NEHALENNIA
È il nome di una divinità femminile della mitologia germanica, trovato inciso sopra pietre votive scoperte dal 1647 in poi a Deutz presso il Reno, sulla costa batavica e nell'isola di Walcheren di fronte alla foce della Schelda. Essa appare talvolta raffigurata, come protettrice dei navigatori, col piede sinistro sulla chiglia d'una nave e appoggiata sopra un remo alla sua destra. Gli scavi nell'isola di Walcheren avrebbero anche dimostrato come certa l'esistenza di un vero e proprio tempio a N. il quale sarebbe stato distrutto soltanto nel 694 da S. Willibrordo.
Essa è manifestamente la medesima divinità alla quale, secondo Tacito (Germ., 9), sacrificavano i Suebi sulle coste del Baltico, e che pure aveva come attributo una nave. Tacito la identificò con Iside, ritenendo che il culto di questa dea fosse stato trapiantato da Roma in Germania. Ma si tratta di una divinità della navigazione, il cui culto era diffuso presso tutte le famiglie germaniche costiere, dal Reno alla Vistola. Non sappiamo se essa fosse chiamata Nehalennia anche presso i Suebi, né è certa l'etimologia del nome, che taluno mette in relazione con una radicale indoeuropea in cui è contenuta un'allusione al regno dei morti, e altri, con maggiore attendibilità, fanno derivare da un aggettivo germanico che ha il senso di "navale".
Bibl.: J. F. Janssen, De romeinsche beelden en gedenksteenen van Zeeland, Middelburg 1845; F. Kauffmann, Beträge zur Geschichte der deutschen Sprache, XVI, p. 210 segg. e Deutsche Mythologie, Lipsia 1900.