PILLA, Nicola
- Nacque a Venafro il 1 maggio del 1772, unico figlio di Francesco e Cecilia Fascia.
Le condizioni economiche della famiglia non erano floride ma bastevoli per inviare Nicola a studiare medicina a Napoli, nel 1788, anche se nel 1791 la famiglia lo richiamò a Venafro, non potendo più sostenere le spese della permanenza nella capitale.
A Napoli Pilla fu in contatto con importanti figure della rigogliosa scienza napoletana di fine secolo, tra cui Domenico Cirillo, Filippo Cavolini e Nicola Covelli. Nella sua autobiografia manoscritta, e nella versione edulcorata a stampa, Pilla racconta di come cominciò a intraprendere escursioni naturalistiche sotto la guida di Cirillo, che lo incaricò di aiutarlo nell’ordinamento delle sue collezioni botaniche e zoologiche (Pisa, Biblioteca Universitaria, Fondo Pilla, e a stampa, stesso titolo, Vita del dottor Niccola Pilla: scritta da lui medesimo nell'anno 1837 sessagesimosesto di sua età, Empoli, 1850).
Ambizioso e bisognoso di incrementare il proprio reddito agli inizi difficili della sua carriera di medico, Pilla prese a costituire collezioni di rocce vulcaniche per le quali esisteva un mercato tra le élites colte europee impegnate nella visita d’obbligo al Vesuvio e ai Campi Flegrei, resi celebri dalle descrizioni dell’ambasciatore inglese sir William Hamilton nei tre volumi riccamente illustrati da Pietro Fabris, Campi Phlegraei, Observations on the Volcanoes of the Two Sicilies, 1776-1779.
La collezione sortì l’effetto desiderato. Hamilton, che aveva seguito la corte alla caccia di Venafro, volle visitarla. Pilla ne approfittò per esporre le sue teorie sui vulcani estinti di Rocca Monfina, che Hamilton non conosceva. Al tempo stesso, Pilla allacciò relazioni con alti funzionai della corte, il cui patrocinio sollecitò per tutta la vita. Cogli anni, riuscì a interessare ai suoi guai anche membri della famiglia reale. In attesa di future disavventure editoriali, la prima opera a stampa di Pilla, Saggio litologico sui vulcani estini di Rocca Monfina, di Sessa, e di Tiano, Napoli, 1795, fu accolta favorevolmente dai dotti partenopei. Geologi più avvertiti dei progressi della disciplina, come l’allora famoso Scipione Breislak, professore di mineralogia dell’artiglieria reale del Regno delle Due Sicilie la ignorarono (Topografia fisica della Campania, Firenze, 1778). Nella sua autobiografia, Pilla dichiarava di essere stato precorritore della teoria dei sollevamenti dei coni vulcanici per improvvise esplosioni di energia endogena, mentre il testo dell’opera parla di successive attività eruttive e dell’accumularsi di colate laviche durate migliaia di anni.
Allo scoppio della Rivoluzione napoletana, e con l’arrivo delle truppe francesi, nel gennaio del 1799 Pilla venne posto alla testa della municipalità di Venafro. Nelle apologie che redasse a proposito della sua carriera, non negò mai l’errore giovanile di essere stato repubblicano. Sopravvisse alla controrivoluzione, alternando periodi di residenza a Venafro e a Napoli. Se nella sua autobiografia, che va letta con particolare attenzione critica, Pilla parlava delle sue attività amministrative durante la seconda occupazione francese come di accidenti, risulta chiaro che collaborò attivamente coi servizi sanitari dell’esercito francese. Nel 1805 convinse le autorità militari a stabilire un ospedale nel convento degli Alcantarini di Venafro, che non fu soppresso alla Restaurazione e di cui assunse la direzione a titolo gratuito; nel 1813 gli venne inoltre chiesto di svolgere una missione segreta per individuare un luogo adatto per ospitare i malati di mente alloggiati presso gli Incurabili di Napoli. Pilla suggerì l’ex-convento della Maddalena dei minori osservanti di Aversa. Gli fu offerta la direzione retribuita, che rifiutò. Il manicomio di Aversa divenne ben presto un’istituzione tristemente nota in tutta Europa.
Le pubblicazioni di Pilla nel periodo francese rispondono al criterio di scienza utile promosso dall’Impero (Memoria sulla endemia del circondario di Venafro, Venafro, 1810) ma riflettono anche interessi e attività teoriche non più limitate solo all’élite sociale e accademica. Al pari di colleghi in tutta Europa, soprattutto medici, Pilla era affascinato dal tema dell’elettricità e dei fenomeni di attrazione e repulsione tra cariche elettriche. Con Buffon sosteneva che il dissolvimento di piante e animali liberava molecole organiche, i mattoni di ogni forma vivente. A ragione di fenomeni di attrazione galvanica, le molecole si ricomponevano per dare vita agli insetti. Dopo successive catastrofi globali, le forze galvaniche riproducevano forme di vita sempre più complesse (Veduta generale della generazione degli insetti, in Giornale enciclopedico di Napoli, V (1811), t. II, pp. 97-113)
La libertà speculativa costò cara a Pilla. Pubblicava a Napoli, nel 1817, Il galvanismo nel suo rapporto colla riproduzione animale ovvero teoria della generazione, in cui descriveva i fenomeni della riproduzione umana nei termini delle attrazioni molecolari già descritte per la generazione degli insetti. Aggiungeva lunghi capitoli di spiegazione galvanica dell’atto sessuale, invocando la presenza in ogni uomo e donna di una quantità data di fluido galvanico, i cui residui, una volta compiuta la crescita, mettevano in atto l’attività sessuale. La critica del vitalismo metodologico di Marie François Xavier Bichat e della scuola medica post-rivoluzionaria francese, unitamente alla ferma difesa di un’interpretazione affatto materialistica dei fenomeni vitali gli attirò le ire del cardinale Luigi Ruffo-Scilla, arcivescovo di Napoli, e del re. Sorge tuttavia il dubbio che il linguaggio e le esplicite metafore sessuali dell’opera potessero aver contribuito a recare offesa al pudore cristiano. Pilla parla dell’invidia dei colleghi che tramavano contro di lui, mentre l’unica recensione critica, redatta da Luigi Chiaverini, allievo di Lamarck e affermatosi in Francia per i suoi lavori sul sistema nervoso, era severa ma improntata a rispetto, e mai sollevava accuse di materialismo, che era semmai apprezzato. Inoltre, idee analoghe erano espresse nel saggio Introduzione alla teoria del movimento universale (Napoli, 1819), recensito con prudente favore da Nicola Covelli e che non sembra aver suscitato le ire censorie.
Nella sua autobiografia Pilla parlava al lungo delle manovre con cui cercò di placare il dispiacere reale, ottenendo piccole soddisfazioni ma nessuna riabilitazione. Allude anche al fatto che fu sospettato di aver aderito alla carboneria e di essersi espresso a favore dei moti del 1820-1821, ma abbiamo solo la sua parola.
Contribuì diversi saggi al Giornale enciclopedico di Napoli, diretto da Michele Tenore, scritti che poi riprese in opere successive. In particolare, estese i suoi studi geologici, meno controversi, all’intera Campania, ma volle anche espandere le proprie riflessioni sulla polarità galvanica a tutto l’universo, dichiarandosi al tempo stesso precorritore delle teorie polari della scuola di filosofia naturale tedesca: un’affermazione non suffragata da evidenze testuali. Nel 1851, verso la fine della sua vita pubblicò a Pisa una Istituzione cosmo-medica ad uso di insegnamento pubblico, in cui riassumeva le sue tesi più controverse, presentate come un commento ai testi del Genesi.
Pilla si sposò tre volte. Nel 1793, per ragioni economiche, con Maddalena Macchia, più anziana di lui; nel 1795 con Anna Macchia, cugina quindicenne della prima moglie, da cui ebbe undici figli, tra cui Leopoldo Pilla; nel 1818, pochi mesi dopo la morte della seconda moglie, sposava Nicolina Macchia, parente delle precedenti, da cui ebbe almeno cinque figli (A. Sorbo, Cronologia dei principali fatti riguardanti la vita di Leopoldo Pilla e del Padre Nicola, in Leopoldo Pilla 1805-2005, Venafro, 2009, pp. 101-109).
Morì a Venafro nel 1855.
Opere. Regolamenti per l'ospedale civile di Venafro, Venafro 1813; Geologia volcanica della Campania del dottor Niccola Pilla. Parte 1-2, Napoli 1823; Le mie vedute su la sanità e la longevità, opuscolo anonimo seguito da tre memorie, Napoli 1826; Trattato elementare sulla scienza della vita: in applicazione pratica allo studio de morbi acuti autunnali (cholera europeo) dominanti del Regno di Napoli: ad uso d'insegnamento per la gioventù medica napolitana, Napoli 1833.
Fonti e Bibl.: L. Chiaverini, Il Galvanismo nel suo rapporto con la riproduzione animale, in Giornale enciclopedico di Napoli, XIII (1819), t. II, pp. 280-291; N. Covelli, Introduzione alla teoria del movimento universale, ibid., t. III, pp. 33-46; A. Zazo, N. P. (1772-1855) in alcuni documenti inediti della sua attività scientifica, Samnium, XL (1967), pp. 322-329; A. Sorbo, Leopoldo P.: un intellettuale nel Risorgimento, Isernia 2003, passim.