SPINOLA, Oberto
– Primogenito di Guido, capostipite del casato (la cui discendenza dai visconti cittadini, talvolta ipotizzata, non è sufficientemente provata), e di Alda, di cui s’ignorano i natali, nacque verosimilmente a Genova nella prima metà del XII secolo.
La prima attestazione che lo riguarda risale al settembre del 1143. Spinola compare come testimone alla stipula di alcuni patti di alleanza con i conti di Tolosa e di Montpellier, propedeutici alle spedizioni iberiche del 1146-49, cui, con tutta probabilità, prese parte in prima persona, come suggerito dalla presenza tra i sottoscrittori dell’alleanza stipulata nel settembre del 1146 tra Genova e Raimondo Berengario IV, conte di Barcellona. Console dei placiti nel 1144, testimone in numerosi atti pubblici, la sua azione appare strettamente legata alla cerchia di governo. Ciò che dovette condurlo, nel 1149, alla prima nomina al consolato, nel corso del quale, assieme agli altri membri del collegio, dovette fare fronte alla pesante situazione debitoria derivante dal recente impegno bellico, cedendo a consorzi di privati, per periodi di tempo limitati, diritti di varia natura.
L’impegno a fianco delle istituzioni non venne meno anche dopo la cessazione dalla carica, sino alla rielezione, occorsa nel 1154, in un periodo di gravi discordie interne dovute al tentativo di alcune famiglie di raggiungere i vertici delle magistrature cittadine. L’operato di Spinola risulta in costante sintonia con la cerchia dirigenziale, sì che, nel 1157 – dopo aver sottoscritto, in gennaio, assieme a circa trecento concittadini, un trattato con Guglielmo I d’Altavilla, re di Sicilia, che imponeva a tutti i genovesi di non militare per l’imperatore di Costantinopoli contro il regno meridionale – fu eletto al consolato per la terza volta. Nel corso del nuovo mandato, ebbe modo di porre in essere, di concerto con gli altri consoli, una politica di ampio respiro, volta, da un lato, a rafforzare la presenza genovese nell’estremo Ponente ligure, dall’altro, a rinsaldare i legami con il più immediato entroterra, stringendo accordi con i signori di Passano e con gli uomini di Novi, da collocare nell’ambito del tentativo di rinsaldare i legami territoriali di fronte alla minaccia apportata alle città dell’Italia settentrionale da Federico Barbarossa. Nel 1158, al termine del mandato, Spinola prese parte all’ambasceria condotta presso il castello di Bosco (attuale Bosco Marengo, nell’Alessandrino), volta a discutere con l’imperatore le prerogative dei genovesi. Con tutta probabilità, fu l’esperienza cumulata in questo frangente a condurlo, nel 1161, nuovamente al consolato, nel corso del quale si recò come ambasciatore presso l’emiro di Valenza per rinnovare un trattato di commercio. Al termine del mandato, nel 1162, fu nuovamente scelto tra i messi inviati a Pavia per incontrare l’imperatore e suggellare l’accordo tra le parti.
La costante presenza nelle istituzioni si accompagnò alla necessità d’operare una scelta di campo nella crescente lotta fazionaria, sviluppatasi tanto a seguito delle tensioni generate dalle richieste imperiali, quanto in conseguenza del desiderio di alcuni gruppi familiari, cresciuti patrimonialmente, di controllare le cariche pubbliche. È in questo quadro che va collocato il matrimonio, contratto nel 1156, con Sibilia, figlia di Ingo «de Volta», la cui casata iniziava, allora, a polarizzare attorno a sé parte della cittadinanza.
L’alleanza con i de Volta fu suggellata, nel tempo, da una serie di scelte onomastiche: il nome del primogenito e del terzogenito (Guido e Oberto) sono, infatti, di tradizione Spinola; il secondogenito, invece, fu chiamato come il nonno materno (Ingo); il quintogenito, come lo zio materno (Guglielmo, fratello di Ingo). Equa, altresì, la ripartizione onomastica tra le figlie femmine (Sibilia, dal nome dalla madre; Alda, dall’ava paterna). Il nome del quartogenito (Nicola) appare isolato, ma ricorrerà spesso nelle generazioni successive.
I rapporti con i de Volta paiono definirsi più sul metro dell’opportunità che dei rapporti di vicinato, vista la distanza tra l’abitazione di Oberto, collocata nel burgus di Ponente, e quelle del suocero, addossate al castrum. Non è un caso se, a partire dal 1157, Spinola investì somme cospicue in contratti di societas e di accomendacio assieme a membri afferenti al medesimo gruppo familiare, spaziando su un ampio orizzonte economico (dall’Egitto alla Romània greca, dall’Italia meridionale alla Sardegna, dall’Africa settentrionale alla Provenza, alla penisola iberica).
Egli s’inserì, dunque, in quel vasto mondo del lucro e del guadagno per certi versi tipico della società genovese del tempo. Da questo punto di vista, il suo profilo socioeconomico appare prettamente urbano: a fronte di un cospicuo numero di atti notarili relativi al commercio mediterraneo, sussiste, infatti, una sola menzione relativa al possesso di terre (nell’area di Cornigliano). Un rogito del 20 marzo 1161 lo coglie, inoltre, nell’atto di concedere in locazione la propria parte dell’«introitus ripe et porte et macellorum et grani» (Il cartolare di Giovanni Scriba, a cura di M. Chiaudano - M. Moresco, 1935, II, doc. 813), dalle prossime calende di maggio per tre anni, per 6 lire all’anno; ciò che ha fatto pensare a un’ipotetica discendenza del casato dai visconti cittadini, detentori di tali diritti.
È possibile che l’afferenza alla fazione dei de Volta abbia favorito, nel 1163, la rielezione al consolato per la quinta volta, nel corso del quale Spinola dovette affrontare la morte (avvenuta in circostanze ignote) del fratello Ansaldo, con cui aveva condiviso in parte la carriera politica; ciò che segnò, con tutta probabilità, la definitiva affermazione della propria leadership sull’intero casato. Allo stesso modo, la comprovata esperienza nelle istituzioni dovette valergli la partecipazione, nel 1166, a una nuova ambasciata presso il Barbarossa, descritta dall’annalista Oberto Cancelliere, che ne sottolinea la caratura politica e la dirompente forza oratoria; certo, per fornire a coloro che aspiravano al consolato un chiaro modello di comportamento.
Console per la sesta volta nel 1167, Spinola guidò una squadra navale di sette galee contro i pisani, assaltati vittoriosamente al largo di Fréjus (oggi in Provenza), nell’ambito del nuovo conflitto scoppiato tra le due marine per il predominio sulle isole tirreniche. Una nuova elezione alla massima carica istituzionale cittadina sopraggiunse nel 1172. Nel corso dell’anno, Spinola intervenne in una serie di atti stipulati con i signori dell’interno. L’anno successivo, non più nelle vesti di console, giurò l’alleanza tra il Comune e i marchesi di Massa. Nel 1174, comparve tra i sottoscrittori della pace tra Genova e i Malaspina; quindi, nelle istruzioni recate all’imperatore di Costantinopoli per ottenere il risarcimento di certi danni.
Dopodiché, di lui si perdono le tracce (probabilmente a causa di lacune documentarie). Certamente, era ancora in vita al principio degli anni Novanta, benché sia lecito dubitare dell’identità di Oberto Spinola che il 20 luglio 1182 fu testimone al giuramento della «compagna» da parte dei marchesi Ottone ed Enrico di Savona, così come di Oberto Spinola console nel 1188, giacché potrebbe trattarsi dell’omonimo figlio. È, senza dubbio, Oberto maior a procedere alla fondazione, nell’ottobre dello stesso anno, con Oberto Grimaldi, della chiesa di S. Luca, situata al centro dei possessi familiari: manifestazione del desiderio di tenere unito il casato attorno a un nucleo pubblicamente riconosciuto.
L’epigrafe sulla facciata ne mette in rilievo il ruolo di membro eminente della famiglia, circondato dai propri figli maschi: Guido, Ingo, Oberto, Nicola, Guglielmo, Giovanni e Bonifacio.
La morte sopraggiunse dopo il 15 gennaio del 1192, quando Oberto, assieme a Grimaldi, risulta offrire la chiesa all’arcivescovo e alla cattedrale.
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M. Deza, Istoria della famiglia S., descritta dalla sua origine fino al secolo XVI, Piacenza 1694, p. 73; M. Moresco, Note sulla fondazione della chiesa gentilizia degli S. nel 1188 in Genova, in Scritti di Mattia Moresco, Milano 1959, pp. 404 s.; M. Macconi, Gli S. a Genova tra XII e XIII secolo. Strutture e alleanze familiari, in Campo Ligure e gli S. tra medioevo ed età moderna. Atti del Convegno... 2000, a cura di M. Calissano, Campo Ligure 2002, pp. 37-44; L. Filangieri, Famiglie e gruppi dirigenti a Genova (secoli XII - metà XIII), tesi di dottorato, Università degli studi di Firenze 2010, https://flore.unifi.it/retrieve/handle/2158/558893/16635/filangieri%2022.pdf, pp. 49-52 (15 ottobre 2018); A. Musarra, Gli S. a Genova nel XII secolo. Ascesa politica, economica e sociale di un casato urbano, in Atti della Società ligure di storia patria, n.s. LVII (2017), pp. 26-52.