Impianto, a carattere industriale o artigiano, nel quale si effettuano lavorazioni meccaniche e metallurgiche inerenti alla fabbricazione di semilavorati, di macchine, di organi e parti meccaniche e strutturali, e all’esecuzione di montaggi, riparazioni, revisioni e manutenzioni. L’o. di un impianto industriale è, in genere, un reparto tipico, essenziale, non soltanto nell’industria meccanica ma in tutte le industrie; è attrezzata con macchine utensili di quantità, dimensioni e tipi diversi a seconda dell’importanza e del numero delle lavorazioni che vi si eseguono.
Anticamente la parola ebbe uso più ampio, indicando qualsiasi luogo dove si lavorasse e si producesse, anche a scopo culturale (per es., le o. scrittorie), e quest’uso si conserva sporadicamente anche oggi nella denominazione di alcune botteghe d’arte, centri di studio e simili, oltre che in espressioni di carattere soggettivo, in cui si alterna con fucina. In molti significati del passato, il termine è stato sostituito da altri, quali stabilimento, fabbrica e simili.
Al plurale, la parola compare spesso nella ragione sociale di grandi stabilimenti industriali o artigiani (Officine Galileo, Officine aeronavali di Venezia ecc.).
In paletnologia, o. litica, il luogo dove, dal Neolitico fino all’età dei metalli, veniva lavorata la selce; se ne riconosce facilmente l’ubicazione per l’abbondanza di schegge silicee di rifiuto e di strumenti non finiti.
Nell’esercito, o. campale (o mobile), officina inquadrata nelle unità dell’esercito e destinata a seguire da vicino i reparti per eseguire riparazioni di parti del materiale (artiglierie, armi portatili, automezzi, materiali vari del genio ecc.). Nella marina militare, o. mista, ciascuno degli impianti a terra che, senza avere l’importanza e la completezza di un arsenale, possono eseguire lavori di manutenzione e di riparazione nel campo navalmeccanico e dell’armamento; nave o., nave appositamente costruita o adattata per servire da officina mobile al servizio della flotta.