COLZÈ (De Colzade), Niccolò
Nacque a Vicenza da Antonio verso la fine del XIV secolo.
La famiglia, il cui esponente più antico sembra essere Tibaldo, menzionato, in un documento del 1266, era una delle più ragguardevoli di Vicenza; Antonio fu membro del Collegio dei baili vicentini che decise nel 1404 di sottomettere la città alla signoria di Venezia. Lo stesso Antonio fu probabilmente autore di alcuni versi latini a Francesco Giustinian, conservati manoscritti nel codice Marc. Ital. XI 110 (= 7238) di Venezia sotto il nome dì "Ant. de Colzade" (f. 5).
Il C., dopo essersi, addottorato in diritto civile, iniziò il suo cursus honorum: un documento del 1435 lo dice "in iure civili licentiatus, civis Vincentiae, de numero Sapientium... ad utilia deputatus" (Arch. di Stato di Vicenza, Corpor. relig. soppr.), cioè membro del Collegio dei dottori e del Consiglio municipale della sua città. Sempre nel 1435, come risulta ancora dal documento citato, il C. donava alla città di Vicenza e al vescovo Francesco Malipiero la chiesa di Monte Berico, possesso della sua famiglia, e ne trasmetteva l'amministrazione ai frati dell'Ordine dei servi di Maria. A partire dal 2 ag. 1437 il C. fu chiamato a Brescia in qualità di vicario del podestà Donato, e con tale ufficio assistette nel novembre-dicembre 1438 all'assedio posto alla città dalle milizie viscontee di N. Piccinino.
Conclusosi l'assedio con la ritirata dell'aggressore, il C. rimase ancora in carica e il 10 genn. 1439 inviò all'amico Niccolò Chiericati di Vicenza, suo collega nel Collegio dei dottori, un'ampia lettera latina nella quale descriveva le operazioni di cui era stato testimone oculare. Rimasta a lungo inedita nel codice Marc. lat. XI 100 (3938), ff. 183v-184r, l'epistola fu pubblicata per la prima volta, in modo non troppo scrupoloso, da Giovanni da Schio (N. Colzè, Storia dell'assedio di Brescia... nell'anno MCCCCXXXVIII, Venezia 1860). Subito dopo, senza subire sostanziali miglioramenti, essa venne riedita da F. Odorici (L'assedio di Brescia del 1438. Narrazione contemporanea del vicentino N. Colzè riveduta sul codice Marciano, Parma 1869).
Rivolgendosi al nobile Chiericati, il C. mette avanti anzitutto le difficoltà di fargli pervenire la lettera a causa del perdurante stato di guerra con il ducato di Milano. Egli trascura altri fatti d'arme di non minore importanza, per parlare soltanto dell'assedio di Brescia, "ubi tot prostrata moenia, tot mortes ac vulnera illata, tanta vis ac tremor in omnes, ut vix meminerim legisse unquam aut vidisse urbem aliquam tot tantisque bellorum generibus ac ruinis quassatam". La relazione del C. si propone quindi di fornire al Chiericati un resoconto fedele e ordinato delle operazioni militari, anche per correggere notizie che possano essergli pervenute da fonti incontrollabili o tendenziose. Le operazioni militari sono descritte con discreta precisione e sono indicati i luoghi dei combattimenti più accaniti e i nomi dei principali comandanti; fra questi, il C. sottolinea particolarmente il ruolo decisivo ricoperto da Francesco Barbaro, succeduto nel luglio 1437 a N. Malipiero quale capitano di Brescia. Alla fine viene fatto un consuntivo delle perdite subite da entrambi i contendenti, con speciale riferimento a quelle dei Bresciani.
Nulla conosciamo della successiva attività del C.; da un matrimonio, del quale ci è ignota la data e l'identità della moglie, ebbe una figlia, Lucia, che nel 1447 andò sposa allo storico Cardino Ferramosca, e nel 1448 assunse il velo delle monache di s. Chiara. In entrambe le occasioni, come riferì in seguito il Ferramosca nelle sue Cronache manoscritte (da Schio, p. 3), essa dichiarò che il padre era già morto. Si ha quindi ragione di ritenere la morte del C. avvenuta tra il 1440 e il 1447.
La lettera del C. fu anche tradotta in italiano da P. Guerrini nel volume intitolato L'assedio di Brescia nel 1438. I ss. patroni di Brescia simbolo delle virtù romane e cristiane dei Bresciani, Brescia 1938, pp. 25-38.
Altro esponente della famiglia Colzè e parente, forse fratello, del C. fu Macabruno, il cui figlio Gualdinello risultava nel 1478 "notarius publicus et civis Vincentiae" (Arch. di Stato di Vicenza, Corpor. relig. soppr.). Il Calvi (Biblioteca, IV, p. 57) annovera, relativamente all'anno 1515, il religioso padre Vincenzo Colzè.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Vicenza, Fondo Corporazioni religiose soppresse (in fase di riordino): S. Maria dei Servi in Monte Berico, S. Bartolomeo di Vicenza; P. Calvi, Biblioteca e storia di queglì scrittori... di Vicenza, II, Vicenza 1772, p. 83; IV, ibid. 1778, pp. 57 s.; C. Pasero, Il dominio veneto fino all'incendio della Loggia, in Storia di Brescia, II, Brescia 1963, p. 44 n. 4; F. Odorici, Storie bresciane, Brescia 1973, p. 168; P. O. Kristeller, Iter Italicum, II, pp. 255, 278; Repertorium fontium Historiae Medii Aevi, pp. 517 s.