Okraina
(URSS 1933, Periferia, bianco e nero, 94m); regia: Boris Barnet; produzione: Mezrabpomfil′m; soggetto: dall'omonimo racconto di Konstantin Finn; sceneggiatura: Konstantion Finn, Boris Barnet; fotografia: Michail Kirillov, A. Spiridonov; scenografia: Sergej Kozlovskij; musica: Sergej Vasilenko.
Siamo nel 1914, in una cittadina industriale agli estremi confini della Russia zarista. I destini di vari personaggi si incrociano sullo sfondo di una fabbrica di calzature. Allo scoppio della guerra due fratelli, figli di un calzolaio, partono per il fronte: il maggiore, attivista rivoluzionario, come soldato di leva, l'altro come entusiasta volontario. Al fronte i due prendono coscienza della vera e propria carneficina in atto, in cui il più giovane rimane ucciso. Intanto nella cittadina arrivano alcuni prigionieri tedeschi; uno di loro si innamora, ricambiato, della figlia del fabbricante di calzature. Nella cittadina esplode lo sciovinismo e il giovane tedesco, dopo aver rischiato di essere linciato dalla folla, viene salvato dal calzolaio che ha appena appreso della morte del figlio. Al fronte arriva la notizia della caduta dello zar e dell'insediamento del governo provvisorio. Il fratello maggiore viene fucilato per aver invocato la fine dei combattimenti e la fratellanza tra i popoli. L'ondata rivoluzionaria bolscevica giunge fino alla cittadina. Appresa la notizia, il caduto apre gli occhi e sorride.
Si tratta del primo film sonoro di Boris Barnet, realizzato dopo il singolare addio al muto, due anni prima, di Ledolom, film che, formalmente assai influenzato da Dovženko, illustrava ideologicamente una forma dello scontro di classe propria di un periodo di gelo e di repressione. Okraina, girato sul finire di quest'epoca, si oppone nettamente all'estrema durezza di quel manifesto politico. Realizzato in un breve intervallo di disgelo, coincidente con l'anno della presa del potere da parte di Hitler, Okraina è non solo un film pacifista, ma anche un'opera che celebra la solidarietà internazionale, tratto caratteristico del suo studio di produzione, il Mezrabpomfil′m. Il film si compone di varie vicende collegate tra loro da un filo conduttore assai esile, quello della cittadina che vi funge da sfondo, e la stessa drammaturgia è costruita sugli avvenimenti della vita quotidiana e sugli eventi tipici dell'epoca descritta. Lo stile è frammentario, non si persegue un'unità di tono, sono presenti "continue digressioni che cercano di cogliere i movimenti interni di una realtà complessa, non ancora irrigidita nel dogma o nell'accademismo" (Jacques Lourcelles). Questo tipo di costruzione drammatica, e il décor provinciale, hanno inevitabilmente suscitato il confronto con l'universo di Čechov. Si tratta, in realtà, di qualcosa di più: qui Barnet raggiunge una forma cinematografica originale.
È il sapore di ogni episodio ciò che determina la riu-scita del film. I personaggi sono determinati dall'appartenenza di classe, ma la loro individualità e il loro calore umano passano in primo piano. Da un lato Okraina viene percepito come un'opera ricca di umanità (il paragone con l'opinione stereotipata che i critici hanno di Čechov gioca a suo favore), dall'altro viene interpretato come un atto di denuncia della guerra imperialista. In realtà, vi si ritrovano tutti gli elementi della dialettica politica: il padrone, il piccolo artigiano all'antica che viene sfruttato (e che Viktor Šklovskij, nel suo scritto sul film, scambia per il padrone), gli operai, le contraddizioni del nazionalismo e dell'opposizione tra le classi sfruttate dai dirigenti, il militante virtuoso. Nei personaggi non è però presente alcun eroismo declamatorio e ciò vale in particolar modo per la figura del militante, appassionato ed entusiasta, ma che non si gonfia mai in pose statuarie (l'attore Nikolaj Bogoljubov, al suo debutto in questo ruolo, rimarrà per molti associato al successo di Velikij graždanin ‒ Il grande cittadino di Fridrich Ermler, 1939, in cui ricorre alla medesima semplicità per creare un personaggio ispirato alla figura di Sergej Kirov). In Barnet l'idea dell'uomo vivo, vero, in carne e ossa acquista tutto il proprio significato. E si tratta di un uomo che, per quanto rivoluzionario, si rivela incapace di esaltare la violenza senza esservi costretto (da qui la sconfitta di Moskva v oktjabre ‒ Mosca in ottobre, 1927) e che ha in sé qualcosa d'infantile (co-me si vedrà in Borec i kloun ‒ Il lottatore e il clown, 1957). La repressione violenta di una manifestazione si alterna alle immagini di una scena di incontro e seduzione grazie al furto di un cagnolino, e termina su un bambino che fa ruotare la propria raganella imitando il rumore di una mitragliatrice. Un esempio, questo, dell'originalità di Barnet per quanto riguarda il suono. L'uso che il regista ne fa, probabilmente con il contributo decisivo di un altro allievo di Kulešov, l'attore e regista Leonid Obolenskij, si rivela subito antinaturalista e volto a creare un certo distacco: un cavallo si lamenta in russo, la diversità linguistica dapprima allontana i personaggi, poi li unisce quando i due innamorati si vedono costretti a inventare un linguaggio diverso da quello verbale. Il carattere del regista riesce a trasformare quest'opera singolare in uno dei rari film sovietici decisamente contrari alla guerra (mentre altri esaltano la rivoluzione violenta, altri ancora la potenza dell'esercito). Certo, è la 'guerra imperialista' quella che viene condannata e il film sostiene con convinzione la solidarietà di classe al di là delle frontiere, anche se il messaggio viene espresso chiaramente soltanto una volta, peraltro magistralmente integrato all'interno dell'azione: quando il vecchio Kadkin, che ha appena appreso della morte del figlio al fronte, salva dal linciaggio il prigioniero tedesco gridando: "Non è un tedesco, è un calzolaio!".
Interpreti e personaggi: Sergej Komarov (Grešin, padrone della calzoleria), Elena Kuz′mina (Man′ka, sua figlia), Robert Erdman (Robert Karlovič), Aleksandr Čistjakov (Kadkin), Nikolaj Bogoljubov (Nikolaj), Ni-kolaj Krjučkov (Sen′ka), Mihail Zarov (studente menscevico), Hans Klering (prigioniero tedesco), A. Ermakov (artigiano), N. Akimov (suo figlio), A. Fajt (secondo prigioniero tedesco).
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