orchidea
Un fiore capace di straordinari adattamenti
Le orchidee sono piante erbacee della famiglia delle Orchidacee, diffuse in tutto il Pianeta. Hanno splendidi fiori dai colori delicati, ermafroditi e con un petalo, il labello, a forma di sacchetto per favorire gli animali impollinatori. Presentano particolari fenomeni di adattamento che ne hanno favorito la diffusione, tra i quali la capacità di formare micorrize con funghi microscopici che le aiutano a nutrirsi
Con il nome orchidea si indica il fiore delle Orchidacee, grande famiglia botanica con circa 20.000 specie e migliaia di ibridi, la più numerosa del mondo vegetale dopo le Composite. Gli adattamenti di queste piante all’ambiente rivelano una capacità evolutiva straordinaria. Si trovano in tutto il globo, tranne che in Antartide e in alcuni deserti asiatici; anche nel nostro paese vivono almeno 85 specie spontanee di orchidee.
L’orchidea è un fiore particolare: si trova solitario oppure sotto forma di infiorescenze a grappolo. È ermafrodita, in quanto ha uno o due soli stami (la parte maschile) saldati allo stimma (la parte femminile) in un organo unico, chiamato ginostemio, da cui deriva il nome dell’ordine di appartenenza delle Orchidacee, che è quello di Ginandre (dal greco gynè «donna» e anèr «uomo»).
Durante lo sviluppo il peduncolo che porta il bocciolo ruota di 180°. Tale fenomeno, detto resupinazione, fa sì che il fiore maturo presenti verso il basso un grande petalo a sacchetto, il labello, diverso per dimensione e colore dagli altri cinque disposti a raggiera. Il labello attira gli insetti o gli altri animali impollinatori (ai Tropici anche colibrì e pipistrelli). Il polline non è granulare ma agglutinato in masse poggiate su un pollinario terminante con un corpo adesivo che serve agli impollinatori per attaccarsi. I semi prodotti da ogni orchidea sono numerosissimi, fino a 2 milioni in alcune specie.
Le orchidee hanno habitat differenti: per la maggior parte quelle tropicali sono epifite, vivono cioè sui rami e i tronchi di altre piante, con le radici che scendono fino al terreno. Esistono però anche molte orchidee terrestri, come quelle dei nostri climi. L’apparato radicale della pianta terrestre è formato da fusti modificati (tuberi, rizomi) con radici e sostanze di riserva. Nel genere Orchis, ma anche in altri, i fusti sotterranei presentano rigonfiamenti chiamati testicoli dagli antichi botanici (in greco òrchis) per la loro somiglianza con quelli dell’uomo, da cui il nome delle orchidee. Nell’Orchis morio, chiamato anche salep o giglio caprino, – particolarmente noto in Turchia e nei paesi arabi ma presente anche sulle nostre montagne –, i tubercoli contengono una specie di fecola detta sàlep in turco. Veniva un tempo considerata una droga afrodisiaca, ma è solo un tonificante, usato ancora oggi in Oriente per aromatizzare cibi e bevande.
Le orchidee stabiliscono un particolare tipo di simbiosi (micorriza) con certi tipi di fungo. Questo, avvolto con le sue ife intorno alle radici della pianta, assorbe dal terreno le sostanze semplici che, trasferite alla pianta, vengono da questa elaborate e poi in parte restituite al fungo. Anche i semi delle orchidee, piccoli e senza sostanze di riserva, non attecchirebbero senza la micorriza formata con un fungo microscopico. Nelle coltivazioni in serra si infetta il seme d’orchidea col fungo, ottenendo così a poco prezzo colture d’orchidee, una volta rare e carissime.
Messe a repentaglio dalla loro venustà (prima della coltura in serra alcune hanno rischiato l’estinzione perché predate dall’uomo senza limiti), elencare le più belle tra le orchidee è come dover scegliere tra le finaliste del concorso di Miss Italia: un vero problema. Tra le più note è la Cattleya, definita la regina delle orchidee, il cui fiore esiste in molti colori, con i bordi dei petali frastagliati. La Vanilla planifolia, originaria del Messico, è l’unica orchidea coltivata non per i fiori ma per i frutti. Produce infatti baccelli che, seccati e fermentati, danno la vaniglia, sostanza profumata usata in cosmetica e nell’industria dolciaria. Tra le orchidee italiane si trovano le molte specie di Orchis (Orchis italica, Orchis simia o Scimmietta per la somiglianza con una scimmia) e di Ophrys, che imitano in modo straordinario gli insetti da cui vengono impollinate: per esempio, Ophrys aranifera ricorda un ragno e Ophrys muscifera una mosca. Diffusa un po’ ovunque nei climi temperati è la Cypripedium calceolus, la graziosa Scarpetta di Venere.