Vedi NYON dell'anno: 1963 - 1996
NYON (Colonia Iulia Equestris)
Città svizzera del cantone di Vaud, posta sulla riva nordoccidentale del lago Lemano, 22 km a N-E di Ginevra. Alla stazione lacustre neolitica e dell'Età del Bronzo si sovrappose un piccolo borgo gallico, Noviodunum (il nome, tipicamente celtico, significa: nuovo (novios) castello (dunon); indi l'insediamento romano venne a porsi nel territorio da poco conquistato della Gallia Belgica (la futura Germania Superior) al limite delle zone degli Elvezi e degli Allobrogi.
Il nome Iulia Equestris indica che la colonia fu fondata da Cesare e popolata con i suoi veterani di cavalleria: la ipotesi che si tratti invece di civili del rango equestre, viene contraddetta dal ruolo strategico assegnato alla nuova colonia. Questa è ricordata col nome di Colonia Equestris da Plinio (Nat. hist., iv, 106) e con quello di Civitas Equestrium in un'iscrizione dell'epoca di Antonino Pio. Altre iscrizioni danno notizie preziose sull'ordinamento interno della colonia, avente un suo territorio autonomo, e i cui appartenenti sono annoverati nella tribù Cornelia: dalle epigrafi sappiamo dell'esistenza di duumviri di edili e di flamini, mentre risalta la posizione di N. sulla grande strada da Lusonna (Losanna) a Genava (Ginevra): alcuni miliarî, attestano che proprio da N., ricordata anche nell'Itinerarium Antonini, cominciava il computo delle distanze sull'importante arteria.
Quanto alla data di fondazione della colonia, fino a poco tempo addietro si oscillava fra i due termini convenzionalmente stabiliti del 58 a. C. (disfatta degli Elvezi) e del 44 a. C. (data della morte di Cesare, giacché la colonia non poteva essere qualificata Giulia se non vivente Cesare). Ma la scoperta nel 1945 di un tesoro monetario a Vidy-Losanna ha portato a una precisazione pressoché definitiva: alcune monete recano nell'esergo la scritta caesar invece di quella consueta: roma, e risultano esser state coniate nel 50-49 a. C. da un conio provvisorio, atto a fornire monete ai nuovi coloni di N. che fondarono la città proprio intorno al 50 a. C. Le notizie storiche che parlano di ager publicus spartito fra i coloni, mostrano che si trattò di una fondazione di carattere punitivo - occupazione del suolo da parte dei veterani -, come era avvenuto nelle prime colonie romane del S della Francia. La funzione della città fu essenzialmente strategica, baluardo contro gli assalti degli Elvezi e punto importante di transito nella via fra l'Italia e le Gallie che passava allora prevalentemente per il Monginevro. Non sappiamo se N. possedesse una cinta di mura; seppure essa esisteva non doveva discostarsi troppo dal tracciato della cinta medioevale, abbracciante una superficie di 40.000 m2. Nel centro della città sono stati trovati i resti di un edificio monumentale (curia o arco di trionfo), un Foro, un acquedotto di cui si è ricostruito il tracciato fino al fiume, una rete di fognature. Gli scavi e i dati toponomastici hanno attestato l'esistenza di una quarantina di villaggi intorno al capoluogo; la città era attraversata da cinque grandi strade, la principale delle quali segue la linea dell'odierna Grand'rue. Nelle vicinanze della piazza del Mercato è stato individuato un secondo edificio monumentale di m 40 × 25, costruito intorno ad un cortile interno, il cosiddetto Foro Secondario: le facciate volte verso la corte erano adorne di colonne, con capitelli corinzi di stile flavio. Alla stessa epoca (metà del I sec. d. C.) appartiene un grande santuario sotterraneo, sul lato O dietro il Foro, rinvenuto negli scavi del 1940-46: è un mitreo a m 5,30 di profondità (corrispondenti a m 3 dell'epoca romana) che conserva i muri laterali, l'abside rettangolare con l'altare al dio e sei pilastri centrali lungo la linea assiale, alti m 3,75 che sostenevano un tetto a doppio spiovente, con un perfezionato sistema di scolo. Altre gallerie sotterranee inquadrano il Foro Secondario e servivano, come quelle analoghe del Foro di Arles, da depositi e magazzini; il mitreo si colloca all'angolo S-O di questi criptoportici.
Altri rinvenimenti architettonici notevoli, oltre una ricca messe di frammenti di trabeazioni, capitelli e colonne, sono un locale a vòlta fra le piazze Saint-Jean e Saint-Martin, che ha dato un gran numero di vasi (colombario oppure forno di vasaio?), resti di mura sul piano di La Muraz, e di ville nei dintorni della città, che conservano talora frammenti a mosaico. Distrutto uno raffigurante le Parche, il più bel mosaico di N. (attualmente nel museo locale) rappresenta in un paesaggio marino Artemide insieme ad Apollo o ad Endimione, entrambi a cavallo di ippocampi, un amorino su un delfino e un Eros navigante, in piedi su un'anfora rovesciata, mentre all'estremità destra si intravedono la testa barbata di Oceano che solleva col suo manto le acque e la quadriga di Nettuno. Nulla sappiamo circa la destinazione di questo pavimento (m 7,10 × 3), che decorava forse le terme o la palestra o il collegio dei nautae del lago. Ma dai caratteri stilistici - le figure hanno grande naturalezza e vivacità di movimento - e tecnici - l'opus tessellatum del fondo si alterna con l'opus vermiculatum dei personaggi - risulta una datazione fra la fine del I e l'inizio del II sec. a. C.
La città di N. ha restituito moltissime anfore, intere o frammentarie, che è agevole situare fra il I sec. a. C. e la fine del III-inizio del IV d. C. I marchi di fabbrica fanno pensare ad un'origine esterna di queste anfore, che si ispirano costantemente ai modelli delle officine italiche. Solo una piccola anfora rinvenuta nel 1892 si distacca dalle altre: è un urceus del III sec. apparentato strettamente alla produzione indigena di tradizione gallica di La Tène IV. Altro esempio di sopravvivenza della corrente artistica gallica della seconda Età del Ferro è stato visto in una testa maschile assai rovinata, che si apparenta strettamente alle teste di Entremont appartenenti all'arte celto-ligure della Provenza e situate dal Benoît al III-II sec. a. C. I caratteri comuni ai ritrovamenti francesi e al pezzo di N. si riassumono nel rispetto della frontalità, nell'impiego esclusivo del materiale locale, nei volumi fortemente sentiti, nel diadema posto sulla fronte e sulla nuca.
Fra i resti più notevoli di statuaria sono inoltre da segnalare un giovane satiro, coronato d'edera, d'arte grecoromana; la parte superiore di un Attis funerario incastrato alla sommità della "torre di Cesare" a N.; una testa di imperatrice romana, identificata con Giulia Domna e, infine una testa maschile, ora al museo di Zurigo, copia di età giulio-claudia da un modello bronzeo greco del 460 a. C.
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