neonazismo
s. m. – Nuova forma di ideologia nazifascista diffusa già alla fine degli anni Cinquanta del 20° sec. negli Stati Uniti e in Europa – dove nacquero l’American nazy party (ANP), il Freiheitliche Partei Österreichs (FPÖ) e il Nationaldemokratische Partei Deutschlands (NPD) – ha raggiunto nuova popolarità a fine anni Ottanta, quando i cambiamenti politici internazionali hanno segnato il riemergere di forti tensioni sociali. Ancora una volta, lo scenario perfetto per il suo dilagare venne offerto dal vecchio continente: come le deposizioni dei regimi dell’Europa orientale, infatti, portarono il riaccendersi di attriti tra le locali minoranze nazionali, etniche e religiose, così il parallelo avvio del processo di riunificazione tedesco, contraddistinto inizialmente da una forte crisi economica e dalla disoccupazione, prestò l’occasione per il diffondersi di un malcontento che acquisiva caratteristiche spiccatamente violente. A coronamento del tutto, poi, l’avvento dei nuovi flussi migratori, provenienti non solo dai Balcani, ma anche dall’Africa e dall’Asia, riversati in modi sempre più massicci nell’Europa centrale, pose con forza il problema dell’inserimento degli immigrati nel sistema economico-sociale occidentale, facendo così uscire dalla latenza, acuendolo, l’attrito xenofobo. Se in Germania cominciarono a mostrarsi bande di giovani naziskin, che oltraggiavano le città disegnando svastiche sui muri e lanciando molotov nei luoghi della memoria, in gran parte del Vecchio continente si intentarono aggressioni generalizzate contro gli stranieri, presi come responsabili e, di conseguenza, come capri espiatori di ogni genere di malessere. In questo senso, ai temi fondativi del nazismo originario, vennero a sommarsi un razzismo xenofobo e omofobico più generalizzato e un antieuropeismo sempre più marcatamente nazionalista, dando così forma, in realtà, a una nuova ideologia, un misto di teorie naziste e fasciste aggiornate e riproposte sulla scena internazionale con spiccata vena populistica. Queste tendenze generali sono esplose con forza, da un punto di vista politico, dalla fine degli anni Novanta: furono precisamente la vittoria su base nazionale (26,9%) del FPÖ di Jörg Haider nel 1999 e, ancor di più, il passaggio al secondo turno nelle elezioni presidenziali francesi nel 2002 di Jean-Marie Le Pen, candidato del Front national, a rilanciare sulla scena internazionale, con estremo realismo, il tema del revanscismo nazista. In questo modo, infatti, i nuovi atteggiamenti razzisti, indirizzati specialmente verso gli immigrati extracomunitari, da temi già demagogicamente proposti nei dibattiti dei neonati partiti di estrema destra, si trasformarono in veri programmi politici, la cui unica clausola all’attuazione era rappresentata dal voto. In questo quadro, le tematiche della destra europea più radicale, nonostante la loro natura particolaristica e strettamente locale, acquisirono nel tempo spinte internazionaliste, arrivando anche al punto, su sprone di alcuni partiti estremisti, di cercare di creare un unico gruppo rappresentativo transeuropeo. Il nazionalismo, infatti, così come la richiesta di un ridimensionamento del ruolo dell’UE, concepita solo come espressione della cultura europea cristiano-occidentale, l’euroscetticismo e la lotta al multiculturalismo, alla globalizzazione e al supposto imperialismo islamico sono divenuti espressioni internazionali, al punto che, nel 2005, lo stesso Le Pen provava a dar vita a Euronat - For our heritage and freedom, associazione di partiti nazionalisti paneuropei, composta da francesi, inglesi, spagnoli, italiani, svedesi e dai Paesi Bassi. L’esperimento, fallito rapidamente, è stato ritentato nel 2007, arrivando a costituire persino il gruppo parlamentare europeo Identità tradizione e sovranità (ITS), del quale facevano parte anche deputati bulgari e rumeni e che ha cercato di battersi per un’Europa cristiana, non sovranazionale, ma animata dalle nazioni, chiusa alla Turchia e all’Islam, e rappresentata solo dalla famiglia tradizionale. A causa dei contrasti interni, il gruppo è stato attivo per un solo semestre, palesando così gli oggettivi limiti di queste rappresentanze politiche all’interno dei dibattiti istituzionali. Quello che ha continuato ad alimentarsi, però, anche a causa dell’avanzare della crisi economica, sono stati l’odio xenofobo e il conseguente consenso che questi movimenti e partiti continuavano a raccogliere dal basso. Per far fronte a questa situazione, dagli anni Novanta in poi, il Consiglio d’Europa ha dato vita a una serie di campagne per trasformare i diritti umani in obblighi giuridici positivi, costituendo sia la Commissione contro il razzismo e l’intolleranza sia il Commissario per i diritti umani. Il rifiuto e la condanna di questo tipo di ideologie da parte dei governi e degli organismi internazionali, tuttavia, non hanno impedito il dilagare del fenomeno, acuito ancora dal problema dell’immigrazione dei popoli Rom e Sinti, esploso con l’entrata di Romania e Bulgaria nell’UE nel 2007. Il 2012 ha segnato una nuova tappa sul cammino dei neonazisti: nella Grecia della crisi economica e dell’europeismo conflittuale, infatti, il partito Alba dorata, esplicitamente legato al nazionalsocialismo, si è fatto largo nei livelli istituzionali, divenendo forza di governo. Rappresentato da un simbolo palesemente rimandante alla svastica, il partito non si limita a manifesti politici teorici di pulizia etnica, bensì attua precise aggressioni verso immigrati di ogni etnia, disabili e omosessuali, arrivando a legittimare qualunque forma di violenza per il rilancio della Grecia. Con forte presenza sul territorio e, fatto forse ancor più grave, all’interno della polizia di Stato, i neonazisti greci si omaggiano fra loro con il saluto romano e si propongono come forza sociale nazionalista atta a dar vita a uno Stato nuovo, animato solo da discendenze greche. L’aumento dei consensi di Alba dorata ha spinto Amnesty international e Human rights watch a pubblicare dei rapporti preoccupanti sullo stato delle violenze in Grecia, invitando il governo nazionale e le istituzioni europee ad agire contro questo esplicito ritorno dell’ideologia nazifascista.