ORBETELLO (A. T., 24-25-26 bis)
Città della Toscana, nella provincia di Grosseto, da cui dista 38 km. verso sud, e a 20 km. dal confine meridionale della regione; sorge sull'estremo dell'aggetto peninsulare che si protende nel mezzo della laguna costiera a cui dà il nome. Un diga artificiale della lunghezza di un km. e mezzo, costruita nel 1842, la congiunge all'Argentario, dividendo così la laguna medesima in due parti ineguali. Sebbene d'origine antichissima, la città ricevette l'aspetto attuale dal tempo della dominazione spagnola (1554-1801), che vi ha lasciato visibili tracce nelle opere fortificatorie di cui la recinse. Costruita su un piano geometrico, dalle strade regolari ben lastricate e fiancheggiate da decorose costruzioni, essa si presenta con gradevole aspetto in mezzo alla laguna in cui si specchia e offre un comodo soggiorno. La sua popolazione in via di notevole accrescimento, tocca i 6000 ab. (1931). Il suo vasto comune, che si estende sul litorale adiacente per un'area di kmq: 416,46 e che nel 1861 contava 3532 ab., raggiunse nel 1931 i 10.631 abitanti. Oltre al capoluogo si trovano nel comune di Orbetello i centri abitati di Capalbio (660 ab.) e di Talamone (330). Orbetello, oltre che un notevole centro commerciale dove affluiscono i prodotti agricoli del suo territorio e mercato di rifornimento per i paesi adiacenti, è un considerevole centro industriale. Numerosi opifici per la fabbricazione dei concimi artificiali che utilizzano i fosfati importati direttamente dall'Africa mediterranea francese, per la riduzione delle piriti di Gavorrano, per la fabbricazione di prodotti alimentari (pastifici, molini, scatole di sardine sott'olio) insieme con la pesca assai fruttifera che si pratica nella laguna, dànno vita alla città, avvantaggiatasi anche dall'impianto della Scuola di navigazione aerea d'alto mare. Oltre che stazione della ferrovia litoranea Livorno-Roma, Orbetello è testa di linea d'una ferrovia a scartamento ridotto che la congiunge a Porto S. Stefano, capoluogo della comunità di Monte Argentario. La laguna di Orbetello, detta impropriamente stagno, misura 26,22 kmq. e ha una profondità media di circa un metro che forse in qualche punto raggiunge i 2 m. Due dighe sabbiose dette "tomboli" la limitano congiungendola all'Argentario. Essi prendono il nome rispettivamente di Tombolo della Giannella a nord e di Tombolo di Feniglia a sud. Sull'origine di questi tomboli si emisero diverse ipotesi, ma certo essi si formarono per l'accumularsi delle sabbie portate dal fiume Albenga. Anche la diga mediana sull'estremo oriente della quale sorge la città dovette essere un tombolo di più antica origine, arrestato nel suo sviluppo in seguito all'accrescersi del Tombolo della Giannella. Questo, d'assai minore ampiezza di quello di Feniglia, dovette completarsi in tempi storici abbastanza recenti perché le vecchie carte mostrano aperta la laguna settentrionale come un seno marittimo. Le comunicazioni col mare furono riattivate artificialmente con l'apertura del Canale di Nassa, presso l'imbocco del quale fu stabilita la peschiera comunale largamente fruttifera, dal cui esercizio l'amministrazione del comune ritrae un benefizio annuo di mezzo milione. Il monopolio di pesca esercitato dal comune si limita solo alla laguna settentrionale mentre quella meridionale è lasciata al libero uso degli abitanti. Il duomo, interamente rifatto nel sec. XVII, conserva la facciata gotica adorna di un bel portale sormontato da una rosa. Qua e là rimangono tratti delle mura etrusche.
Storia. - Benché manchino notizie sicure sulle vicende di Orbetello nell'età antica, i reperti archeologici attestano l'esistenza di un importante centro etrusco nel luogo, in cui ora sorge la città. Nel Medioevo Orbetello appartenne prima ai Bizantini, poi ai Longobardi; verso il 1000 la troviamo feudo dell'abate delle Tre Fontane, insidiato più volte dagli Orvietani e dagli Aldobrandeschi, che ne furono riconosciuti signori nel 1269. Ai primi del secolo XIV le loro ragioni furono ereditate dagli Orsini, ma nel 1410 Ladislao di Durazzo con un colpo di mano s'impadronì della città e alla sua morte i Senesi poterono averla dal suo governatore mediante compenso. Queste successive dominazioni non tolsero che Orbetello prosperasse per le sue risorse pescherecce e agricole e godesse d'una certa autonomia; ma non poterono evitare che fosse più volte devastata dalle flotte degli Aragonesi di Sicilia, di Pisa, di Ladislao. Altri saccheggi subì la città da parte di milizie che campeggiavano contro Siena: terribile quello inferto da Iacopo Piccinino nel 1455, che ridusse il territorio al massimo squallore. Durante l'assedio di Siena (1555) Orbetello fu occupata dagli Spagnoli, che ne fecero la capitale dello Stato dei Presidî, e, nel 1646, con l'aiuto degli abitanti, poterono resistere a un lungo assedio da parte di forze marittime inviate da Mazzarino (v. sotto). Nelle guerre di successione la città fu contesa fra imperiali e Spagnoli, finché nel 1736 non passò ai Borboni di Napoli e successivamente fu unita al regno di Etruria (1801) e al granducato di Toscana (1815).
Assedio e battaglia navale. - Nel 1646, durante la guerra tra . Francia e Spagna, il 20 maggio una flotta francese, forte di 10 galee, 35 vascelli e una sessantina d'unità minori agli ordini di Urbain Maillé, dopo avere sbarcato 6000 uomini, che si accamparono intorno ad Orbetello, partecipò dal mare all'assedio della città. In soccorso degli assediati il duca d'Arcos, viceré di Napoli, mandò qualche centinaio di fanti a Porto Ercole; quindi diede ordine alle galee di Napoli e di Sicilia di unirsi alla flotta spagnola e di muovere contro quella francese. Il 14 giugno s'iniziò la battaglia navale, che ebbe esito indeciso, giacché, se l'ammiraglio francese venne ucciso da un colpo di cannone, le due flotte furono obbligate dopo poche ore, causa un vento furioso, a cercare rifugio nei porti. Varie circostanze sfavorevoli (sopraggiungere di rinforzi avversarî, una sortita degli assediati, ecc.) indussero poi i Francesi a ritirarsi.
Bibl.: P. Raveggi, Orbetello antica e moderna, Grosseto 1933.