NOMO (νομός)
Denominazione dell'unità amministrativa in cui era diviso l'Egitto, e che i Tolomei ereditarono dai Faraoni. Più che provincia, può dirsi distretto, formato dal territorio gravitante intorno a una città capoluogo e dai relativi abitanti, uniti dal culto di una determinata divinità locale (antico totem del clan primitivo). Ogni nomo aveva quindi una propria divinità principale che non solo era diversa da quelle adorate negli altri distretti, ma spesso era anche in antagonismo con le divinità dei distretti confinanti. Ne derivarono fin nell'età romana, tra nomo e nomo, feroci inimicizie e spesso risse sanguinose. In tutto il territorio soltanto tre città erano organizzate alla greca, all'infuori del nomo: Alessandria, Naucrati, Tolemaide. Per indicare un dato distretto si aggiungeva a νομός un aggettivo derivato dal nome della città capoluogo: Menelaite, Saite, Oxyrhynchite, Ermopolite, ecc.
I confini, il numero e il nome di tali circoscrizioni hanno spesso subito variazioni (da circa 30 a circa 50). Sotto Alessandro Magno a capo del nomo rimase un nomarca egiziano, ma a partire dai primi Tolomei questi fu sostituito da un governatore militare greco (stratego); il nomarca rimase come funzionario in sott'ordine, generalmente greco anche esso, con incarichi relativi ai lavori pubblici, ai trasporti e, più tardi, anche all'amministrazione finanziaria.
Nel nomo Arsinoite (Fayyūm), che certo presentava condizioni speciali, troviamo la divisione in tre merides, ciascuna sotto uno stratego; e troviamo pure una suddivisione in nomarchie (fino a sette) le quali sono designate col nome dei nomarchi che le avevano amministrate nei primi tempi tolemaici (di Nico, di Filippo, ecc.).
Alle dipendenze dello stratego stanno, oltre il nomarca, l'epistate del nomo per l'amministrazione della giustizia, l'ep. dei filaciti per il servizio di polizia, l'epimelete per la finanza, l'economo o tesoriere, l'antigrapheus o controllore, il basilikos grammateus (con questo titolo, già faraonico, anche nell'età imperiale) sorvegliante generale e vero braccio destro del governatore. I bibliofilaci di cui, per ora, ci dànno notizia soltanto i papiri dell'età romana, custodivano le copie di tutti i documenti ufficiali, i registri della proprietà fondiaria e gli atti relativi alle finanze del distretto.
Una serie di monete (monete dei nomi), coniate nel periodo compreso tra Domiziano e Marco Aurelio, riproduce i nomi personificati come floridi giovani, accompagnati dall'immagine o dal segno distintivo dell'animale sacro, peculiare del nomo, oppure dalla statua della principale divinità adorata nel distretto. Sebbene il termine νομός compaia nei papiri fino all'età araba, i nomi, a partire dal sec. IV, avevano perduto ogni valore politico-amministrativo, sostituiti dai pagi prima e quindi dalle pagarchie.
Bibl.: A. Bouché-Leclercq, Histoire des Lagides, III, Parigi 1906, p. 126 segg.; E. Bevan, A History of Egypt under the Ptolemaic Dynasty, Londra 1927, p. 139 segg.; J. Grafton-Milne, A History of Egypt under Roman Rule, Londra 1924; W. Hollwein, Le stratège du Nome, in Musée Belge, XXVIII (1924), pp. 125, 193; XXIX (1925), pp. 6, 85, 257; U. Wilcken, Grundzüge u. Chresto mathie der Papyruskunde, I, i, Lipsia 1912, pp. 8, 38.
Per le monete dei nomi vedi R. St. Poole, Coins of Alex, and the Nomes, Londra 1892; G. Dattari, Numi Augg. Alexandrini, Cairo 1911.