro, e successivamente fondarono altri ordini, per modo che quasi tutti gli ordini cavallereschi assunsero in definitiva il carattere di istituzioni dinastiche, e divennero una forma di ricompensa per i servizî resi al paese, per atti di devozione verso i principi, per merití preclari nelle lettere, nelle scienze, nelle arti.
Istituiti con tali fini furono: l'Ordine della Giarrettiera fondato nel 1350 da Enrico III d'Inghilterra; l'Ordine della Stella istituito in Francia da Giovanni il Buono nel 1351; l'ordine del Toson d'Oro fondato nel 1429 da Filippo. duca di Borgogna; l'Ordine di San Michele creato nel 1469 da Luigi XI, e moltissimi altri, sorti specialmente nei secoli XVII e XVIII in Europa e negli altri continenti. Così fra i principali ordini cavallereschi estinti o soppressi, ricorderemo: in Francia quelli di S. Luigi e dello Spirito Santo; in Russia di S. Andrea e di S. Giorgio; in Germania di Federico il Grande, dell'Aquila Nera, dell'Aquila Rossa, della Corona, della Croce di Ferro, l'Ordre pour le mérite; in Austria, di Maria Teresa, della Corona di ferro, di Francesco Giuseppe, della Croce del merito civile; in Polonia, di S. Stanislao.
La rivoluzione francese, abolendo ogni distinzione di classe, soppresse, con decreto dell'assemblea del 30 luglio 1791, gli ordini cavallereschi, come contrarî al principio dell'eguaglianza. Napoleone I, instaurando in Francia l'impero, volle richiamare in vita l'istituzione degli ordini cavallereschi, creando nel 1802 l'Ordine della Legion d'onore. Le successive costituzioni francesi del 1814 e del 1830, come quella belga del 1831, confermarono il principio dell'esistenza degli ordini cavallereschi e del conferimento di essi come esclusiva attribuzione del re. In conformità di tali precedenti, lo statuto italiano nell'art. 78 stabilì: "Gli ordini cavallereschi ora esistenti sono mantenuti con le loro dotazioni. Queste non possono essere impiegate in altro uso fuorché in quello prefisso dalla loro istituzione. Il re può creare altri ordini e prescriverne gli statuti". La surriferita disposizione, a parte la regola di puro carattere amministrativo circa l'impiego dei beni appartenenti agli ordini cavallereschi, racchiude un complesso di norme aventi notevole importanza per il diritto pubblico interno. Innanzi tutto, le istituzioni cavalleresche dell'antica monarchia di Savoia, pur conservando il loro carattere dinastico, con la trasformazione della monarchia assoluta in monarchia costituzionale, assunsero per tal fatto e da quel momento il carattere di istituzioni di stato. In secondo luogo furono espressamente mantenuti gli ordini cavallereschi allora esistenti nel regno di Sardegna, cioè quelli proprî della dinastia dei Savoia ivi regnante. In applicazione di tale principio, e in considerazione dell'origine dinastica degli ordini suddetti, al momento della soppressione delle sovranità preesistenti negli antichi stati d'Italia, annessi al regno di Sardegna, si considerarono di fatto soppressi gli ordini cavallereschi che si conferivano dagli antichi sovrani delle Due Sicilie, della Toscana, di Modena e di Parma. A differenza dei titoli di nobiltà concessi dagli antichi sovrani decaduti, che per l'avvenire furono considerati quali titoli italiani (v. nobiltà), gli ordini cavallereschi delle monarchie soppresse furono senz'altro aboliti, e i loro beni incamerati, in modo che soltanto gli ordini tradizionali della monarchia subalpina rimasero quali ordini nazionali del regno unificato d'Italia. Per la medesima ragione non fu accordato riconoscimento alcuno ai titoli cavallereschi, come a quelli di nobiltà, che gli spodestati sovrani continuarono abusivamente a largire dopo il 1860 ad alcuni degli scarsi loro fedeli. Tale principio non trovava applicazione nel caso del Sommo Pontefice, il quale, data la sua speciale condizione di capo spirituale della cristianità, anche dopo il 1870 ha continuato a godere delle prerogative riconosciutegli dallo stato italiano con la legge 13 maggio 1871 (art. 3), consistenti negli onori sovrani e nelle preminenze d'onore riconosciutegli dai sovrani cattolici, e ciò fino al trattato del Laterano (1929), con cui fu ricostituita la sovranità temporale del papa. In terzo luogo la costituzione italiana ha inteso mantenere integro nella persona del re il potere di creare altri ordini cavallereschi in aggiunta di quelli esistenti al momento della pubblicazione dello statuto, confermando così il principio per cui la fondazione degli ordini e il conferimento dei gradi cavallereschi rappresenta una delle prerogative personali del sovrano.
Al momento della pubblicazione dello statuto esistevano nel regno di Sardegna soltanto quattro ordini equestri, e cioè l'antichissimo ordine supremo della SS. Annunziata, quello dei Ss. Maurizio e Lazzaro, l'ordine militare di Savoia creato da Vittorio Emanuele I dopo il suo ritorno negli stati di terraferma nel 1815, infine l'ordine civile di Savoia, fondato nel 1831 da Carlo Alberto. Il primo e il quarto dei summentovati ordini constano di un'unica classe di decorati, mentre gli altri due si compongono di cinque classi ciascuno. (Per maggiori particolari si vedano gli articoli relativi.)
L'art. 78 dello statuto, riserbando al re, oltre alla facoltà esclusiva di fondazione dei nuovi ordini, anche quella di prescriverne gli statuti, attribuisce al capo dello stato in siffatta materia una vera e propria competenza legislativa. È superfluo a questo proposito aggiungere che tale funzione legislativa autonoma della corona, comprende la facoltà di emanare sia norme riflettenti il conferimento dei gradi equestri, sia norme relative alla loro perdita e revoca. In applicazione della potestà di fondare nuovi ordini, nel periodo successivo alla concessione dello statuto, in aggiunta ai quattro ordini preesistenti, sono stati creati dai re successori di Carlo Alberto altri tre ordini cavallereschi, e propriamente: l'ordine della corona d'Italia (v. appresso), fondato da Vittorio Emanuele II, l'ordine al merito del lavoro (v. appresso) e l'ordine coloniale della stella d'Italia (v. appresso), entrambi creati da Vittorio Emanuele III.
La prerogativa regia in fatto di conferimento di gradi cavallereschi e di onorificenze in genere deve intendersi in maniera assoluta ed esclusiva, nel senso che non solo non è consentito ad altri di arrogarsi la potestà di concedere siffatti diritti onorifici, ma è altresì vietato ai cittadini di accettare gradi equestri da una potenza estera, senza espressa autorizzazione del re. L'art. 80 dello statuto infatti sanziona tale divieto, che è generale, cioè riguardante sia le decorazioni, sia i titoli nobiliari, sia qualunque distinzione anche in forma di vantaggio economico. Il termine di decorazione adoperato dal citato articolo sta ad indicare qualsiasi distinzione onorifica che comporti l'uso di speciali insegne (v. decorazioni; Onorificenze). Speciali accordi conclusi con la Santa Sede riguardano il riconoscimento dei titoli cavallereschi concessi dal papa negli ordini che dipendono dalla Santa Sede dopo il concordato, mentre nessuna autorizzazione occorre ai cittadini italiani per conseguire i gradi equestri ed usare le rispettive insegne del sovrano militare ordine di S. Giovanni di Gerusalemme, detto di Malta, che non provengono da una potenza estera, bensì da un'istituzione cavalleresca di carattere internazionale riconosciuta dalle leggi del regno d'Italia.
Gli ordini cavallereschi in vigore presso i principali stati esteri sono, secondo l'Almanach de Gotha per il 1935: 1. Santa Sede: Ordine Supremo del Cristo, dello Speron d'oro, Piano, di S. Gregorio Magno, di S. Silvestro; Albania: Ordine di Scanderbeg, di Besa, al Valore; Austria: Distintivo d'onore per meriti verso la repubblica; Belgio: Ordine di Leopoldo I, della Stella africana, reale del Leone, della Corona, di Leopoldo II; Bolivia: del Condor delle Ande, al Merito militare; Bulgaria: Ordine di Cirillo e Metodio, di S. Alessandro, al Merito civile, al Merito militare; Cecoslovacchia: Ordine del Leone bianco (solo per gli stranieri); Chill: Ordine al Merito; Cina: Ordine di Pao-Ting, delle armi nazionali; Cuba: Ordine della Croce rossa, di C. M. Céspedes; Danimarca: Ordine dell'Elefante, del Dannebrog; Ecuador: Ordine del Merito; Egitto: Ordine di Moḥammed ‛Alī, d'Isma‛īl, del Nilo, della Stella militare, dell'Agricoltura, d'al-Kamāl; Etiopia: Ordine del Sigillo di Salomone, della Stella d'Etiopia, di Menelik, della Trinità; Finlandia: Ordine della Rosa bianca; Francia: Ordine nazionale della Legion d'onore, Palme accademiche, Merito agricolo, numerosi ordini coloniali; Giappone: Ordine del Crisantemo, del Sol levante, del Tesoro Sacro, della Corona, del Milan (Nibbio) d'oro; Gran Bretagna: Ordine della Giarrettiera, del Cardo, di S. Patrizio, del Bagno, della Stella dell'India, di S. Michele e S. Giorgio, dell'Impero indiano, reale Vittoriano, al Merito, per servizî segnalati, di Vittoria e Alberto, della Corona dell'India, dell'Impero britannico, dei Compagni di onore; Grecia: Ordine del Salvatore, della Fenice; Haiti: Ordine d'onore e merito; ‛Irāq: Ordine di ar-Rāfidain (dei due fiumi); Islanda: Ordine del Falcone islandese; Iugoslavia: Stella di Karagieorgjević, ordine dell'Aquila Bianca, di S. Sava, della Corona iugoslava; Lettonia: Ordine militare di Lāčplēsis (l'uccisore d'orsi), civile delle Tre Stelle; Lituania: Ordine militare, del granduca Gedimino di Lituania, di Vytautas il Grande; Lussemburgo: Ordine del Leon d'oro della casa di Nassau, della Corona di quercia, di Adolfo di Nassau; Monaco: Ordine di S. Carlo; Norvegia: Ordine del Leone norvegese, di S. Olav; Olanda: Ordine militare di Guglielmo, del Leone neerlandese, di Orange-Nassau, della casa di Orange; Persia: Ordine di Pahlavi, della Corona di Persia, Hūmaȳn (imperiale); Polonia: Ordine dell'Aquila bianca, "Virtuti militari", "Polonia Restituta", croce dei valorosi, croce al Merito; Portogallo: Ordine di Cristo, di San Benedetto d'Aviz, di S. Giacomo della spada, della Torre e della Spada; Romania: Ordine di Carlo I, della Stella di Romania, della Corona di Romania, di Michele il Bravo, di Ferdinando I, al Merito; S. Domingo: Ordine di J. P. Duarte, del Merito militare; S. Marino: Ordine di S. Marino, di S. Agata; Siam: Ordine della Stella, dell'Elefante Bianco, della Corona del Siam, di Rama; Spagna: Ordine d'Isabella la Cattolica, della Repubblica; Svezia: ordine dei Serafini, della Spada, della Stella polare, di Vasa, di Carlo XIII; Ungheria: Ordine dei Cavalieri dello Speron d'oro, degli Eroi, Croce rossa ungherese, croce di Merito; U.R.S.S.: Bandiera rossa, Bandiera rossa del lavoro, ordine di Lenin, della Stella rossa. In Germania con la costituzione di Weimar del 1919 vennero aboliti gli ordini cavallereschi, così in Turchia con la nuova costituzione.
Ordine della corona d'Italia. - S. M. Vittorio Emanuele II, nell'intento di consacrare la memoria dell'indipendenza e dell'unità d'Italia e per celebrare l'annessione del Veneto, col r. decr. del 20 febbraio 1868 istituiva un nuovo ordine cavalleresco denominato Ordine della corona d'Italia.
Esso si riallaccia alla corona di ferro della regina Teodolinda, originariamente conservata nel tesoro del duomo di Monza, asportata dagli Asburgo nell'aprile del 1859 e restituita definitivamente all'Italia nel 1866 dopo la cessione del Veneto.
La divisa di essa consiste: "In una croce patente di oro ritondata, smaltata di bianco, accantonata da quattro nodi di amore, caricata nel centro di due scudetti d'oro, l'uno smaltato d'azzurro con la corona ferrea in oro, l'altro con l'aquila nera spiegata, avente nel cuore la croce di Savoia in ismalto". Il nastro è rosso tramezzato da una "doga" bianca. L'ordine è destinato a rimunerare le benemerenze più segnalate, tanto d'Italiani, come di stranieri ed è diviso in cinque classi: cavalieri di gran croce, grandi ufficiali, commendatori, ufficiali e cavalieri. I cavalieri portano la semplice croce di mm. 35 appesa al nastro dell'ordine; gli ufficiali la portano con una rosetta al nastro; i commendatori la portano di 50 mm. al collo; i grandi ufficiali, in più dei commendatori, portano una stella d'argento a otto raggi di 65 mm. con accollata la croce; i cavalieri di gran croce portano una stella ugualmente d'argento, però di 80 mm., e a tracolla, da destra a sinistra, una grande fascia dai colori dell'ordine, con appesavi in fondo, sotto un nodo, la croce. Ne è gran maestro S. M. il re d'Italia. Col r. decr. del 28 gennaio 1869 veniva stabilito che il consiglio dell'ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro assumesse anche il titolo di quello della corona d'Italia. Umberto I con r. decr. del 3 dicembre 1885 fissava il numero massimo delle nomine da farsi ogni anno, e successivamente Vittorio Emanuele III ne modificava il numero. Attualmente il capo del governo provvede a ripartire il numero delle decorazioni da conferire tra la presidenza del consiglio e i diversi ministeri. Per eventuali casi di revoca per mancanze contro l'onore o gl'interessi nazionali, con decr. 29 novembre 1928 venne istituita una speciale commissione e con altro decr. 30 dicembre 1929 vennero emanate severe disposizioni allo scopo di riordinare e di adattare ai tempi attuali le regole che governano la concessione di questa onorificenza. La prima distribuzione di croci della corona d'Italia venne fatta il 22 aprile 1868 in occasione del matrimonio del principe Umberto di Savoia con la principessa Margherita di Savoia-Genova.
Ordine cavalleresco "Al merito del lavoro". - Con r. decr. in data 1° marzo 1898, veniva istituito da S. M. Umberto I l'ordine cavalleresco Al merito agricolo, industriale e commerciale. Con i successivi decreti di S. M. Vittorio Emanuele III, del 9 maggio, del 15 ottobre 1911 e del 20 marzo 1921, le disposizioni fondamentali venivano alquanto modificate e così pure il titolo che assunse la nuova denominazione di ordine cavalleresco Al merito del lavoro. Le decorazioni istituite nel 1898 consistevano in una medaglia d'oro di forma ovale, sormontata dalla corona reale avente sul dritto, contornato da spighe, una stella a cinque raggi e la leggenda: Al merito agrario, ovvero Al merito industriale; e in una d'argento del diametro di millimetri trenta con sul dritto l'effigie del re, e nel rovescio, sul contorno, la leggenda: Ministero di agricoltura, industria e commercio. La prima era conferita ai benemeriti dell'agricoltura e dell'industria, la seconda ai direttori di grandi aziende agrarie, ai capi fabbrica, ai sorveglianti ed operai di opifici industriali in Italia e all'estero. L'ordine al merito del lavoro è oggi disciplinato dal r. decr. 30 dicembre 1923. Esso viene concesso: 1. a coloro, che si sono segnalati nell'agricoltura con colonizzazione di terre incolte, con perfezionamenti di prodotti agrarî e allevamenti, con opere di irrigazione e prosciugamento, con provvedimenti atti a migliorare le condizioni materiali e morali delle classi agricole, e col dare notevole incremento all'agricoltura nazionale; 2. a coloro che si sono segnalati nell'industria con l'impianto in paese di nuove industrie e con l'ampliamento di quelli esistenti, con scoperte e invenzioni industriali di riconosciuta importanza pratica, con lavoro personale nella direzione e sviluppo di opifici, e in generale con l'aver dato notevole incremento all'industria manifatturiera italiana; 3. a coloro, che si sono segnalati nel commercio con avere aperti o acquistati stabilimenti a prodotti nazionali o dato notevole incremento a esportazioni di prodotti già richiesti all'estero, nonché a coloro che abbiano creato o dato forte impulso a istituzioni atte a giovare all'economia nazionale. Questa decorazione dà diritto al titolo di cavaliere e può essere concessa anche a cittadini italiani residenti all'estero che abbiano acquistate le benemerenze di cui ai nn. 1 e 2, ma non può essere conferita a funzionarî dello stato. Un consiglio, nominato per decreto reale, esamina i titoli di benemerenza delle persone proposte per la decorazione e approva la nomina di quelle che ritiene meritevoli. La decorazione dell'ordine consiste in una croce d'oro piena, smaltata in verde, caricata di uno scudo di forma tonda, il quale da un lato presenta il monogramma del fondatore, dall'altro la leggenda: Al merito del lavoro 1901. La croce si porta attaccata al lato sinistro del vestito con un nastro listato di una banda di color rosso, tra due bande verdi. Il nastro può essere portato senza decorazione.
Con decreto del 30 dicembre 1923, veniva istituita la decorazione Stella al merito del lavoro, allo scopo di premiare i lavoratori manuali, d'ambo i sessi, occupati nelle industrie, nel commercio e nell'agricoltura, che si siano segnalati per singolari meriti di perizia, di fedeltà e di buona condotta.
Ordine coloniale della stella d'Italia. - Con la conquista della Libia essendosi gradatamente estesi i possedimenti coloniali italiani, S. M. Vittorio Emanuele III con r. decr. del 18 gennaio 1914 istituiva un nuovo ordine cavalleresco denominato: Ordine coloniale della stella d'Italia. Condizioni di fatto, che si verificarono in seguito, indussero a modificare alcuni articoli del primitivo decreto con altri del 7 febbraio 1926, 3 marzo 1927 ed 11 aprile 1929. Esso ora è destinato a premiare i cittadini italiani che abbiano acquistato speciali benemerenze verso le nostre colonie di diritto dominio, e i sudditi indigeni ritenuti meritevoli di speciale distinzione. Possono in via eccezionale essere decorati anche personaggi esteri. Esso è diviso in cinque classi, ossia: gran cordoni, grandi ufficiali, commendatori, ufficiali e cavalieri. Il ministro segretario di stato per le Colonie ne è il cancelliere, e solo per il suo tramite possono aver luogo le concessioni, meno quelle di motu proprio del sovrano. Un consiglio esamina i titoli di benemerenza; le proposte per il conferimento del gran cordone devono essere preventivamente esaminate dal consiglio dei ministri. L'insegna dell'ordine consta di una stella d'oro a cinque raggi, smaltati in bianco, pomati e bordati d'oro. La stella è caricata al centro di uno scudetto smaltato di rosso portante le lettere V E intrecciate e sormontate da corona reale. Lo scudetto è bordato di verde e porta la data 1911; nel rovescio, un altro scudetto, smaltato di rosso, porta la leggenda: Al merito coloniale. L'insegna pende da un nastro listato di una banda di color rosso di mm. 19, bordata da altre due bande per parte, una bianca interna e l'altra verde, larghe ciascuna mm. 4. Le dimensioni delle croci dei varî gradi sono: la stella di cavaliere e ufficiale, 35 mm. di diametro; la stella dei commendatori e grandi ufficiali, 50 mm. di diametro; la placca di grande ufficiale e gran cordone, 65 mm. di diametro.
Gl'indigeni delle colonie, insigniti della dignità di gran cordone o di grande ufficiale, possono portare la placca applicata al lato sinistro del petto, su di un burnus di drappo rosso, ornato rispettivamente di ricami di fili d'oro o d'argento.
Gl'indigeni, cui per la prima volta siano concesse onorificenze dell'ordine, debbono prestare giuramento di fedeltà, secondo il rito della religione a cui appatengono.