Fifanti, Oderigo (Oddarrigo)
Figlio di Fante F., è il personaggio più noto di quella famiglia fiorentina; colui al quale i cronisti (Malispini, capp, XCIX, CVIII; Marchionne, rubr. 64; G. Villani, V 38, VI 2; Compagni, I 2) attribuirono una parte di primo piano nella congiura contro Buondelmonte dei Buondelmonti (1216) e una pesante responsabilità nell'approfondimento della lacerazione di Firenze nelle fazioni dei guelfi e dei ghibellini; parti politiche che la cronistica ritenne originate da quel sanguinoso avvenimento.
I fatti nei quali O. fu implicato sono ben noti. Nelle prime settimane dell'anno 1216, mentre, nel castello di Campi, Mazzingo de' Tegrini ospitava i convitati alla festa che egli offriva per celebrare la propria elevazione alla dignità equestre, un giocoliere, ripetendo un gesto non inconsueto in occasione di conviti amichevoli, sottrasse per scherzo il piatto al cavaliere Uberto degli Infangati. Questi, unitamente al suo commensale messer Buondelmonte dei Buondelmonti, ne fu, invece, vivamente contrariato, e dall'episodio in sé stesso trascurabile nacque un diverbio, che divenne presto zuffa generale. Il Buondelmonti, eccitato dall'ira, ferì con un coltello il F., che aveva insultato l'Infangati. Pochi giorni dopo, O. radunò presso di sé amici e parenti (conti di Gangalandi, Uberti, Amidei, ecc.) per decidere se si dovesse organizzare una faida oppure si potesse trattare un'onorevole composizione. Fu proprio O. a favorire la seconda tesi, così che fu stabilito di far pace mediante il matrimonio della nipote sua, figlia di Lambertuccio Amidei, con il Buondelmonti. La ripulsa di quest'ultimo alle nozze già pattuite e il suo fidanzamento con la Donati provocò la ben nota reazione degli avversari e ne causò la morte nell'agguato tesogli presso il ponte Vecchio il dì di Pasqua. Il F. gli dette il colpo di grazia, finendo l'opera già cominciata da Schiatta degli Uberti, dal conte di Gangalandi e dal padre della fanciulla tradita. In seguito a questo truce episodio, si accentuò il legame dei F. con gli Uberti, che pure in un recente passato erano stati avversari degli antenati di Oderigo. In odio al comune, che avrebbe dovuto perseguire il loro delitto, e al popolo che si era schierato con i Buondelmonti e i loro consorti, i congiurati cercarono l'aiuto di Federico di Svevia e diedero colore politico ghibellino alla faida personale. O. partecipò negli anni seguenti con accanimento alle lotte fra gli aderenti alle due fazioni, e finì col trovare la morte nella zuffa che si accese in Campi il 29 novembre 1241 (il suo nome è citato nel necrologio di Santa Reparata di quel giorno), nonostante la politica di pacificazione perseguita dal vescovo Ardingo.
O. è personaggio noto anche per un altro episodio di violenza avvenuto nel novembre 1220 nell'accampamento in cui dimoravano i rappresentanti delle città venuti a Roma per onorare Federico II che stava per essere incoronato imperatore dal papa Onorio III. Il favore dimostrato ai Pisani dallo Svevo - che rinnovò ad essi i privilegi già concessi dall'avo nel 1162 - destò la rivalità dei Fiorentini e provocò una fiera zuffa fra i cavalieri delle due città. Il F. capeggiò l'assalto che verso sera i suoi concittadini mossero contro le tende dei Pisani, i quali già la mattina dello stesso giorno avevano respinto una loro prima aggressione. Da questo episodio ebbe origine la rinnovata tensione politica tra i due comuni rivali e l'approfondirsi del solco già aperto fra di essi dagl'interessi commerciali e territoriali contrastanti.
Secondo Benvenuto è a questo F. che D. accenna in If VI 80 citando quell'Arrigo della cui sorte eterna chiede informazioni a Ciacco. L'Anonimo fiorentino lo dice, invece, della famiglia Giandonati. Tuttavia, quantunque, secondo la risposta di Ciacco, egli si trovasse col Tegghiaio, con Farinata, con Iacopo Rusticucci e con Mosca Lamberti, in cerchi infernali ove venivano punite colpe più gravi del peccato di gola, D. non ricorderà più questo Arrigo.
Bibl. - Si veda la bibliografia alla voce Fifanti. In particolare, su O., cfr. Davidsohn, Storia II I 60-65, 108-111, 337-338; G. Capponi, Storia della repubblica di Firenze, I, Firenze 1875, passim; F.T. Perrens, Histoire de Florence, II, Parigi 1877, passim; B. Quilici, Il vescovo Ardingo e la Chiesa di Firenze nel quarto e quinto decennio del secolo XIII, Firenze 1965, passim.