NISA in Caria (Νῦσα, Νῦσαι; Nysa)
Città della Caria (1 km a N-O dell'odierna Sultanhissar), sul Meandro (Plin., Nat. hist., v, 29, 108; Ptol., Geogr., v, 2, 15; Steph. Byz., s. v. Πυϑόπολις, ῎Αϑυμβρα, ᾿Αντιόχεια). N. sarebbe nata dal sinecismo di tre città spartane, fondate da Athymbros, Athymbrodos e Hydroclos; archegeta sarebbe stato Athymbros.
Stefano Bizantino ci assicura (s. v. ᾿Αντιόχεια) che Antioco I, figlio di Seleuco, fondò dopo un sogno ammonitore, tre città: N. col nome della moglie, Antiochia col nome della madre e Laodicea col nome della sorella (ma, com'è noto, i nomi non corrispondono a quelli delle persone onorate; la madre di Antigono si chiamava infatti Apama e la moglie Stratonice). Metodio (Ethym. Mag., s. v. ῎Ακασα) ci dice invece che il cretese Athymbros, viaggiando per la Caria fondò Akara, che più tardi si chiamò Nisa.
Quasi nulla sappiamo della dominazione degli Attalidi. Con i Romani, nel 133-132 e nel 111-110, è certo che la città coniò moneta. Durante la prima guerra mitridatica Chairemos di N. appoggiò i Romani contro Mitridate. Molte iscrizioni del tempo di Vespasiano, Adriano, Antonino Pio e Marco Aurelio, Commodo e Gallieno, fanno luce sulla vita della città (cfr. W. Ruge, in Pauly-Wissowa, xvii, 2, 1937, cc. 1636-7). Nei secoli II e III la città è definita ἡ ϕιλοσέβαστος Νῦσα ovvero ἡ λαμπροτάτη Νυσάων πόλις. Tra le divinità che furono venerate a N., il primo posto è occupato da Plutone e Kore (ad Acharaka, un villaggio vicino N., è ricordato un Ploutonion con un tempio del dio e di Kore: Strab., Geogr., xiv, 649); seguono Dioniso, Tyche, Zeus, Apollo, Artemide, Posidone. I culti ci sono noti attraverso le monete, insieme al culto della dea Roma e di Augusto. Interessanti documenti cristiani dei secoli IV e V sono presenti a Nisa. Il vescovo Theodotos di N. partecipò al concilio di Efeso del 431, e il vescovo Marianos al concilio di Calcedonia del 451. In seguito, la città rimase per la chiesa parte dell'eparchia d'Asia, sotto Efeso. Ateneo (v, p. 196 A. 28) accenna ad una statua, personificazione della città, che figurava nella pompè alessandrina di Tolomeo Il.
N. sorgeva tra Magnesia e Tralles, ai piedi del monte Mesogide, molto prossima alla grande strada O-E, che partendo da Efeso raggiungeva l'India, attraverso la Caria, la Frigia, la Licaonia, la Cappadocia, l'Eufrate e la Commagene. La località di N. era attorniata da ricchi villaggi (Strab., Geogr., xiv, 649-650). La città era divisa in due parti da un torrente (odierno Tekkecik-dere), che la attraversava nel senso della lunghezza; le due parti erano collegate da un ponte. Attraverso il torrente era stato costruito un magnifico anfiteatro le cui vòlte coprivano parte del torrente. Dei monumenti, oltre che essere noti dalle fonti, restano sopra suolo numerosi avanzi: ginnasi, tra cui uno dei νέοι (Strab., Geogr., xiv, 649), l'anfiteatro, il teatro, il Gerontikòn, l'agorà.
L'agorà è una grande piazza rettangolare di m 105 × 89, fornita ad E e a N di un doppio portico ionico, a S e ad O di un solo portico dorico. I portici avevano una profondità di m 15,60. I 4 lati della piazza non raggiungevano identica proporzione architettonica e non è chiaro come si raccordassero i colonnati, quello del lato N era comunque di proporzioni ridotte. La cronologia del monumento non è determinata (il Kourouniotis lo assegna al I sec. a. C.); esso rientra, infatti, nei pochi esempî di agorài con portici in facciata il cui canone classico è infranto a N., a Stratos e ad Epidauro, ciò che avvenne solo nella tarda epoca ellenistica.
Il Gerontikòn, o bouleutèrion, è un piccolo teatro con 12 file di sedili in calcare bianco, suddivise in 4 parti da cinque scalette. Un portico era costruito dietro il Gerontikòn. Sul lato S si aprivano 3 ingressi; sotto la cavea, corridoi a vòlta correvano sotto i lati N, O ed E; due scale a N-E e a N-O portavano alla fila più alta dei sedili e ad una tribuna che era posta sull'ultima fila. La costruzione, forse in origine scoperta, deve essere della fine dell'età ellenistica; ma vi si riconoscono rimaneggiamenti databili al I sec. d. C. e un chiaro e completo rifacimento del III d. C.
Il teatro è un vasto edificio della cui cavea rimangono 48 gradini in calcare; tre diazòmata dividono la cavea in tre parti (le due inferiori di 12 file ciascuna sono ripartite in 8 settori da 9 scale; la parte superiore aveva un numero doppio di scale). Un ponte collegava la sommità della cavea con la parte E della città. L'orchestra descrive un intero cerchio di 27 m di diametro. La scena ha subito molte avarie. Tutto l'edificio è stato più volte riattivato e la sua cronologia è incerta.
L'anfiteatro è il più grande edificio a carattere teatrale di Nisa. Benché la parte N sia semidistrutta, resta tuttavia molto del suo possente impianto sul torrente; la parte S è anch'essa in rovina; il lato O non presentava particolari difficoltà costruttive; ma sul lato E del semicerchio si nota tutta la possanza della costruzione con piedritti colossali, archi, passaggi a vòlta, ecc. L'arena era di m 192 × 44; il letto del torrente non ne attraversava l'asse centrale ma era leggermente spostato a O. La forma allungata della costruzione la rende simile ad uno stadio (come, ad esempio, lo stadio di Laodicea).
Il Ginnasio, è una piazza di m 165 × 70, e si può dire dell'edificio, rovinato in tempi recenti, non resti molto sopra suolo. Attorno alla piazza corre una larga fossa che è da identificare con i porticati. Da alcuni indizi si possono rilevare le dimensioni relative e la situazione dei portici (le colonne poggiavano sui singoli dadi di base e l'altezza di questi variava sui quattro lati). Le parti decorative recuperate vanno riferite alla tarda antichità e trovano strette analogie con alcuni particolari del Palazzo di Diocleziano a Spalato; è infatti a questo periodo che, più precisamente, va assegnato il Ginnasio di Nisa.
Ad E dell'anfiteatro è una grande costruzione che è stata identificata come terma, la cui pianta è chiara solo in parte, ma tale tuttavia da far supporre l'edificio particolarmente imponente.
A N del Ginnasio è la biblioteca, una grande sala di m 14,80 × 13,40, con entrata a S. Lungo i muri O ed E sono situati pilastri molto aggettanti e tra essi si dispongono tre nicchie quadrangolari che si sovrappongono in più piani. Dietro i muri esterni, al piano terra, sono profonde stanze a vòlta e corridoi con nicchie che dovevano essere collegate con la sala (com'è palese sul lato N).
Scarsissimi resti di templi sono stati identificati in più luoghi, con risultati, però, del tutto negativi quanto a ritrovamenti.
Delle mura ellenistiche non è rimasto segno; poche tracce della cinta tarda affiorano a N-E dell'agora.
Il braccio sinistro del torrente Assar-dere segna il confine O della città; è qui che inizia la necropoli con gruppi di sepolcri allineati, o disposti su livelli diversi, sempre costruiti e piuttosto ricchi, collegati da strade di cui sussistono tracce. In genere l'edificio tombale consisteva di una cantina a vòlta e di una stanza sopraelevata, coperta a vòlta anch'essa: le deposizioni potevano essere murate o in sarcofago isolato.
Nel 1907 e 1909 furono eseguiti a N. degli scavi dopo la sua identificazione a N-O di Sultanhissar; nel 1921-22 vi scavarono i Greci (K. Kourouniotis) con campagne sistematiche. Con il passaggio dell'Anatolia ai Turchi, vi furono intrapresi i lavori per liberare la biblioteca e parte della vasta necropoli a N-O della città. Interessante scoperta è stata quella delle poche tracce del Ploutonion nel villaggio di Acharaka a S-O di N. (Strab., Geogr., xiv, 649).
Bibl.: M. Clerc, in Bull. Corr. Hell., IX, 1885, p. 124 ss.; G. Radet, ibid., XIV, 1890, p. 224 ss.; W. Judeich, in Ath. Mitt., XV, 1890, p. 281 ss.; F. Hiller von Gärtringen-O. Kern, in Ath. Mitt., XVIII, 1893, p. 333 ss.; W. Diest, Nysa and Maeandrum, in Jahrbuch, Erganz., X, Berlino 1913 (soprattutto pp. 30-61, H. Pringsheim); B. Schweitzer, in Arch. Anz., Jahrbuch, XLVII, 1922, c. 340 ss.; K. Kourouniotis, in Deltion, VII, 1921-22, 1924, p. 1 ss.; 227 ss.; W. Ruge, in Pauly-Wissowa, XVII, 19367, c. 1631 ss., s .v., n. 10; W. B. Dinsmoor, The Architecture of Ancient Greece, Londra 1950, p. 377; R. Martin, Recherches sur l'agorà grecque, Parigi 1951, pp. 451, nota; 515; B. Pace, in Rend. Lincei, S. VIII, X, 1955, p. 14 ss.; M. Poëte, La città antica, Torino 1958, pp. 320-23. Per le sculture, le iscrizioin e le monete: Ph. Le Bas-W. H. Waddington, Voyage arch. en Grèce et en Asie Mineure, Parigi 1847, nn. 1652 e 1666; J. R. S. Sterret, in Papers Am. School Athens, II, 1883-84, 1888, passim; G. Mendel, Catalogue Sculpt. Mus. Imp. Ottom., II, Costantinopoli 1914, nn. 327 e 1180; L. Robert, in Hellenica, I, 1940, p. 144 ss. Per le monete: B. V. Head, Historia numorum, Oxford 1911, p. 654.