NILO di Grottaferrata, santo, detto anche di Rossano
Nato verso il 910 da una delle prime famiglie di Rossano, ricevette un'educazione molto accurata. A trent'anni dopo grave malattia abbandonò il mondo, per condurre vita penitente nella regione del Mercurion sotto la guida dei Ss. Giovanni, Zaccaria e Fantino. Le frequenti incursioni dei Saraceni lo ricondussero alle montagne presso Rossano, dove fondò il monastero di S. Adriano. Per sottrarsi alla ressa dei visitatori e alla dignità episcopale offertagli dai suoi concittadini, partì per la Campania, e dall'abate di Montecassino Aligerno ottenne un territorio, su cui fondò il monastero di S. Michele di Vallelucio. Dopo quindici anni cercò un rifugio più aspro e più remoto nei pressi di Gaeta, dove eresse il monastero di Serperi. Qui ricevette una visita dell'imperatore Ottone III, il quale invano tentò di condurre con sé a Roma il santo che vi era andato qualche mese prima per impetrare un trattamento più umano verso il deposto antipapa Filagato (Giovanni XVI), suo compatriota.
Trascorso un decennio, fuggì anche dal ducato di Gaeta, trovando ospitalità nel monastero di S. Agata, ai piedi del Tuscolo. Avuto in dono dal conte Gregorio di Tuscolo un vasto possedimento, gettò fra i ruderi grandiosi di ville romane (tra cui la grotta o Crypta ferrata, sotto l'attuale campanile) le fondamenta di un nuovo monastero. Ma venne a morte poco dopo, il 26 settembre 1004, e la salma fu deposta nell'oratorio, dove stava per sorgere la celebre badia di Grottaferrata.
La biografia del santo attribuita al discepolo S. Bartolomeo, per la dovizia dei particolari e per i non scarsi pregi letterarî è il capolavoro dell'agiografia bizantino-calabrese. Essa pone in chiara luce l'attività civile e culturale di S. Nilo. Amante degli studî e buon calligrafo, questi dedicava e faceva dedicare ai suoi monaci ore fisse alla trascrizione di codici e allo studio del canto. Esistono tuttora manoscritti copiati da lui e dai suoi discepoli. Delle sue lettere, che a detta del biografo avrebbero formato un libro, non ce n'è pervenuta nessuna; soltanto si ha notizia di lettere ai giudici di Bisignano, al notario dell'emiro di Palermo per ottenere la liberazione di tre suoi monaci fatti schiavi, a Leone abbate dei Ss. Bonifacio e Alessio sull'Aventino in favore di S. Adalberto di Praga, suo ospite a Vallelucio, e a Filagato antipapa per indurlo a rinunciare alla sede usurpata. Si conservano di lui un ufficio in onore di S. Benedetto, un contacio in onore di S. Nilo Sinaita, giambi all'apostolo S. Paolo e pochi altri versi.
Ediz e bibl.: La biografia greca ed. M. Caryophylus, Roma 1624; Acta Sanctor., settembre, VII, pp. 282-342; Migne, Patrol. Gr., CXX, coll. 15-165; G. Minasi, S. Nilo di Calabria, Napoli 1892; A. Rocchi, Vita di S. N. volgarizzata da D. A. R., Roma 1904; S. Gassisi, I manoscritti autografi di S. N. Juniore, in Oriens Christianus, IV (1904), pp. 308-70; id., Innografi italo-greci. Poesie di S. N. Juniore e di Paolo Monaco, ibid., V (1905), pp. 26-82. Cfr. anche J. Gay L'Italie méridionale et l'Empire byzantin (867-1071), Parigi 1904.