PARUTA, Niccolo
PARUTA, Niccolò. – Nacque probabilmente negli anni Venti o all’inizio degli anni Trenta del Cinquecento dal ricco cittadino veneziano Gian Giacomo Paruta, che a quanto pare gli permise di acquisire una buona formazione culturale, tale da comprendere la conoscenza del greco e dell’ebraico. Non si conosce il nome della madre. La prima data documentata della sua biografia è il 1560, quando risulta menzionato nella comunità degli esuli italiani a Ginevra, dove egli aveva accompagnato il patrizio veneziano Andrea Da Ponte, fratello del futuro doge Niccolò Da Ponte e in seguito pastore calvinista. Nonostante la più tarda tradizione sociniana abbia annoverato Paruta tra i partecipanti ai cosiddetti collegia Vicentina del 1546, le presunte matrici delle discussioni antitrinitarie nella Repubblica di Venezia, non c’è alcuna prova di suoi orientamenti anabattisti o antitrinitari prima del soggiorno ginevrino. La scelta di emigrare proprio nel centro dell’ortodossia riformata suggerisce piuttosto che in un primo momento egli facesse propria la fede calvinista e che maturasse orientamenti più radicali solo in Svizzera, dove tra gli esuli italiani religionis causa fervevano i dibattiti sul battesimo dei fanciulli e sul dogma trinitario.
Dopo aver acquisito a Ginevra la fama di essere «pessimum […] anabaptistam arrianum», come registrò Scipione Lentulo in una nota scritta un decennio più tardi (Berna, Burgerbibliothek, Cod. A 93/7, c. 24v), Paruta si stabilì ad Austerlitz (Slavkov) in Moravia, dove giunse entro l’estate del 1561. Sposatosi con una sorella del nobile bolognese Ludovico Fieri (o Fiera, originario di Mantova, scomunicato come anabattista e antitrinitario dal sinodo riformato di Chiavenna del 1561, poi esule in Polonia, Moravia e Transilvania), Paruta non tardò a diventare uno dei protagonisti della rete di esuli italiani anabattisti e antitrinitari nell’Europa centrorientale. Tra le sue frequentazioni merita segnalare il medico padovano Niccolò Buccella, che visse ad Austerlitz fino al 1562, con il quale Paruta mantenne rapporti epistolari anche negli anni seguenti. Nell’autunno del 1564, dopo essere stati espulsi dalla Polonia, giunsero ad Austerlitz Valentino Gentile, Giampaolo Alciati e il vecchio Bernardino Ochino, che morì di lì a poco in quello stesso anno, ospite in casa di Paruta. Un altro italiano da lui accolto per qualche tempo fu l’artigiano veneziano Marcantonio Barotto (o Varotta) la cui confessione presentata all’inquisitore di Udine il 21 gennaio 1567, al termine di un lungo viaggio nel mondo riformato europeo (ed. in Caccamo, 1970, pp. 194-216), contiene alcune informazioni sul modo in cui Paruta viveva ad Austerlitz: ancora ricco, possedeva una casa, delle vigne e anche una fornita biblioteca, ed era ministro della congregazione degli anabattisti «samosateniani». Da Austerlitz Paruta poteva incontrarsi a Vienna con esuli che condividevano le sue dottrine religiose e per tramite di Fieri tenersi in contatto con i radicali transilvani (cfr. la lettera di Franceso Vacca a Camillo Sozzini, Vienna, 25 nov. 1569, in Aggiunte all’epistolario di Fausto Sozzini 1561-1568, a cura di V. Marchetti - G. Zucchini, Warszawa 1982, p. 146).
Dopo un decennio trascorso ad Austerlitz, Paruta si trasferì in Polonia e forse in Transilvania: nel 1571 o ’72 era a Cracovia, dove ebbe modo di discutere con l’esule greco-italiano Giacomo Paleologo, al quale espresse la sua disapprovazione dell’invocazione del nome di Gesù praticata dai Fratelli polacchi nella liturgia del battesimo (Defensio Francisci Davidis (1582), a cura di M. Balázs, Utrecht 1983, p. 341). All’inizio del 1573 Paruta viveva a Kolozsvár (Cluj), dove affiancò Ferenc Dávid nella disputa teologica sulla compatibilità della cristologia non adorantista con la dottrina protestante della giustificazione per sola fede da essi sostenuta contro le obiezioni sollevate da Johannes Sommer e Giacomo Paleologo. Dopo aver dapprima trovato ospitalità con la sua famiglia nella casa di Dávid a Kolozsvár (cfr. la lettera di Giorgio Biandrata ad Andrea Dudith, Kolozsvár, 24 nov. 1573, in A. Dudithius, Epistulae, a cura di L. Szczucki - T. Szepessy, II, Budapest 1995, pp. 558-559), Paruta visse gli ultimi anni della sua vita a Nagyenyed (Aiud) in una casa di proprietà di Biandrata, e morì poco prima del 5 marzo 1581.
L’unica opera superstite di Paruta sono le 11 tesi De uno vero Deo Iehova, scritte probabilmente prima del 1568, durante il soggiorno ad Austerlitz. Tra le sue opere perdute figurava un catechismo, che Barotto poté vedere ad Austerlitz. Prove indirette suggeriscono che egli contribuisse anche alla stesura di un altro catechismo oggi perduto, che Biandrata presentò (forse nel 1573) al sinodo degli unitariani transilvani riunitosi a Radnót (Iernut) (Defensio […], cit., pp. 264-265). Dieci tesi sulla giustificazione per mezzo della grazia che Paruta scrisse unitamente a Dávid in occasione della disputa con Paleologo a Kolozsvár nel febbraio del 1573 possono essere ricostruite sulla base della risposta di quest’ultimo (Cluj, Biblioteca Academiei Romane, MSU 2669, Ad quesita pro thesibus ad dissolutionem questionis pro iustitia R. D. Francisci et D. Nicolai Parutae, cc. 626-665). La tradizione sociniana elenca inoltre una sua perduta lettera del 1574 a Stanisław Lutomierski, sovrintendente dei Fratelli polacchi, nella quale Paruta disapprovava la solenne cerimonia del battesimo pubblico per immersione che essi erano soliti celebrare (Christophorus Sandius, Bibliotheca antitrinitariorum [1684], a cura di L. Szczucki, Varsoviae 1967, pp. 18, 25 s.; Stanislaus Lubieniecius [Lubienecki], Historia Reformationis Polonicae [1685], a cura di H. Barycz, Varsoviae 1971, pp. 40, 193).
Mentre restano poco chiari i destinatari e il preciso contesto della principale opera di Paruta, De uno vero Deo Iehova, le sue tesi ebbero notevole influenza sulla radicalizzazione delle discussioni antitrinitarie nell’Europa centrorientale e provocarono numerose reazioni tra i sostenitori dell’ortodossia trinitaria. L’originalità della cristologia parutiana, identificata dai suoi avversari con l’antica eresia di Paolo di Samosata, risiedeva nel fatto che egli non solo rifiutava il dogma trinitario in quanto non fondato sulla Scrittura, ma negava anche la preesistenza e la divinità di Cristo nonché la natura di persona dello Spirito Santo, in cui individuava soltanto l’agire del potere divino. Solo Dio padre è l’unico Dio Jehovah, mentre a suo giudizio Gesù era solo un essere umano nato dalla vergine Maria grazie all’intervento divino per mezzo dello Spirito Santo e manifestamente dichiarato da Dio come suo Cristo e suo unico figlio primogenito, risorto dalla morte, al quale tutti i credenti devono quindi obbedire come a un profeta e un maestro, ma che non deve essere oggetto di culto né invocato per chiederne l’intercessione. Le radicali conclusioni non adorantiste di Paruta erano incompatibili con le dottrine dei Fratelli polacchi, che restavano fedeli al principio della divinità di Cristo, anche se in senso derivato, e di conseguenza al dovere di adorarlo, mentre erano invece condivise dall’unitariano polacco-lituano Szymon Budny e dalla nascente ala radicale dell’antitrinitarismo transilvano rappresentata da Sommer, Paleologo e Dávid.
Dopo aver circolato in forma manoscritta per alcuni anni, le tesi di Paruta furono al centro di una disputa tra Budny e i suoi avversari protestanti, senza che l’esule veneziano – a quanto pare – ne fosse coinvolto direttamente. Nel 1575, infatti, Budny pubblicò la Ad argumenta Simleri et aliorum quorundam pro duabus in Christo naturis dimicantium […] responsio, che attaccava tra gli altri il teologo riformato di Zurigo Iosias Simler e il luterano Johann Wigand di Königsberg (Prussia), che avevano difeso il dogma tradizionale delle due nature di Cristo contro le critiche degli antitrinitari. In appendice a questo scritto Budny inserì alcuni testi, tra i quali anche le tesi De uno vero Deo Iehova di Paruta, il cui manoscritto gli era stato inviato da un suo compagno di fede di Cracovia. Questa silloge di testi fu stampata a Łosk nel 1575, ma si è conservata solo in una copia manoscritta (ed. in Firpo, 1977). Simler rispose subito a essa con la sua Assertio orthodoxae doctrinae (Zurigo 1575), mentre un’altra reazione all’edizione delle tesi parutiane venne qualche tempo dopo da parte cattolica per iniziativa del gesuita Alfonso de Pisa, allora professore nel collegio della Compagnia a Poznań, autore di una Responsio ad argumenta, quibus Nicolaus Paruta conatur probare suas undecim Theses adversus sanctam Trinitatem, peraltro restata inedita (Roma, Biblioteca nazionale centrale, Ges. 844). Una confutazione pubblicata dai gesuiti di Poznań nel 1581 con il titolo di Assertiones theologicae de trino et uno Deo adversus novos Samosatenicos, basata sul lavoro di de Pisa ebbe un’immediata risposta da parte di Fausto Sozzini con le Assertiones theologicae de trino et uno Deo […] una cum animadversionibus F. Socini (non si conosce alcuna copia della prima edizione, apparsa a Cracovia nel 1581, ma solo di quelle poi edite a Raków nel 1611 e 1618). La disputa tra i gesuiti di Poznań e Sozzini fu proseguita dal canonico di Poznań Gabriel Eutropius Sadecius (z Szadka) con la sua Apologia pro Collegii Posnanienis […] assertionibus (Poznań 1583), cui rispose ancora una volta Sozzini con la Defensio animadversionum in assertiones theologicas Collegii Posnanienis (Raków 1618). Sozzini tuttavia non sosteneva l’unitarismo radicale di Paruta ma l’antitrinitarismo moderato dei Fratelli polacchi. Il non adorantismo dell’esule veneziano fu invece difeso da Paleologo, che manifestò la sua ammirazione per Paruta presentandolo come un protagonista della sua Disputatio scholastica (a cura di J. Domański - L. Szczucki, Utrecht 1994), resoconto di un immaginario concilio universale scritto nel 1575, quando sia Paleologo sia Paruta vivevano in Transilvania. La larga diffusione delle tesi parutiane grazie all’edizione fattane da Budny nel 1575 è dimostrata anche dal fatto che esse furono citate dal dotto caraita Yiṣḥāk ben Abrāhām Troki (1533-1594) nella sua polemica anticristiana Conferma della verità (Ḥizzūq ĕmūnāh; a cura di D. Deutsch, Sohrau 1873).
Opere. Amburgo, Staats- und Universitätsbibliothek, cod. theol. 1972, Nicolai Parutae viri pientissimi De uno vero Deo Iehova fragmenta quaedam disputationum (ed. critica in Firpo, 1977, pp. 329-360).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Padova, Fondo notarile, 2069, c. 396 (1535 IX 6); 2905, cc. 415r-417v; Andreas Wissowatius (Wiszowaty), Narratio compendiosa quomodo in Polonia a trinitariis reformatis separati sint christiani unitarii, in Andreas Wengerscius (Węgierski), Libri quattuor Slavoniae reformatae (1679), a cura di J. Tazbir, Varsoviae 1973, p. 504. A. Pirnát, Die Ideologie der Siebenbürger Antitrinitarier in den 1570er Jahren, Budapest 1961; D. Caccamo, Eretici italiani in Moravia, Polonia, Transilvania (1558-1611), Firenze 1970, 19992; V. Marchetti, Ricostruzione delle tesi antitrinitarie di Niccolò Paruta, in Movimenti ereticali in Italia e in Polonia nei secoli XVI-XVII. Atti del Convegno italo-polacco... 1971, Firenze 1974, pp. 211-268; M. Firpo, Antitrinitari nell’Europa orientale del ʼ’500. Nuovi testi di Szymon Budny, Niccolò Paruta e Iacopo Paleologo, Firenze 1977, passim; R. Dán, Isaac Troky and his ‘Antitrinitarian’ sources, in Occident and Orient. A tribute to the memory of Alexander Schreiber, Budapest-Leiden 1988, pp. 69-82; R. Sievert, Isaak ben Abraham aus Troki im christlich-jüdischen Gespräch der Reformationszeit, Münster 2005; M. Balázs, Ferenc Dávid, in Bibliotheca dissidentium, XXVI, Baden-Baden 2008, pp. 279-280; L. Addante, Eretici e libertini nel Cinquecento italiano, Bari 2010, pp. 86, 89 s., 114, 116, 180.