nomenclatura
Sistema di classificazione concettuale e lessicale utilizzato allo scopo di creare uniformità interlinguistica e interdisciplinare della terminologia medica.
Nomenclatura anatomica. Impianto di riferimento per la designazione condivisa di strutture, organi e apparati del corpo. La prima n. anatomica ufficiale è stata quella approvata al Congresso internazionale di anatomia di Basilea (1895), indicata con la sigla BNA (Basileae Nomina Anatomica). Dopo quasi un secolo di revisioni, la FCAT (Federative Committee on Anatomical Terminology) ha elaborato, nel 1989, una versione aggiornata della n. delle scienze anatomiche, nota come Terminologia Anatomica (TA), a oggi in uso.
La n. nosologica non obbedisce a regole fisse: il diverso livello delle cognizioni relative ai vari processi e stati morbosi impedisce l’adozione di criteri definitori uniformi. Nei casi in cui è possibile fare riferimento al substrato anatomico, il nome della malattia risulta da quello dell’organo colpito. In altri casi il nome descrive il segno o sintomo principale (per es., ipertensione) o è sostituito dal nome dell’autore che per primo ha descritto la malattia (per es., malattia di Morgagni), oppure ricorda le località geografiche (per es., febbre di Malta) o l’ambiente (malaria: febbre delle paludi) in cui la malattia è particolarmente frequente.
Le desinenze usate più di frequente sono: -ite, per i processi infiammatori (polmonite, epatite); -osi, prevalentemente per i processi degenerativi (nefrosi, artrosi); -iasi, come in parte il precedente, per malattie parassitarie (ascaridiasi, anchilostomiasi, giardiasi, teniasi); -cele, per tumefazioni non neoplastiche (meningocele, idrocele, varicocele); -oma, per neoplasie (adenoma, cistoma, epitelioma, mioma); -geno, nei due significati di ‘generatore’ e di ‘generato’ (tessuto neurogeno, sintomo neurogeno); -algia e -odinia, per indicare dolore (neuralgia, mialgia, acrodinia). I prefissi usati di frequente sono: dis- per le alterazioni di funzione (disuria, dispepsia); a- oppure an- per indicare privazione (anemia, atrofia); iper- e ipo- per le alterazioni quantitative di funzione, rispettivamente per eccesso o per difetto (iper- e ipo-ovarismo); emo-, idro-, pneumo-, per le raccolte, negli spazi naturali, di sangue, di trasudato, di aria (emo-, idro-, pneumotorace).
Gli aggettivi più usati sono: acuto, cronico, subacuto, subcronico, per indicare le modalità del decorso (faringite acuta, colite cronica); funzionale e organico, per indicare l’assenza o, al contrario, la presenza di lesioni anatomiche nel sintomo o nelle malattie (soffio funzionale, soffio organico di cuore); essenziale, per indicare che la malattia non ha cause conosciute e, apparentemente, esiste per sé (ipertensione essenziale); idiopatico, criptogenetico, per precisare che di una malattia non si conoscono le cause. La presenza di componenti abnormi nei liquidi organici è indicata dalla fusione del nome del componente abnorme con quello del liquido considerato (ematuria, chiluria).