MOMADAY, Navarre Scott
Scrittore statunitense, di discendenza kiowa, inglese e cherokee, nato ad Anandarko (Oklahoma) il 24 febbraio 1934. Cresciuto in riserve indiane in Oklahoma, New Mexico e Arizona, tra Navaho, Kiowa, Apache e Pueblo, pone questo mondo al centro della propria narrativa. Laureatosi all'università del New Mexico, in seguito a un premio per la poesia entrò alla Stanford University, dove è stato allievo di Y. Winters e ha conseguito il dottorato in letteratura. Dopo aver insegnato presso varie università statunitensi (Santa Barbara, Berkeley, Stanford), è entrato a far parte della confraternita kiowa della Gourd Dance. Dal 1980 insegna inglese e letterature comparate all'University of Arizona di Tucson. Nel 1969 emerse a fama internazionale vincendo il premio Pulitzer con House made of dawn (1968; trad. it. 1979, premio Mondello), un ampio romanzo che narra il drammatico ritorno al natio pueblo dell'indiano Abele, reduce della seconda guerra mondiale.
Alienato alla sua tradizione per la forzata acculturazione, ridotto a paria della società americana, Abele è l'archetipo dell'indiano moderno. La tecnica narrativa dello stream of consciousness improntata al modulo di Faulkner rende magistralmente il senso di una coscienza sofferente del protagonista, sospeso tra due mondi diversissimi. Di grande originalità è l'impianto ritualistico, basato sulle cerimonie di guarigione navaho Night chant (l'incipit di una preghiera è appunto "Casa fatta di polline, casa fatta di alba") e Beauty way; come di grande efficacia è l'importanza data alla tradizione orale, che implica un coinvolgimento totale nella sacralità della parola e nel suo rapporto con il mondo naturale. La salvezza − è l'indicazione finale del romanzo − può venire dall'oblio del dolore che la partecipazione totale al rito può portare, dall'inaspettato riaffiorare alle labbra di antiche parole sacre.
Il ritorno alla tradizione orale è centrale nelle opere successive: The way to Rainy Mountain (1969; trad. it., 1988) − già apparso in edizione privata e redazione parziale come The journey of Tai-me (1967) − è un tributo alla tradizione kiowa, e poiché essa è oggi memoria frammentaria di miti, storia, leggende, ricordi di persone, di riti e di paesaggi, in questa forma M. la evoca, come ''via'' parallela all'antico viaggio di emigrazione dei Kiowa rafforzando il senso della loro identità. Ne è il seguito The names: a memoir (1976), metaforico viaggio di M. nelle profondità del significato del proprio nome kiowa, Tsoai-talee ("ragazzo dell'albero pietrificato"), legato a Rainy Mountain e al mito sull'origine dell'Orsa Maggiore. Il libro è una poetica ricostruzione della genealogia familiare, della storia dei nomi e delle immagini, naturali, mitiche, sociali, che per la loro suggestione hanno segnato il destino degli antenati e la sua stessa vita. Ideale conclusione di questa ricerca è il secondo romanzo di M., The ancient child (1989), denso di richiami autobiografici, imperniato sul personaggio di Set, artista cresciuto a San Francisco, il quale, aiutato da una giovane indiana, Grey, riscopre a poco a poco le proprie radici kiowa e con nuova consapevolezza inizia a comparare fra loro le due culture diverse che in lui convivono. Set è dunque il simbolo di una possibile unità culturale delle due etnie, l'una autoctona e prevaricata, l'altra sopravvenuta e finora dominatrice. Come per il narratore tradizionale, raccontare è per M. riscoprire ogni volta il potere della parola e della tradizione di cui essa si carica e in cui l'uomo − secondo il titolo di un saggio del 1970, The man made of words - è "fatto di parole".
Fine studioso di poesia americana (ha anche curato un'antologia, American Indian authors, 1976), M. alterna nelle sue liriche (Angle of geese and other poems, 1974; The gourd dancer, 1976) i ritmi della tradizione classica angloamericana a quelli ispirati alla tradizione orale.
Bibl.: A. R. Velie, Four American Indian literary masters, Norman (Oklahoma) 1982; M. Schubnell, N. S. Momaday: the cultural and literary background, ivi 1985; Approaches to teaching Momaday's ''The way to Rainy Mountain'', a cura di K. M. Roemer, New York 1988; E. Zolla, I letterati e lo sciamano, Venezia 1989; C. L. Woodard, Ancestral voice: conversations with N. S. Momaday, Lincoln 1989; S. Scarberry-García, Landmarks of healing. A study of House made of dawn, Albuquerque 1990; T. Colonnese, N. S. Momaday, in Contemporary novelists, Londra 19915.