Olimpo
La dimora degli dei
Il Monte Olimpo si trova nel Nord della Grecia: altissimo e inaccessibile, sempre avvolto dalle nuvole, fu ritenuto la dimora degli dei, che per questo motivo furono chiamati anche olimpici. E il termine olimpico, che stava a indicare la vita beata delle divinità, è ancora oggi sinonimo di imperturbabile e calmo
A settentrione della Penisola Greca, quasi ai confini tra la Macedonia e la Tessaglia, subito a ridosso della Valle di Tempe – che secondo il mito è una delle sedi delle Muse e luogo di ispirazione poetica –, si innalza il massiccio montuoso più elevato della Grecia, l’Olimpo, che con i suoi quasi tremila metri si staglia su un paesaggio fortemente suggestivo. Il fiume Peneo, che solca la gola di Tempe, ne delimita le pendici verso l’affascinante vallata della Pieria, anch’essa, come vuole il mito, privilegiata dimora delle Muse e sede di numerose associazioni di «artisti di Dioniso», cioè di poeti. Per chi giunge in vista dell’Olimpo da sud, da dove arrivava la maggior parte degli antichi Greci, lo spettacolo è eccezionale: solcato da valli profonde e gole mozzafiato, l’Olimpo si innalza sul massiccio sottostante, ancora coperto da boschi di querce, quasi come un enorme anfiteatro. La cima, spesso innevata e avvolta dalla nebbia, sembra confondersi con le nuvole e scomparire nel cielo. È in questo straordinario spettacolo della natura che i Greci collocarono la sede degli dei.
Omero per primo ha lasciato, nell’Odissea, una famosa descrizione della dimora degli dei sull’Olimpo: «L’Olimpo, dov’è, dicono, la sede sempre serena dei numi: non da venti è squassata, mai dalla pioggia è bagnata, non cade la neve, ma l’etere sempre si stende privo di nubi, candida scorre la luce: là il giorno intero godono i numi beati».
Ma dov’è, precisamente, la sede di Zeus e degli altri dei? Proprio sul monte Olimpo o nel cielo sopra di esso? Già gli antichi si pongono il problema. Secondo alcuni, che interpretano i poeti in modo allegorico, l’Olimpo è il cielo, perché gli dei non possono che abitare in un luogo irraggiungibile dagli uomini. Secondo altri studiosi antichi di Omero, invece, la sede degli dei è la vetta del monte: nei poemi omerici, infatti, l’Olimpo è definito sempre «elevato» e «grande», aggettivi che si adattano a un monte, ma non al cielo.
Quando Crono, con l’aiuto di Gea (ovvero la Terra), spodesta il padre Urano (cioè il Cielo) nel dominio del mondo, teme che un suo figlio possa fare altrettanto con lui: e così divora i nati che la sposa Rea partorisce, Posidone (il romano Nettuno) e Ade (Plutone). Solo Zeus (Giove), l’ultimo nato, riesce a salvarsi dalla terribile sorte grazie a un inganno della madre e, una volta cresciuto, rovescia il potere del padre e gli fa vomitare i figli che aveva divorato. Dopo altre lotte cosmiche che coinvolgono prima i Titani e poi i Giganti Zeus instaura finalmente un ordine divino stabile, e spartisce con gli altri due fratelli il dominio del cosmo. A lui tocca il cielo, a Posidone il mare e ad Ade il regno del sottosuolo. Da questo momento la nuova generazione degli dei nati da Zeus sarà definita olimpica, perché sull’Olimpo il nuovo sovrano celeste ha stabilito la sua dimora. Così Omero, nei suoi poemi, quando parla degli dei dice : «voi che avete dimora sull’Olimpo».
Gli dei olimpici si distinguono dalle divinità dell’oltretomba: a essi si sacrificano vittime di colore bianco, sopra un altare per non toccare terra, con il capo coperto da corone e in silenzio.
L’aggettivo olimpico, dall’originario valore di attributo degli dei, si estende in seguito a indicare anche alcuni tratti del carattere di quelle divinità, quali la calma e la serenità. Venivano attribuite loro tali caratteristiche soprattutto per distinguerli e contrapporre questi ai precedenti dei, gelosi e vendicativi, e al tempo stesso per prendere le distanze da quelle forme di religiosità della Grecia antica ritenute ‘alternative’, come l’orfismo o i culti di Dioniso (Bacco). La serenità olimpica è ancora oggi sinonimo di imperturbabilità e calma.