JAMVILLA (Joinville-Briquenay), Niccolò
Un problema preliminare è costituito dal fatto che nel primo terzo del XIV secolo sono documentati tre Niccolò nella celebre famiglia Jamvilla (Joinville), che sono stati spesso confusi nella letteratura e ridotti a due o addirittura a una sola persona.
Il più importante dei tre Jamvilla nella storia del Regno di Napoli nel primo quarto del XIV secolo fu sicuramente il Niccolò - primo di questo nome - che nacque verso il 1275, secondo figlio di Jean "Trouillard" de Joinville e di Belladama Ruffo. Suo fratello maggiore Goffredo (III, m. 1327) succedette al padre verso il 1310 nei feudi di Venafro, Reinello e Rocca d'Arce, mentre allo J. toccarono Vico del Gargano e Ischitella. Nel 1304 lo J. ricoprì la carica di giustiziere di Terra d'Otranto e, dall'aprile 1306 alla metà del 1307, quella di reggente della Curia regia iustitiae del re Carlo II d'Angiò. Il figlio di quest'ultimo, Roberto, lo nominò verso il 1310 magister marescallarum. Nell'estate e nell'autunno 1314 prese parte alla sfortunata campagna militare degli Angioini contro la Sicilia e fu uno dei negoziatori e dei garanti della tregua conclusa a Trapani il 23 dicembre col re Federico III d'Aragona. Nel 1315 lo incontriamo come giustiziere di Terra di Lavoro.
Il 9 sett. 1317 egli fu nominato da re Roberto vicario a Firenze al posto di Amelio Del Balzo. Prima ancora che potesse prendere possesso della sua carica, nella città dell'Arno, però, vennero rese note alcune sue lettere nelle quali egli aveva apertamente dichiarato di aver intenzione di sopprimere le cariche dei priori delle arti e di gonfaloniere di Giustizia, cosa che avrebbe assunto il significato di un colpo di Stato. Dopo le proteste del procuratore fiorentino a Napoli, Giovanni Rustichelli, che, per guadagnare tempo, continuava a insistere perché almeno lo J. entrasse in carica non prima del 13 gennaio, giorno in cui tradizionalmente il vicario si insediava nella sua carica, il re tornò sulle sue decisioni e nominò vicario a Firenze Diego Della Ratta, mentre lo J. il 17 nov. 1317 fu designato vicario a Roma.
Dall'autunno 1323 sino al 1325 egli ricoprì, per conto del re di Napoli e di suo fratello minore, Giovanni conte di Gravina principe di Acaia, la carica di vicario in Morea.
In questa funzione fu impegnato soprattutto nell'approvvigionamento delle guarnigioni dei castelli e nei combattimenti difensivi contro i Greci che avanzavano da Mistras. Inoltre egli approntò la campagna militare di Giovanni d'Angiò nel Peloponneso nel 1325, che però, per l'incapacità del principe angioino, si rivelò un clamoroso fallimento.
Secondo la versione aragonese della Cronica di Morea, che elogia la sua attività amministrativa in Acaia, egli morì poco dopo la partenza di Giovanni d'Angiò, cioè probabilmente nell'estate o nell'autunno 1325, e fu seppellito nel convento domenicano di Clarentsa (odierna Killini).
Lo J. aveva sposato dopo il 1318 Margherita di Lauria, figlia del famoso ammiraglio e vedova di Ugo di Chiaromonte, matrimonio col quale egli era anche divenuto conte di Terranova; per quanto ne sappiamo la coppia non ebbe figli.
Un Niccolò di Jamvilla (Joinville-Vaucouleurs), quinto figlio di Geoffroi de Joinville-Vaucouleurs e di Mahaut de Lacy, è citato per la prima volta nel Regno nel 1294. Il 17 dic. 1300 ricevette da Carlo II d'Angiò in feudo Miglionico, Grottole e Pietrapertosa. Sposò Giovanna di Lautrec, figlia di Sicardo di Lautrec, visconte di Paulin, nel 1310 tornò in Francia dove, dopo la morte del padre (21 ott. 1314), nel luglio 1315 concluse col fratello maggiore Jean un contratto per la divisione dell'eredità che gli garantì la proprietà di Morancourt, Neuville-à-Mathons, Mussey, Montigny-aux-Ormes e Magneux; morì tra il 29 apr. 1322 e il 31 marzo 1336.
Un terzo Niccolò di Jamvilla (Niccolò [II] de Joinville-Briquenay) era figlio di Filippo de Joinville-Briquenay, cugino dello J., e di Ilaria di Sus. Nacque verso il 1313 e, dopo la morte del padre (18 ag. 1315), gli succedette - sotto la tutela della madre e poi del suo quinto marito Tommaso d'Aquino - come conte di Sant'Angelo dei Lombardi e nei restanti feudi paterni di Alife, Zungoli, Lettere, Gragnano, Serracapriola e Sant'Agata di Puglia. Dopo la morte della madre nel settembre 1334 tornò a lui la controdote di lei, costituita da Nusco, Bagnoli Irpino e Cassano Irpino. Il 29 giugno 1335 fu ucciso da un branco di "malandrini", che probabilmente erano stati assoldati dai suoi stessi vassalli. Presumibilmente non ricoprì uffici pubblici; durante la sua minorità era stato nominato regio ciambellano (carica puramente onorifica). Il 1° ott. 1331, secondo una disposizione del testamento paterno, assegnò al convento francescano di S. Marco a Sant'Angelo dei Lombardi entrate annue per 4 onze d'oro. Dal matrimonio con Giovanna Del Balzo nacquero due figli: Niccolò, che dapprima gli succedette come conte di Sant'Angelo, ma poi entrò nell'Ordine agostiniano e divenne provinciale di Napoli, anche il secondogenito Amelio entrò nello stesso ordine.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Signori, Dieci di Balia, Otto di pratica, Missive - Originali, 2, nn. 123, 123 bis, 123 ter; Arch. di Stato di Napoli, C. De Lellis, Notamenta ex registris regis Caroli II, regis Roberti et Caroli, ducis Calabriae, III, IV, IV bis, ad ind. (anche per Niccolò di Goffredo e Niccolò di Filippo); Napoli, Biblioteca nazionale, Mss., XII.B.45: Capitoli per il reggente dellaCuria regia iustitie, cc. 13r-14v; IX.C.15: C. Borrelli, Apparatus historicus ad antiquos cronologos illustrandos, II, p. 701; Syllabus membranarum ad regiae siclae Archivum pertinentium, II, 2, a cura di A. de Aprea, Napoli 1845, p. 44 n. XII, 1 (per Niccolò di Goffredo); Genealogia di Carlo II d'Angiò, re di Napoli, a cura di C. Minieri Riccio, in Arch. stor. per le provincie napoletane, VII (1882), pp. 239, 241, 261; C. Minieri Riccio, Saggio di codice diplomatico formato sulle antiche scritture dell'Archivio di Stato di Napoli. Supplemento, II, Napoli 1883, pp. 72-75 nn. 58 s.; Libro de los fechos et conquistas del Principado de la Morea, a cura di A. Morel Fatio, Genève 1885, p. 147; Chronicon Siculum incerti authoris…, a cura di G. de Blasiis, Napoli 1887, pp. 6 s. (anche per Niccolò di Filippo); Itinerarium Symonis Semeonis ab Hybernia ad Terram Sanctam, a cura di M. Esposito, Dublin 1960, p. 40; Compilatio cronicarum Regni Sicilie citra et ultra, a cura di F. Giunta, in Studi storici in onore di G. Pepe, Bari 1969, p. 426 (anche per Niccolò di Filippo); Cronaca di Partenope, a cura di A. Altamura, Napoli 1974, p. 132 (anche per Niccolò di Filippo); C. de Lellis, Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli, I, Napoli 1654, pp. 37-41 (anche per Niccolò di Goffredo e Niccolò di Filippo, ma confuso); K. Hopf, Geschichte Griechenlands vom Beginn des Mittelalters bis auf unsere Zeit, I, in Allgemeine Encyklopädie der Wissenschaften und Künste, LXXXV, Leipzig 1867, p. 408; H.-F. Delaborde, Jean de Joinville et les seigneurs de Joinville, suivi d'un catalogue de leurs actes, Paris 1894, pp. 227, 231-236, 392 n. 663, 420 n. 782, 422 s. n. 792, 442 n. 878 (anche per Niccolò di Goffredo, e Niccolò di Filippo); R. Davidsohn, Forschungen zur Geschichte von Florenz, IV, Berlin 1908, p. 546; R. Caggese, Roberto d'Angiò e i suoi tempi, I, Firenze 1922, pp. 214, 236 (anche per Niccolò di Filippo); R. Pescione, Corti di giustizia nell'Italia meridionale, Milano-Roma-Napoli 1924, pp. 96-101; G.M. Monti, Le origini della Gran Corte della Vicaria e le codificazioni dei suoi riti, in Id., Dal secolo sesto al decimoquinto. Nuovi studi storico-giuridici, Bari 1929, pp. 156, 218, 224-226; Id., Sul dominio di Roberto a Firenze e a Genova, in Arch. stor. per le provincie napoletane, n.s., XVIII (1932), pp. 139-145; B. Chiantera, Intorno alla "regalis Curia" e al reggente N. de J., in Arch. stor. pugliese, V (1952), pp. 251-261 (per lo J., ma da utilizzare con cautela perché lo confonde talvolta con il procugino Niccolò di Filippo); F. Scandone, L'alta valle dell'Ofanto, I, Città di Sant'Angelo dei Lombardi dalle origini al sec. XIX, Avellino 1957, pp. 34-36, 240-252 nn. 119-152 (per Niccolò di Filippo); Id., L'alta valle del Calore, VII, La città di Nusco, 1, Dalle origini alla fine del Medio Evo, Napoli 1970, pp. 83-100, 280-291 nn. 56-68 (per Niccolò di Filippo); S. Pollastri, La noblesse napolitaine sous la dynastie angevine. L'aristocratie des comtes (1265-1435), tesi di dottorato, Univ. di Paris X-Nanterre 1994, I, pp. 288, 444 s.; II, p. 897; Id., La présence ultramontaine dans le Midi italien (1265-1340), in Studi storici meridionali, XV (1995), p. 20; Id., Les Bursons d'Anjou, barons de Nocera puis comtes de Satriano (1268-1400), in La noblesse dans les territoires angevins à la fin du Moyen Âge. Actes du Colloque international organisé par l'Université d'Angers, Angers-Saumur… 1998, a cura di N. Culet - J.-M. Matz, Roma 2000, pp. 113 s. (anche per Niccolò di Filippo); G. Morra, Storia di Venafro dalle origini alla fine del Medioevo, Montecassino 2000, p. 447.