OLDRADO da Tresseno
OLDRADO da Tresseno. – Non si conoscono il nome del padre e della madre, come anche le date di nascita e di morte, di questo podestà milanese, notissimo agli storici dell’arte per essere stato rappresentato a cavallo in una nicchia del palazzo della Ragione, o Broletto nuovo, di Milano nell’anno 1233.
Un primo problema riguarda la famiglia lodigiana a cui appartenne: Tresseno o Trissino. Il Liber iurium di Lodi contiene entrambe le attestazioni, ma Trissino appare come una variante poco utilizzata e sostanzialmente presente in un unico documento della fine del XII secolo. Sicuramente la sua fu una famiglia di notevole importanza politica per il Comune di Lodi, in quanto vari suoi membri sono ricordati come consoli e credenzieri dell’istituzione amministrativa della città. Inoltre, ed è il caso di Alberto, di Manfredo e dello stesso Oldrado, alcuni di loro furono indicati anche con il titolo di domini entro i primi tre decenni del XIII secolo, qualifica che potrebbe indicare l’esercizio di un dominatus loci su qualche centro abitato del territorio rurale ove la famiglia possedeva beni terrieri.
Oldrado è attestato per la prima volta tra i cittadini di Lodi nell’agosto 1196 quando pronunciò davanti a Obizo da Castello, podestà della città, il giuramento di non mutare la propria residenza, di non sottoporsi alla giurisdizione di un’altra città e di non partecipare a riunioni durante le quali si decidesse di distruggere o di bruciare Lodi (Il “Liber iurium” del Comune di Lodi, 2004, p. 65).
Mancano in seguito notizie sulla sua vita fino all’aprile 1226, quando fu presente con Carbone de l’Aqua come rappresentante del Comune di Lodi a Verona (Gli Atti del Comune di Milano nel secolo XIII, 1976, pp. 451-453), ove si erano ritrovati i rettori della ricostituita Lega lombarda per accettare l’adesione delle città di Verona, Piacenza e Lodi. Dopo il giuramento di fedeltà alle disposizioni della Lega, Oldrado entrò a far parte dei suoi rettori (ibid., p. 455 s.) e pertanto dovette seguire tutti gli atti politici che si realizzarono nel corso di quegli anni.
Il legame con il collega Carbone fu rafforzato da un atto del 30 dicembre 1230, nel quale Oldrado svolse la funzione di procuratore del Comune di Lodi accanto al podestà, il bresciano Uberto di Gambara. A quel tempo gli amministratori lodigiani dovevano liquidare il valore di una terra appartenente al gruppo parentale dei de l’Aqua entro la quale era stato scavato il fossato del Comune per quod debet ire Adua e sulla quale erano stati innalzati i terraggi del fossato presso la torre della Pusterla. L’indennità di esproprio fu elevata, in quanto 29 pertiche furono pagate più di 100 lire imperiali (Il “Liber iurium” del Comune di Lodi, 2004, pp. 81-83).
Nel giugno 1233 Oldrado prese possesso dell’ufficio di podestà di Milano, sostituendo il collega bresciano Pietro Vento, che aveva agito con grande senso di equilibrio come mediatore di pace tra i Comuni di Novara e di Vercelli. Si stava a quel tempo concludendo la costruzione del nuovo palazzo comunale, allontanandolo parecchio dal palazzo episcopale e dalle due cattedrali. Per questa ragione durante i mesi di podesteria di Pietro Vento gli atti erano scritti in palacio novo Comunis, o in broleto novo Comunis, o meglio ancora in camera palacii novi. A Oldrado spettò probabilmente la realizzazione delle ultime fasi costruttive e l’inaugurazione dell’edificio, sito nell’attuale piazza dei Mercanti, nonché la collocazione entro una nicchia della facciata meridionale di una statua con la sua figura a cavallo, in genere attribuita dagli storici dell’arte alla cerchia di Benedetto Antelami.
Con il celebre Cavaliere (ante 1237), addossato a uno dei pilastri del Georgenchor della cattedrale di Bamberga, la statua milanese rappresenta uno dei primi monumenti equestri in pietra dell’Europa medievale. Milano intendeva in questo modo contrapporsi, anche a livello di comunicazione del potere, allo splendore imperiale di Federico II, contro il quale Oldrado aveva agito come rettore della Lega.
Sopra alla figura a cavallo è posta l’aquila, antico simbolo romano del comando, sotto l’iscrizione: «MCCXXXIII D[omi]n[u]s Oldrad[us] de Trexeno pot[estas] Mediolani». Nel registro inferiore della nicchia trovano spazio i versi: «Atria q[ui] grandis solii regalia sca[n]dis/ p[rae]sidis h[aec] memores Oldradi se[m]p[er] honores / civis laudensis fidei tutoris et ensis / q[ui] soliu[m] struxit, Catharos ut debuit uxit»: un invito, a chi passava sotto i regali portici del grande palazzo, a ricordare sempre i meriti del podestà Oldrado, cittadino di Lodi, difensore e spada della fede, che costruì il palazzo e bruciò, come gli era imposto di fare, i Catari.
Quattro sono i punti in evidenza: in primo luogo due temi politici strettamente connessi – l’essere cittadino di Lodi, città distrutta da Milano un secolo prima, e aver come ricompensa «costruito» il palazzo comunale della nemica di un tempo – che rappresentano una chiara testimonianza di pace nell’anno dell’Alleluja. E poi due temi di politica religiosa: la difesa della fede e la condanna dell’eresia con i roghi dei Catari.
Non sappiamo per quali ragioni Oldrado fu scelto come podestà, ma indubbiamente Milano lo accettò poiché era stato un fedele rettore della Lega lombarda. Tuttavia un importante documento del 16 settembre 1233, tramandato da Bernardino Corio (1565, pp. 222-225), attesta che Oldrado inserì tra gli Statuti della città numerose leggi contro vari gruppi ereticali, Catari, Poveri di Lione, Patarini, Arnaldisti e Speronisti. Le disposizioni legislative erano state elaborate dal domenicano fra Pietro da Verona, più tardi noto come s. Pietro martire, e contenevano ordini per scomunicare, imprigionare a vita, bandire e perseguitare gli eretici e i loro discendenti, ma non disponevano alcuna pena capitale, tanto meno quella del rogo. Pertanto Oldrado, nel condannare a morte i Catari, quand’anche lo abbia davvero fatto, dovette decidere in base a una costituzione di Federico II del marzo 1224 (Monumenta Germaniae Historica, Constitutiones, a cura di L. Weiland, II, Hannover 1896, p. 126), che imponeva ai podestà della Lombardia di emettere sentenze capitali mediante il rogo per un reo giudicato eretico (ignis iudicio concremandus).
Il 27 marzo 1234 Oldrado era ancora podestà di Milano e dinanzi a lui e all’intero consiglio di Credenza due ambasciatori del Comune di Vercelli dichiararono che i Vercellesi erano pronti a rendere giustizia nella loro città al cittadino milanese Ugo Prealone, che qualche tempo prima aveva ricoperto la carica di podestà in Vercelli.
La sua presenza a Milano dovette terminare nel giugno 1234. Dopo di allora non vi sono più accenni a lui nelle fonti.
Fonti e Bibl.: B. Corio, L’Historia di Milano, Vinetia 1565, pp. 176, 222-225; G. Giulini, Memorie spettanti alla storia, al governo ed alla descrizione della città e della campagna di Milano ne’ secoli bassi, Milano 1760-65, VII, pp. 468-470; IX, pp. 88 s., 165; A. Fumagalli, Delle istituzioni diplomatiche, II, Milano 1802, p. 28; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e degli altri edifici di Milano dal secolo VIII ai giorni nostri, X, Milano 1892, p. 13; Gli Atti del Comune di Milano nel secolo XIII, I (1217-1250), a cura di M.F. Baroni, Milano 1976, pp. 451-453, 455 s.; Il “Liber iurium” del Comune di Lodi, a cura di A. Grossi, Roma 2004, pp. 65, 81-83; A. Mercati, Per la storia letteraria di Reggio Emilia, in Id., Saggi di storia e letteratura, I, Roma 1951, p. 95; G. Franceschini, La vita sociale e politica nel Duecento, in Storia di Milano, IV, Milano 1954, pp. 222, 373; A.M. Romanini, Arte comunale, in Milano e il suo territorio in età comunale, Atti dell’XI Congresso internazionale di studi sull’Alto Medioevo, I, Spoleto 1989, pp. 23-52; G. Andenna, La simbologia del potere nelle città comunali lombarde: i palazzi pubblici, in Le forme della propaganda politica nel Due e nel Trecento, a cura di P. Cammarosano, Roma 1994, p. 390; F. Pomarici, Cavaliere, in Enciclopedia dell’Arte medievale, Roma 1993, ad vocem; P.F. Pistilli, Comune, ibid., Roma 1994, ad vocem; M. Righetti, Angiola Maria Romanini. Scritti di architettura, Roma 1997, pp. 71s., 76; E. Occhipinti, Podestà “da Milano” e “a Milano” fra XII e XIV secolo, in I podestà dell’Italia comunale. Reclutamento e circolazione degli ufficiali forestieri (fine XII secolo - metà XIV secolo), a cura di J.-C. Maire Vigueur, Rome 2000, pp. 47-73; S. Meschini, Bernardino Corio storico milanese, in Le Cronache medievali di Milano, a cura di P. Chiesa, Milano 2001, p. 142; M. Rossi, Disegno storico dell’arte lombarda, Milano 2005, p. 24.