ERIZZO, Nicolò
Detto Bartolomeo, nacque il 22 ott. 1661, a Venezia, da Francesco di Nicolò, del ramo a S. Martino, e da Caterina Da Mula di Nicolò di Giovanni. Intraprese giovanissimo la carriera militare. La scelta fu suggerita anzitutto dalle non floride risorse di cui disponeva la famiglia, e poi dallo stato di guerra, pressoché incessante, che interessò la Repubblica lungo tutta la seconda metà del XVII secolo.
Come è noto, l'adesione di Venezia alla Lega santa ebbe uno sfolgorante inizio con la conquista della Morea, e proprio nella penisola il ventitreenne E. si batté contro i Turchi, sotto il comando di Fr. Morosini, partecipando anche (1686) all'assedio e alla conquista di Navarino. Eletto provveditore straordinario a Cattaro, il 2 sett. 1690, lasciò Venezia nel maggio '91 sotto buona scorta, "stante qualche infestazion in Golfo"; quindi si distinse alla presa di Valona, dove fu sconfitto il pascià di Scutari; a testimonianza del valore dimostrato, nello stesso anno il proto dell'Arsenale, Sigismondo Alberghetti, gli dedicava un suo libro sulle artiglierie (Direttore delle projettioni orizzontali ...).
Nominato commissario in Dalmazia, l'8 ott. '95, non se la sentì di prolungare la permanenza nella regione e, pur di tornare in patria, si adattò ad assumere un impiego minore, quello di avvocato sopra gli Uffici di Rialto, che sostenne dal 22 nov. '95 al 23 maggio '97, dopo di che il suo nome non compare più, per alcuni anni, nei registri del Segretario alle Voci.
Lo scoppio della guerra di successione spagnola e il divampare delle ostilità nella Valpadana dovevano riproporre la sua figura all'attenzione del patriziato, ed il 5 marzo 1701 l'E. veniva eletto provveditore straordinario a Crema, ma la nomina non ebbe luogo per essere stato scoperto debitore di imposte arretrate: regolate dunque le pendenze fiscali, il 15 ottobre entrava a far parte dei quattro nobili destinati all'obbedienza del provveditore generale in Terraferma, e di lì a poco (14 luglio 1702) accettava l'importante carica di provveditore straordinaro al di là del Mincio.
Ora, se la campagna del 1702 non aveva comportato danni eccessivi alle province della Serenissima, per essersi svolte le operazioni militari quasi del tutto fuori dei suoi territori, quella del 1703 si faceva prevedere ben grave, a causa delle intenzioni di L. J. duca di Vendôme di allagare vaste estensioni del Veronese, sia per bloccare G. v. Starhemberg, sia per ritorsione contro Venezia, accusata di connivenza con gli Imperiali. Compito dell'E. fu soprattutto quello di raccogliere informazioni (e a tal fine si valse di una fitta rete di spie e confidenti), per poter prevenire le mosse dei contendenti, spostando le truppe venete dove maggiormente ne urgeva la presenza; poi, quando nel maggio del 1703 fu chiaro che il Vendôme intendeva assalire gli Austriaci nel Tirolo, l'E. fissò la sua residenza a Desenzano, e stavolta cercò in tutti i modi di agevolare l'operazione in corso, dal momento che essa coincideva con l'aspirazione veneziana di portare il campo di battaglia fuori dai propri confini.
Tutto sommato l'E. riuscì nell'intento, e l'anno seguente poteva rimpatriare, accompagnato dal plauso poetico degli accademici Erranti di Brescia, che, a nome della città riconoscente dello scampato pericolo, potevano celebrare nell'uomo la compresenza di lettere, armi, politica, non meno che bontà e gentilezza di costumi.
A Venezia l'E. fu eletto consigliere ducale, ma rifiutò la prestigiosa carica per assumere quella, certamente meno impegnativa e più remunerata, di avvocato per le Corti, che tenne dal dicembre del 1704 al settembre 1706; entrò quindi a far parte del Senato, e fu provveditore in Zecca al pagamento dei Prò dal novembre 1706 al marzo dell'anno successivo, poi tornò ad incarichi di natura militare: provveditore alle Fortezze dal 14 maggio 1707 al 13 maggio 1708 e provveditore alle Artiglierie dal 15 maggio 1708 al 14 maggio 1709 e ancora dal 18 ag. 1709 al 17 ag. 1710; quindi divenne savio alle Acque, fino al 21 sett. dell'11, allorché fu eletto catasticatore nella Terraferma, ma per non ricoprire l'incarico si fece votare avvocato a Rialto, il 27 settembre.
A questo punto, nella vita dell'E. si apre un decennio segnato da un intenso, e talora vorticoso succedersi di elezioni a magistrature spesso rifiutate o esercitate per pochi mesi, il cui elenco risulterebbe defatigante e probabilmente inutile esercizio; ci sfugge in parte il significato di una carriera così frammentaria, la cui spiegazione più plausibile potrebbe consistere nel rifiuto - deliberatamente pianificato e per seguito - di emergere con decisione nell'agone politico, in obbedienza alle esigenze, soprattutto economiche, della "ragion familiare".
Di qualche rilievo fu il provveditorato alla Sanità oltre il Mincio, sostenuto dall'8 genn. al 16 nov. 1713; il contagio interessava gli Stati austriaci e la Svizzera, e il compito dell'E. era quello di impedire le comunicazioni con quei paesi.
A tal fine l'E. si portò subito a rafforzare i presidi dei valichi, e il 17 gennaio scriveva da Salò (cfr. Arch. di Stato di Venezia, Provveditori alla Sanità, p. 401, ad diem): "Posposti li riguardi tutti dell'horrida staggione, e delle strade de' monti difficultate da fortissimi ghiacci, m'espongo al viaggio, per riveder a quelle parti i confini, e riconoscere con qual diligenza [siano] guardati li posti, et assicurati li furtivi passaggi"; di particolare interesse, nel suo carteggio col Senato, le notizie e gli elenchi di morti o ammalati provenienti da Vienna, Praga ed altre regioni dell'Impero.
Poi, nel corso dell'ultimo conflitto con il Turco gli fu affidato ancora una volta un incarico di tipo militare, e dal 13 genn. 1716 all'8 marzo 1718 fu provveditore sopra i Lidi, ebbe cioè il controllo dei forti che difendevano la laguna veneta, da Brondolo alla foce del Piave.
Coadiuvato dal maresciallo J. M. Schulenburg e dall'architetto Andrea Tirali, per due anni l'E. - nonostante la sua "notoriamente abbattuta salute" - provvide ad una meticolosa radicale opera di rafforzamento di quelle strutture, sforzandosi di realizzare le "eruditioni militari, datemi in lunghe vigilie dal famoso ingegnero conte Verneda, mio celebre maestro in Teorica nelle fortificazioni di Corfù, ch'ho veduto nascere e quasi compiere sotto il mio occhio, non meno che in pratica dal valoroso conte maresciallo Koenigsmarck in tutti li acquisti da lui fatti nella passata fortunatissima guerra"; ancora, nella pur remota ipotesi che il nemico avesse cercato di violare le lagune, l'E. elaborò un progetto difensivo basato su un parco di 270 cannoni e su un'ordinanza di 15.000 fanti e 3.600 cavalli in grado di essere rapidamente spostati dall'uno all'altro forte grazie ad un "corpo volante" di trenta galeotte, convinto com'era che mai gli abitanti del Lido avrebbero avuto animo bastante per difendersi da soli, "stante il genio di questa-plebe assai lontano da simile vocatione".
Negli anni che seguirono, la carriera dell'E. conobbe un notevole salto di qualità: fu nominato consigliere ducale, savio alle Acque (1724-25), deputato al Militar (1725-26 e 1734-35), provveditore all'Arsenale (1727. 1731-32, 1735), provveditore alle Fortezze (1729-30) e aggiunto provveditore alle Beccarie (1733-34).
Negli ultimi tre anni di vita non andò più in Senato; morì nel suo palazzo di S. Martino l'11 dic. 1738.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Misc. codd. I, Storia veneta 19: M. Barbaro-A. M. Tasca, Arbori de' patritii..., III, c. 420; Ibid., Segretario alle Voci. Elezioni del Maggior Consiglio, reg. 24, c. 104; reg. 25, cc. 2 s., 6, 53, 68, 110 s., 135; reg. 26, cc. 1 s., 23, 111, 131; Ibid., Elezioni dei Pregadi, reg. 20, c. 131; reg. 21, cc. 36, 39 ss., 86 s., 90, 94, 104, 106, 124, 127, 135, 139, 152, 155 s., 176; reg. 22, cc. 40 s., 43, 58, 64, 83, 94 s., 101, 107, 109 s., 116, 122, 129, 162, 167, 170, 172; reg. 23, cc. 112, 115, 141 s.; Ibid., Miscellanea codici. Elezioni del Consiglio dei dieci, reg. 67, sub die 21 sett. 1721; Ibid., Avogaria di Comun, b. 159: Necrologi di nobili, sub die 11 dic. 1738; per l'acquisto di alcune proprietà, in unione con i fratelli, Ibid., Savi ed esecutori alle Acque, reg. 324, c. 120v; reg. 326, c. 106v; sul provveditorato a Cattaro, Ibid., Senato. Mar, reg. 157, cc. 92r, 96v; per quello al di là del Mincio, Ibid., Provveditori da terra e da mar, bb. 200-201; Ibid., Lettere dei rettori ai capi del Consiglio dei dieci, b. 40, nn. 190 s., 207, 212, 221, 240; Ibid., Inquisitori di Stato, b. 415, ad annum; sulprovveditorato alla Sanità, Ibid., Provveditori alla Sanità, b. 401 (tutta dedicata all'E.); per quello sopra i Lidi, Venezia, Bibl. del Civico Museo Correr, Mss. P. D. 621 C. III: Libro delle scritture del Proveditor sopra i Lidi; sulsaviato alle Acque del 1724-25, Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. It., cl. VII, cod. 395 (= 8648): Scritture del Magistrato alle Acque, cc. 73r-78r.
Cfr. inoltre: Componimenti degli Accademici Erranti di Brescia per la partenza dell'ill.mo ed ecc.mo sig. Bartolomeo Erizzo Nicolò II Proveditore estraordinario..., Brescia 1704; E. A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, I, Venezia 1824, p. 141; G. C. Zimolo, Tre campagne di guerra (1701-1703) e la Repubblica di Venezia, in Archivio veneto, s. 5, V (1928), pp. 252, 262; C. Argegni, Condottieri, capitani, tribuni..., I, Milano 1936, pp. 326 ss.; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Erizzo, tav. III.