DA PONTE, Niccolò
Doge di Venezia, dopo Sebastiano Veniero, dal 18 marzo 1578 al 30 luglio 1585. Era nato il 15 gennaio 1491, da Antonio; sposò, nel 1520, Arcangela di Alvise Canal. Fu avogadore di Comun, savio del Consiglio, ambasciatore a Gregorio XIII, oratore al concilio di Trento, luogotenente a Udine, ambasciatore alla corte imperiale, a Roma, in Spagna, in Francia; bailo e generale a Corfù e procuratore di San Marco de ultra. Il suo dogato va segnalato per contese con i Triestini; per l'acutizzarsi delle scorrerie degli Uscocchi, sobillati dalla Spagna e dagli arciducali, che rendevano difficili le relazioni veneto-imperiali, complicate già dalla questione dell'egemonia veneziana sull'Adriatico; per vertenze con la Santa Sede circa giurisdizioni ecclesiastiche contese tra i due poteri, e per le pretese del card. Giovanni Grimani, patriarca d'Aquileia, per la questione del feudo di Tagetto (San Vito del Friuli). All'interno, sotto il dogato del D., si ebbe una grave crisi costituzionale, imperniata sulla manifesta necessità di una limitazione di poteri del Consiglio dei Dieci, risoltasi con l'abolizione della giunta o zonta del consiglio stesso, avvenuta non per espresso provvedimento legislativo, ma per desuetudine. Si svolsero anche, sotto il suo governo, le romanzesche vicende della fuga e del bando di Bianca Cappello, divenuta poi granduchessa di Toscana e riconciliata quindi con la repubblica che la dichiarò sua "figlia diletta".
Bibl.: H. Kretschmayr, Geschichte v. Venedig, III, Gotha 1933.