DELLA CASA, Nicolò (Nicolas)
Attraverso le opere di questo incisore, nativo della Lorena e attivo intorno alla metà del sec. XVI, si conosce soltanto la forma italianizzata del nome (Robert Dumesnil, 1865, p. 180).
Fu a lungo identificato con un contemporaneo, Nicolas Beatrizet, detto il Beatricetto, anch'egli originario della Lorena (Zani, 1820), ma è ormai accertato (Passavant, 1860, I, p. 256) che si tratta di due artisti diversi, entrambi attivi in Italia nel medesimo periodo e in uno stesso ambito.
Non si hanno del D. altre notizie che quelle fornite dalle indicazioni di responsabilità che compaiono sulle sue stampe, fatta eccezione per una menzione negli atti del concilio di Trento riferita al D. da De Maio (1978, p. 70, n. 27): vi si può leggere che il 27 genn. 1547 alcuni legati conciliari proposero che a Nicolò Della Casa, che era nipote di Claudio Della Casa, notaio del concilio, venisse assegnato un piccolo beneficio nel suo paese di origine. In tale testo egli è definito "clericus Tullensis diocesis": è dunque plausibile che, a un certo punto della sua vita, avesse intrapreso la carriera ecclesiastica e fosse entrato a far parte del clero della diocesi di Toul, in Lorena.
Stando alle incisioni che ci sono pervenute, sembra che l'attività del D. si sia svolta esclusivamente in Italia, a Roma, nell'ambito della scuola di Marcantonio Raimondi, presso la quale verosimilmente egli apprese l'arte dell'incisione col bulino, o per lo meno perfezionò la sua tecnica, insieme col compatriota Beatricetto. A Roma, inoltre, l'artista conobbe Antonio Salamanca e Antonio Lafrery (altro lorenese), i due mercanti e stampatori che pubblicarono tutte le sue opere.
Probabilmente soggiornò anche a Firenze, entrando in contatto con la bottega di Baccio Bandinelli che, almeno fino al 1545, fornì disegni per le stampe agli incisori (Borea, 1980, p. 264).
Del D. rimane un gruppo di incisioni autografe, delle quali solo due sono datate, mentre altre due stampe, entrambe dotate di riferimenti cronologici, sono prive dell'indicazione di responsabilità che riguarda l'autore. Tra le incisioni autografe è la serie di undici rami (Borea, 1980, p. 276) che riproduce il Giudizio universale di Michelangelo: il grande affresco fu scoperto al pubblico nel 1541 e il D. fu il primo a inciderlo per il Salamanca tra il 1543 e il 1545. Nel 1548 lo stesso Salamanca ne curò la ristampa in secondo stato (Parigi, Bibliothèque nationale; la firma compare soltanto nella scena con la Barca di Caronte: "N. D. La Casa F."). Esiste anche un terzo stato del 1773 di Carlo Losi.
Nel 1544 il D. incise e firmò il Ritratto del duca Cosimo de' Medici in armi (Firenze. Bibl. Marucelliana) e presumibilmente ad un momento non lontano da questa data va riferito anche il Ritratto di Baccio Bandinelli (Roma, Gabinetto nazionale delle stampe), anch'esso firmato, per il quale manca una sicura indicazione cronologica.
Entrambe le stampe ebbero come modello due disegni del Bandinelli e di ambedue furono realizzati due stati. Nel secondo, accanto al nome dell'incisore, compare quello dell'editore A. Lafréry. Il Vasari (1568) erroneamente attribuì questi due ritratti a Enea Vico. Del ritratto del Bandinelli esistono inoltre due copie: in una, cinquecentesca, il nome dell'incisore fu sostituito con la sigla "B.BA.F."; la seconda, del sec. XVII, venne eseguita da Edme De Boulonois.
Al 1547 risale il Ritratto di Enrico II di Francia (Parigi, Bibliothèque nationale), stampa priva di indicazione di responsabilità, ma assegnata al D. per le sue notevoli affinità con l'altra rappresentante il duca Cosimo I di Toscana (Robert Dumesnil, 1865, p. 183). Dell'anno successivo è un'altra incisione anonima in cui è raffigurato uno Scultore nel suo atelier (forse da identificare con Baccio Bandinelli; Parigi, Bibliothèque nationale), siglata da Antonio Salamanca come stampatore, la cui attribuzione al D. è stata recentemente riconfermata (Borea, 1980, p. 264, n. 690).
In base alle date leggibili sulle stampe del D., l'arco di tempo della sua attività è stato delimitato da gran parte della critica (Thieme-Becker; Linzeler, 1932-35; Petrucci, 1964) agli anni tra il 1543 e il 1547, ma può senz'altro essere esteso oltre il 1550, anno in cui Enea Vico incise un Ritratto di Carlo V di cui il D. eseguì la copia in controparte (Parigi, Bibliothèque nationale), non datata, firmata "N. D. La Casa. Lotarin gus. F.". La data del 1550 diviene un termine post quem per la stampa del D., consentendo così di prolungare la sua attività oltre la metà del XVI secolo.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite... [1568], a cura di G. Milanesi, Firenze 1906, V, pp. 427 s. e note di G. Milanesi, pp. 428 n. 1, 432 n. 3; F. Basan, Dict. des graveurs anciens et mod., Paris 1767, I, p. 115; G. Gori Gandellini, Notizie istor. degli intagliatori [1771], I, Siena 1808, p. 202; L. De Angelis, Notizie degli intagliatori... aggiunte a G. Gori Gandellini, VIII, Siena 1810, p. 77; A. Bartsch, Le peintre graveur, XV, Vienne 1813, pp. 279 s., 339 s. (cfr. The Illustrated Bartsch, ... Enea Vico, New York 1985, pp. 172 s., nn. 255 [339] s.; P. Zani, Enc. metodica ... delle belle arti, I, 6, Parma 1820, p. 50 n. 112; C. Le Blanc, Manuel de l'amateur d'estampes, I, Paris 1850, p. 610; J. D. Passavant, Le peintre graveur, I, Leipsic 1860, p. 256; VI, ibid. 1864, pp. 124 s.; A.-P.-F. Robert Dumesnil, Le peintre graveur français, Paris 1865, IX, pp. 180-183; L. Passerini, La bibl. di Michelangelo Buonarroti e gli incisori delle sue opere, Firenze 1875, pp. 176 s., 314; Bibliothèque nationale, Départ. des estampes, A. Linzeler, Inventaire du Fonds Français, Graveurs du XVI siècle, I, Paris 1932-35, pp. 209 s.; A. Petrucci, Panorama dell'incisione italiana, Il Cinquecento, Roma 1964, p. 60 n. 94; R. De Maio, Michelangelo e la Controriforma, Bari 1978, pp. 70 n. 27, 185; E. Borea, in Il primato del disegno (catal.), Firenze 1980, pp. 264, 276; G. C. Williamson, Bryan's Dict. of Painters and Engravers, II, Port Washington, N.Y., 1964, p. 51; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 98 s. (sub voce Casa, Nicolò della).