Niccolò da Prato
Cardinale e vescovo di Ostia (Prato 1250 circa - Avignone 1321). Incertezze intorno alla sua famiglia non mancano e i documenti tacciono: lo si dice della famiglia degli Albertini, conti di Prato, ma c'è chi lo considera di umile origine. Il Compagni (III 1) lo dice " di piccoli parenti, ma di grande scienza " e anche Albertino Mussato (De Gestis Henrici VII V 1) lo designa come " plebeio genere ".
Entrò ancor giovane (1266) nell'ordine domenicano a Firenze e, come attestano i cronisti, fu uomo di vasta cultura. Aveva studiato a Parigi e insegnò a Roma e a Firenze presso i conventi del suo ordine. Nel 1296 fu eletto procuratore generale dell'ordine domenicano e l'anno successivo provinciale romano. Nel 1299 fu creato vescovo di Spoleto da Bonifacio VIII e successivamente fu vescovo di Ostia e di Velletri; con tale designazione lo troviamo indicato nell'epistola I di D. (1304). Con l'elezione al soglio pontificio di Benedetto XI, ebbe la porpora cardinalizia il 18 dicembre 1303. Sotto il pontificato di Benedetto XI e del successore Clemente V, ebbe gran parte nelle cose pubbliche. D'altronde anche il Villani (VIII 69) dice di lui che era " molto savio di Scrittura e di senno naturale, sottile e sagace e avveduto e grande pratico ". Era di famiglia o di tendenza ghibellina e, poiché favorevole al ritorno dei Bianchi e dei ghibellini a Firenze era anche il nuovo pontefice Benedetto XI, si comprende come fosse scelto da costui, dello stesso ordine, come legato pontificio e come ‛ paciaro ' in Toscana, Romagna e Marca Trevigiana. La bolla di Benedetto XI (Potthast, Regesta Pontificum Romanorum, n. 25349) porta la data del 31 gennaio 1304. Il 2 marzo fece il suo ingresso in Firenze, accolto con grandi festeggiamenti; espose gl'intendimenti del papa e " domandò balìa dal popolo di potere costrignere i cittadini a pace ", come si esprime il Compagni; questa gli fu concessa. Ma le beghe tra gli stessi Neri fiorentini turbarono la missione di pace del cardinale, che già era riuscito a ottenere una tregua d'armi dapprima, e un patto di riconciliazione poi, trattando con i Bianchi fuorusciti e con i ghibellini. Quando, dopo una serie di tumulti, il cardinale si vide minacciato nella sua stessa vita, il 10 giugno uscì segretamente con il suo seguito da Firenze e lanciò contro la città l'interdetto.
Né miglior successo ebbe altrove la missione di pace del legato pontificio. Quando venne a morte Benedetto XI (7 luglio 1304) uscì eletto dal conclave il francese Clemente V, e N. fu tra i sostenitori della fazione dei Colonna, che nel conclave sostennero la candidatura del cardinale francese. Anche sotto questo papa, che trasferì la sede apostolica ad Avignone, continuò l'attività politica di Niccolò. Nel 1311 fu eletto cardinale legato in Italia e lo troviamo presente a Roma, uno dei tre cardinali inviati da Clemente in occasione dell'incoronazione di Enrico VII (29 giugno 1312). Fu uno dei sei cardinali italiani presenti al conclave di Carpentras, dopo la morte di Clemente V, sostenitore della candidatura del vescovo di Palestrina, che si sperava riportasse la sede papale a Roma.
A N. è diretta, durante la sua missione di pace a Firenze, la prima epistola dantesca, scritta a nome del capitano, del consiglio e dell'università di Parte bianca, e indirettamente anche l'XI, diretta ai cardinali italiani durante il conclave per l'elezione del pontefice, dopo la morte di Clemente v. Secondo alcuni commentatori è riferibile a N. l'allusione di If XXVI 9 tu sentirai, di qua da picciol tempo, / di quel che Prato, non ch'altri, t'agogna, per lo più posta in correlazione col malcontento che la città di Prato nutriva verso la città che la teneva in dominio, Firenze.
Bibl. - F. Theile, N. von Prato Kardinalbischof von Ostia, Marburgo 1913; H. Ströbele, N. von Prato, Friburgo in B. 1914; A.L. Redigonda, in Diiion. Biog. degli Ital. I (1960) 734-736.