Davis, Natalie Zemon
Storica statunitense, nata a Detroit l'8 novembre 1928. Dopo aver conseguito il dottorato alla University of Michigan (1959), ha insegnato alla Brown University (1959-77), alla York University (1963-64), alla University of Toronto (1963-71) e alla University of California di Berkeley (1971-77). Dal 1978 al 1996 è stata docente di storia presso la Princeton University dove, dal luglio 1996, è Henry Charles Lea Professor of History Emeritus e dove ha diretto lo Shelby Cullom Davis Center of Historical Studies (1990-94). Nel 1997 è tornata alla University of Toronto, dove insegna storia e antropologia, e dove è Senior fellow al Centre for Comparative Literature. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti accademici, tra cui la Smith College Medal (1996). Presidente della Society of French Historical Studies (1976-1977) e dell'American Historical Association (1987), dal 1995 è vicepresidente dell'International Congress of Historical Sciences. Tra i fondatori della rivista Renaissance and Reformation, fa parte dei comitati editoriali di numerose riviste, tra cui si ricordano: Comparative studies in society and history; History and memory; Journal of social history; Literature and history.
Specialista della storia sociale, culturale e religiosa dell'Europa della prima età moderna e in particolare della Francia, D. è stata una pioniera della ricerca interdisciplinare, contribuendo ad avviare un interscambio tra storia, antropologia e letteratura destinato a un ampio e proficuo successo sul piano della ricerca internazionale. Rappresentativo di questo percorso è il suo primo libro (Society and culture in early modern France. Eight essays, 1975; trad. it. Le culture del popolo. Sapere, rituali e resistenze nella Francia del Cinquecento, 1980), che costituisce una sapiente indagine sociologica e culturale - oltre che antropologica ed economica - sull'universo cattolico e su quello protestante, sulle feste e sui rituali popolari, sulle relazioni tra cultura orale e cultura scritta, tra piano 'alto' e piano 'basso' della società. La sua ricerca - documentata anche da un'ampia e a lei congeniale produzione saggistica - ha affrontato negli anni la storia dell'ebraismo e del mondo ebraico, nonché la storia delle donne e delle relazioni di 'genere', un campo quest'ultimo pionieristicamente coltivato e indicato come dimensione ineludibile dell'indagine storica. In modo sintomatico in Women on the margins. Three seventeenth-century lives (1995; trad. it. 1996) la società e la cultura del Seicento vengono illustrate attraverso i percorsi biografici di tre donne: un'ebrea, una cattolica e una protestante.
Particolarmente attenta alla scrittura e alla dimensione narrativa dell'esposizione storiografica, D. ha ottenuto un ampio successo di pubblico con un libro, The return of Martin Guerre. Imposture and identity in a sixteenth-century village (1983; trad. it. 1984), alla cui origine è anche la sua esperienza di consulente storica per il film francese Le retour de Martin Guerre (1982, Il ritorno di Martin Guerre), diretto da D. Vigne e interpretato da G. Depardieu.
Tra le altre pubblicazioni si ricordano: Women's history in transition. The european case, in Feminist studies, 1976, 3-4, pp. 83-103; Fiction in the archives. Pardon tales and their tellers in sixteenth-century France (1987; trad. it. 1992); Fame and secrecy. Leon Modena's Life as an early modern autobiography, in History and theory, 1988, 4, pp. 103-18; Storia delle donne dal Rinascimento all'età moderna (in collab. con A. Farge), 3° vol. della Storia delle donne in Occidente, a cura di G. Duby, M. Perrot (1991; trad. it. 1991).
bibliografia
Culture and identity in early modern Europe (1500-1800). Essays in honor of Natalie Zemon Davis, ed. B.B. Diefendorf, C. Hesse, Ann Arbor 1993.