nocciolo e carpino
Alberi tipici del paesaggio italiano
I noccioli e i carpini sono piante arboree: arbusto il nocciolo e albero il carpino. Hanno fiori raggruppati a formare infiorescenze maschili e femminili. I loro frutti sono noci avvolte da foglie modificate. La pianta di nocciolo, coltivata fin dall’antichità per i suoi frutti, produce le nocciole, utilizzate soprattutto nell’industria dolciaria
Ben rappresentati in Europa, il nocciolo (Corylus avellana), il carpino bianco (Carpinus betulus) e il carpino nero (Ostrya carpinifolia), tutti della famiglia delle Betulacee (betulle e ontani), sono arbusti e alberi caducifogli, così chiamati perché durante l’inverno, cioè nella stagione sfavorevole, perdono le foglie. In Italia sono diffusi nei boschi misti insieme all’acero, all’orniello o a querce come il cerro e la roverella. I loro frutti sono noci indeiscenti, cioè non si aprono a maturità, avvolte parzialmente o completamente da speciali foglie modificate, dette brattee, che una volta secche lasciano cadere il frutto maturo. Durante la fioritura, è facile riconoscere numerosi filamenti allungati, più o meno grossi, che pendono dai rami. Ogni filamento non è altro che un’infiorescenza formata da fiori piccolissimi, tanto che è praticamente impossibile riconoscerne i singoli elementi – cioè i sepali, i petali e gli stami o i carpelli, a seconda se si tratti di fiori maschili o femminili – che sono sempre separati tra loro e raggruppati in quelle particolari infiorescenze che i botanici chiamano amenti. Quelli maschili sono amenti più lunghi e affusolati, mentre quelli femminili sono più corti e tozzi.
Diffuso nei boschi dell’Europa meridionale, il nocciolo è presente fino a un’altitudine di circa 1.700 m; è un arbusto o un piccolo alberello alto fino a 647 m. In autunno, prima che si sviluppino completamente le foglie, è facile osservare i suoi amenti maschili, che alla fine dell’inverno diventano gialli. Le infiorescenze femminili, che si sviluppano in primavera, sono molto meno evidenti perché simili a piccole gemme da cui emergono le estremità appuntite del pistillo di colore rosso. Dalla base, la pianta emette nuovi rami che, se estratti dal terreno con le loro radici e ripiantati in autunno o in inverno, permettono di ricavare nuove piante. Nei boschi, la disseminazione del nocciolo e il successivo sviluppo da seme di nuove piantine lontano dalla pianta madre è assicurato da animali quali i picchi o i roditori.
Alcuni resti fossili testimoniano che i suoi frutti venivano raccolti già nel Neolitico, mentre la coltivazione di questa pianta risale sicuramente a prima dell’era cristiana.
I suoi frutti, provvisti del rivestimento legnoso da cui si ricavano i semi mangerecci, sono le comuni nocciole, ricche di sostanze grasse, proteine, vitamine e sali minerali come potassio, calcio e magnesio. Possono essere mangiate subito dopo la raccolta, arrostite e salate, ma il loro maggiore consumo attuale è legato all’impiego dei semi nell’industria dolciaria per preparare torroni, cioccolate, dolci o biscotti. Il legno di questo arbusto, proprio perché flessibile e resistente, è utilizzato per fare cesti e stuoie.
Se proviamo a riconoscere questi due alberi soffermandoci sull’aspetto della loro foglia, incontreremo qualche difficoltà, soprattutto perché entrambe le superfici sembrano essere state ripiegate come la superficie di un ventaglio; inoltre i loro margini sono simili a quelli della lama di una sega. Tuttavia se pieghiamo in due la foglia, sovrapponendo l’estremità alla base collegata al picciolo, ci accorgeremo che nel carpino bianco i margini delle due porzioni sovrapposte aderiscono tra loro, mentre in quello nero l’apice è molto più stretto della base.
Un altro indizio molto utile si ottiene osservando il loro tronco. Il primo è liscio e di colore grigiastro, mentre il secondo è rugoso e di colore bruno. In entrambi i carpini la brattea che avvolge il frutto è come un’ala che ne assicura la dispersione a opera del vento.