NOVALESA
. Centro montano della provincia di Torino (Piemonte), situato a 828 m. s. m. alla confluenza del torrente Claret con la Cenischia (Valle di Susa, Dora Riparia) a 8,5 km. a NO. da Susa: contava nel 1931-488 abitanti. Prima della costruzione della strada di grande comunicazione che sale al colle del Moncenisio, con la quale è allacciata mediante rotabile, Novalesa era importante stazione di tappa per i viaggiatori, che dovevano valicare le Alpi. A sud-ovest del centro, sulla sponda destra della Cenischia, a m. 824 sul mare, si erge la celebre abbazia. Il comune, con una superficie di kmq. 37,92, di cui il 79% produttivo e il 48% agrario, ha le caratteristiche dell'alta montagna, andando da m. 700 sul fondo valle della Cenischia a m. 3538 con la punta del Rocciamelone. Presenta un impoverimento demografico notevole, perché la popolazione è scesa da 1106 abitanti nel 1871 a 735 nel 1931. A valle di Novalesa è l'impianto di Venaus, alimentato dal bacino del Moncenisio, con condotte forzate di ben 1100 m. di dislivello e una potenza installata di 48.000 HP.
La chiesa di S. Stefano possiede un piccolo tesoro in cui è conservata una teca argentea di S. Eldrado, lavoro probabile del sec. XIV; un braccio votivo che si dice donato dal priore Giovanni di Lans Le Villard nel 1293, e un busto di S. Stefano in lamina sbalzata.
L'abbazia della Novalesa. - Il monastero benedettino della Novalesa dedicato ai Ss. Pietro e Andrea fu fondato con solenne privilegio del 30 gennaio 726 dal "grande" franco Abbone, nella valle del torrente Cenischia, lungo l'antica strada del Moncenisio, tra Susa e il colle. Dotato nel 739 dal fondatore di vasti possessi nella valle di Susa, nei territorî di Saint-Jean de Maurienne, di Briançon, di Gap, in tutta la Francia del sud-est, privilegiato da re Pipino e Carlomanno, sostenne con le sue provvigioni l'esercito di Carlomagno in marcia dal Moncenisio contro re Desiderio, e facilitò al re franco la vittoria delle Chiuse. Sotto Ludovico il Pio esso, al pari di altri monasteri, era verosimilmente tenuto a dare dona et militia all'imperatore. Nell'825 venne privato dei suoi possessi sul Moncenisio a favore dell'ospizio autonomo di S. Maria, sorto per voto di Ludovico il Pio. Fu retto nei secoli VIII e IX da celebri abati: Asinario (760-62?-770), Frodoino (773-810-14?), familiare di Carlomagno, che diede grande impulso agli studî. Sotto di lui visse il monaco Atteperto, grande trascrittore di codici, tra i quali è ricordato un bellissimo Evangeliario. L'abate Eldrado (825-27-840?) lasciò impronte di santità, di dottrina e di buon governo. In relazione epistolare con S. Floro di Lione, ottenne da lui, emendato diligentemente, un testo dei Salmi. Ai primi del sec. X un'irruzione di Saraceni dal covo di Frassineto in Provenza costrinse i monaci a fuggire, guidati dall'abate Danniverto, a Torino, nella cella dipendente dei Ss. Andrea e Clemente, posta fuori mura. Di qui, sotto l'abate Pellegrino, i monaci migrarono, come a luogo più sicuro, nella chiesa di S. Andrea situata nell'interno della città e donata loro dal marchese Adalberto. Prima del 950 l'abbazia della Novalesa fu ripristinata, per munifica donazione di Adalberto stesso, nella corte di Breme in Lomellina, dove iniziò, con interessi mutati, una nuova attività. Svanito il pericolo dei Saraceni, l'abate Gariberto detto anche Gezone, vissuto alla fine del sec. X e al principio del sec. XI, ristabilì alla Novalesa l'antico monastero. Se esso non raggiunse più la grandezza passata e visse, soggetto all'abbazia di Breme, con vincolo più o meno stretto, quale priorato, ebbe tuttavia notevole importanza per le concessioni e la protezione largamente accordategli dai Savoia. Alla serie dei priori, durata sino allo scorcio del sec. XV, seguono per un secolo i commendatarî, primo dei quali è Giorgio Provana dei signori di Leyni (morto nel 1502). Sotto Clemente VIII (9 giugno 1599) la dignità abbaziale viene restaurata nella persona di Antonio Provana, arcivescovo di Durazzo, poi di Torino. L'ultimo abate fu Pietro Antonio Maria Sineo (morto nel 1796). Col governo napoleonico l'abbazia fu soppressa; ripristinata dalla restaurazione durò ancora qualche decennio e poi fu soppressa definitivamente. Attualmente è la villeggiatura estiva del collegio nazionale Umberto I di Torino.
L'abbazia consta oggi d'un complesso di costruzioni risalenti a varie epoche: la chiesa fu riedificata da Vittorio Amedeo I nel 1712; la struttura antica del convento è tutta alterata da rifacimenti e ricostruzioni. Più interessanti sono le cappelle sparse nel parco: di S. Salvatore ridotta ad alloggio civile, di S. Pietro, di S. Maria Maddalena, e soprattutto quella di S. Eldrado, che si sa eretta nel 1240 dal priore Giacomo della Scala ed è decorata con affreschi rappresentanti scene della storia di S. Eldrado, in cui perdura ancora una maniera bizantineggiante.
Bibl.: Le fonti principali per la storia della Novalesa sono il Chronicon e i documenti dell'abbazia. Il Chronicon, che reca luce sulla storia più antica, fu scritto nella prima metà del sec. XI da un monaco anonimo, forse di Breme; è noto più che per le notizie storiche, per le varie leggende religiose e profane e per l'inserto poema di Valtario. I documenti più antichi e il Chronicon sono pubblicati in C. Cipolla, Monumenta novaliciensia vetustiora, I, II, Roma 1898-1901. Altri documenti si conservano nell'archivio di stato di Torino. I numerosi studî dedicati dal Cipolla all'abbazia in genere e in particolare alla sua biblioteca sono contenuti in Mem. Accad. delle scienze di Torino, s. 2ª, XLIV (1894); XLV (1895); L (1901); v. anche S. Provana di Collegno, Notizie e doc. di alcune certose del Piemonte, in Miscellanea di storia italiana, t. XXXVII, Torino 1901; P. Toesca, Storia dell'arte italiana, I, Torino 1927, p. 960.