MALETTA, Nicola
Di nobile famiglia siciliana, nacque nella prima metà del XIII secolo. Palumbo ipotizza che discendesse da un ramo secondario di area otrantina, e fosse figlio del Riccardo vicino a Federico II, presente al colloquio generale del 1255 tra papa Alessandro IV e i fautori di Manfredi di Svevia.
Durante il regno di Manfredi, il M. spogliò il messinese Pasquale de Marino dei feudi che possedeva nella piana di Milazzo, quando costui andò in esilio dalla Sicilia per rimanere fedele al papa. In Sicilia aveva due casali, nel Val di Mazara: Melia, in contrada "Rachaltaul", tra il casale di S. Stefano e la terra di Castronovo (oggi Castronuovo di Sicilia), e "Rachalmingili", presso Castronovo, dove possedeva anche una grande casa, detta Sala, presso la chiesa di S. Nicolò.
Dopo la battaglia di Benevento, nella quale morì Manfredi (26 febbr. 1266), il M. fu uno dei principali sostenitori del giovane Corradino di Svevia, figlio di Corrado IV, nella lotta contro gli Angioini. Il 26 ott. 1266 Carlo I d'Angiò si lamentò con i Pisani perché con il loro favore il M. aveva allestito tre grandi galee armate di soldati tedeschi, due a Pisa e una a Piombino, per inviarle in Calabria e in Sicilia a sostegno di Federico Lancia e di altri ribelli vicini a Corradino.
Inizialmente il M., Federico, figlio del re di Castiglia, e Corrado Capece si recarono in Africa settentrionale e ottennero aiuti dal re di Tunisi. Il Capece e il M. fecero scalo a Pantelleria, dove furono accolti da Palmeri Abbate, capitano dell'isola, che giurò loro fedeltà e impose agli abitanti una colletta per sostenere la spedizione antiangioina. Con l'aiuto di alcuni notabili saraceni, furono raccolti 22.500 bizantini d'argento, consegnati ai ribelli. Nell'estate del 1267 Capece e il M. sbarcarono infine a Sciacca con 800 fanti tedeschi, toscani, iberici, africani e 20 cavalli. In una lettera di Clemente IV si dice, invece, che l'esercito dei ribelli era composto di 300 cavalieri tedeschi, 100 cavalieri latini e 100 arcieri saraceni. In ogni caso, essi invasero molti luoghi, castelli e città in nome di Corradino, e presero alcuni soldati di stanza in Sicilia al servizio di Carlo I d'Angiò.
Dopo essersi impadroniti di Catania, dove uccisero alcuni soldati provenienti dalla Francia e dalla Piccardia, il M., Federico di Castiglia, Corrado Capece e altri magnati siciliani assediarono Palermo. Il M. promosse la ribellione antiangioina della Sicilia centrale, concordò una tregua con Guglielmo di Naro e si asserragliò a Caltanissetta, per la sua posizione favorevole. Dopo la sconfitta di Tagliacozzo e la decapitazione di Corradino, avvenuta a Napoli il 29 ott. 1268, le postazioni filosveve caddero a poco a poco in mano agli Angioini.
Nel 1269 crollò anche Caltanissetta, ultima roccaforte sveva, assediata da Robert de Saint-Yon, e il M., tradito dai suoi, fu catturato, portato a Messina e impiccato.
L'11 luglio 1272 Carlo I d'Angiò concesse i casali di Melia e "Rachalmingili" ai cavalieri provenzali Raymond Dattilo e Ferrand d'Aix, a metà indivisa. Il 16 dic. 1275 i cavalieri divisero i beni confiscati alla famiglia Maletta, Ferrand prese tutto il casale "Rachalmingili", Raymond tenne l'intero casale Melia, i beni feudali di Enrico de Boneta, morto senza eredi, posti nel territorio di Caltavuturo, la grande casa di Castronovo appartenuta al M., una vigna nel vicino casale Mercurio, nelle pertinenze della terra di Castronovo, confiscata ai fratelli Orlando, Manfredi e Maciotta (ossia Matteo), figli di Enrico Maletta. Nel secolo XIV il feudo Melia apparteneva al cavaliere Matteo Maletta, ma il 10 marzo 1339 fu aggiudicato a Giovanni de Calvellis, per la dote ricevuta da Matteo in ragione del matrimonio con Florencia, figlia di Giovanni. Invece, nel Trecento la terra di Castronovo e il casale "Rachalmingili" erano di Raffaele Doria e rendevano 230 onze annue.
Fonti e Bibl.: Bartholomaeus de Neocastro, Historia Sicula, a cura di G. Paladino, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XIII, 3, p. 10; Annales Placentini gibellini, a cura di G.H. Pertz, in Mon. Germ. Hist., Scriptores, XVIII, Hannoverae 1863, pp. 525, 529; Codice diplomatico del regno di Carlo I e II d'Angiò, a cura di G. Del Giudice, I, Napoli 1863, p. 190; I registri della Cancelleria angioina, a cura di R. Filangieri, I, Napoli 1950, p. 28; VIII, ibid. 1957, p. 72; XIII, ibid. 1959, pp. 29, 38, 83, 151, 154; C. Minieri Riccio, Della dominazione angioina nel Reame di Sicilia, Napoli 1876, p. 35; M. Amari, La guerra del Vespro siciliano, Firenze 1888, I, pp. 42, 53; II, p. 42; K. Hampe, Geschichte Konradins von Hohenstaufen, Innsbruck 1894, pp. 67, 191; P.F. Palumbo, Manfredi Maletta gran camerario del Regno di Sicilia, in Riv. stor. del Mezzogiorno, XIII (1978), pp. 96, 146; E. Pispisa, Il regno di Manfredi(, Messina 1991, pp. 38, 67 s., 144, 150; L. Sciascia, Le donne e i cavalier gli affanni e gli agi, Messina 1993, p. 121; L. Catalioto, Terre, baroni e città siciliane nell'età di Carlo I d'Angiò, Messina 1995, ad indicem.