CIMAGLIA, Natale Maria
Fratello di Domenico, nacque a Vieste (Foggia) il 12 sett. 1735 (come risulta dall'atto di battesimo) da Orazio e Grazia Abenante. Trasferitasi la famiglia nel 1739 a Foggia (ove il padre intendeva rivendicare alcuni diritti sul patrimonio avito), il C. visse colà i primi anni. Di intelligenza molto vivace, fu avviato precocemente agli studi e condotto a Napoli - secondo suo desiderio - per essere affidato alle cure di valenti precettori. Nella sua formazione agivano due istanze: una acquisita dalla tradizione familiare (il padre era "avvocato dei poveri" presso il tribunale della Dogana di Foggia) per cui. venne istradato agli studi giuridici e alla carriera forense, e un'altra che si veniva maturando in lui a contatto con le discipline insegnate nell'ateneo napoletano, che, secondo l'orientamento enciclopedico settecentesco, abbracciavano i rami più disparati, dalla storia ecclesiastica e civile alla logica e metafisica, dalle scienze naturali alla matematica, dall'agricoltura alla meccanica all'architettura civile.
Non ancora ventenne pubblicò in latino lo scritto Epistola ad Iosephum fratrem de colonia Lucerina (Neapoli 1754), discutendo alcuni argomenti di storia antica esposti da Domenico Lombardi nella Epistola de colonia Lucerina (Neapoli 1752). A non molta distanza seguì un altro lavoro dal titolo Antiquitates Venusinae tribus libris explicatae (Neapoli 1757).
In esso il C.. manifestava già un maturo giudizio storico: criticando leggende fino allora accreditate circa l'origine delle popolgzioni italiche (si facevano risalire vagamente agli aborigeni o all'età biblica) enunciava la tesi pelasgico-umbra (quale sarà formulata nel secolo successivo) e rilevava l'importanza di flussi migratori dall'Oriente mediterraneo-micrasiatico. Inoltre, in polemica con Pietro Giannone, circa l'asserita suddivisione amministrativa dell'Italia compiuta da Romolo fino ad Adriano, dimostrava che solo con Costantino può parlarsi di una suddivisione di tal genere. Interessante è anche la trattazione del sistema viario romano con riferimento ad una più antica rete stradale di età greca. L'opera ricevette dai contemporanei apprezzamenti che valsero al giovane scrittore l'amicizia del Mazzocchi, del Martorelli, dell'abate Galiani. Il Giustiniani (p. 204), pur osservando tesi innovatrici, riscontrò inesattezze nelle citazioni di fonti epigrafiche, per cui gli suggerì una revisione dell'edizione. Non possono comunque disconoscersi all'opera alcune intuizioni storico-filologiche sorrette da costante spirito critico ed è sintomatica la ricchezza di documentazione: sono riportati brani di autore nelle lingue originali sia moderne sia classiche, specie in latino, greco ed ebraico (grafia massoretica), di cui il C. dimostra, giovanissimo, una sicura conoscenza (egli scopre la vera etimologia di toponimi sulla base, oltre che di radici latine, soprattutto di morfemi e fonemi, greco-semitici: Venosa-Vanas, ebr.: "terra incolta"; Puglia-Aplan:"terra arida").
Il libro Asculanensium antiquitates et Dauniae Apuliaeque geographia (Neapoli 1757), sulla scorta di testimonianze autentiche fatte rivivere in una esegesi accuratissima, ricostruisce la configurazione geografica dell'Italia nell'età classica (delimitazione delle più antiche regioni, identificazione ed esatta ubicazione di città, fiumi. ecc.). Lo scritto è pervaso dal gusto settecentesco per l'archeologia volta a scoprire lapidi e monumenti e vi traspare il fervore di ricerche collegato con gli scavi di Pompei ed Ercolano (accurata indagine è altresì compiuta sulla Tabula Peutingeriana e sull'Itinerario Antonino, le più antiche raffigurazioni cartografico-monumentali dell'Italia e delle regioni dell'Impero romano).
La tendenza enciclopedica si manifesta pienamente nella pubblicazione: Della perniziosa mutazione dell'aere, pubblicata a Napoli nel 1758.
Dalla considerazione degli effetti nocivi delle perturbazioni atmosferiche sul corpo uma, no l'autore passa a indagare cause e sviluppi di alcuni fenomeni naturali. Partecipe della recente tradizione filosofico-scientifica napoletana, di matrice cartesiana, e aperto agli apporti della contemporanea cultura d'Oltralpe, il C. è animato da vivo interesse per la conoscenza sperimentale delle leggi che regolano la natura. Certa, ad es., di rendersi conto, pur con tecniche rudimentali, dei vari cicli attraverso cui si formano le esalazioni del suolo, l'umidità ed il pulviscolo atmosferico. le mofete e studia gli effetti della dilatazione dei liquidi sottoposti al calore.Riuscendo a fondere gli interessi storico-scientifici con gli studi di giurisprudenza, il C. compiva progressi in questi ultimi. Laureatosi in legge, si dedicò ancor giovane alla carriera di avvocato. Al successo fu avviato da una difficile causa che discusse nel 1760, difendendo il diritto che lo Stato napoletano, in contrasto con la Chiesa di Roma, reclamava sul vescovado di Mileto in Calabria. Nel 1764, alla morte del padre, assunse l'incarico, da lui tenuto a Foggia, di avvocato dei poveri presso il tribunale della Dogana. In quella città dimorò due anni; nel 1766, preferendo vivere ed operare nella capitale dei Regno, lasciò quella carica, che fu affidata al fratello Domenico, e si trasferì a Napoli. Ivi, nominato avvocato regio aggiunto, cominciò una intensa attività, sostenendo cause di rilievo per conto dello Stato.
Era allora in atto la controversia circa i rapporti giuridici Chiesa-Stato: tra i temi più dibattuti dagli scrittori giurisdizionalisti, tra cui va inserito lo stesso C., vi era quello del diritto di patronato (spettante al fondatpre laico od ecclesiastico di una chiesa): la S. Sede tendeva ad escludere progressivamente da tale diritto i fondatori laici di luoghi di culto. La polemica non era fine a se stessa ma implicava notevoli interessi economici perché a chiese, conventi e vescovadi erano legati beni fondiario-immobiliari di rilevante entità e di cui il patrono era beneficiario. Per risolvere queste controversie occorreva decifrare diplomi, interpretare, glosse di antichi giureconsulti, rinvenire documenti storici, risalire alle origini dei fatti. Il C. si avvalse della propria preparazione filologica e paleografica per specializzarsi in tal ramo. Nell'Esame dei diritto di padronato del re sopra le chiese dei Regno di Napoli dotate di feudi o di beni reali (Napoli 1769)egli indaga, attraverso fonti storiche del diritto feudale, i fondamenti giuridici del patronato.
Fra le sue molte allegazioni ne rimasero famose due - tradotte poi in francese e in tedesco - tese a dimostrare che tale diritto era da estendersi a tutte le chiese del Regno.
Pertanto divenne noto anche nelle sfere politiche. Il ministro Tanucci lo nominò governatore di Pontecorvo allora occupata dalle truppe del Regno; ma il C. rifiutò, temendo di essere, con quella carica, allontanato dalla capitale. Cessato il ministero Tanucci, egli ricevé la nomina di fiscale dell'Azienda di Caserta e succesbivamente - marzo 1786 - quella di commissario di campagna, incarico delicato anche dal punto di vista politico. In ambedue le occasioni dimostrò onestà, buon senso, lungimiranza, riuscendo a recare tranquillità e ordine nella turbolenta provincia di Caserta. Si occupò, allora, di problemi economico-amministrativi, come dimostra una pubblicazione sulle comunicazioni stradali, in cui, mediante la conoscenza delle condizioni geogràfiche dei terreni - in opposizione ai progetti dell'ingegnere regio Carlo Pollio - propose un sistema stradale più pratico ed economico. Dimostratosi valido amministratore, il C. acquistò tale favore presso il governo che già si ventilava la sua nomina a ministro di Grazia e Giustizia come successore del De Marco; però una certa spregiudicatezza di carattere, uno zelo a volte eccessivo, e una mancanza di prudenza gli procurarono inimicizie nell'ambiente di corte. In occasione di osservazioni da lui scritte sui dispacci regi emanati dalle, segreterie di Stato, gli avversari lo denunciarono per ribellione al sovrano: in realtà egli mirava a tutelare le prescrizioni regie dai travisamenti cui il frasario, elaborato dai burocrati delle segreterie, intendeva sottoporle. Da quella accusa uscì pienamente assolto, dopo una lunga causa; però la carriera fu compromessa. Si ritirò a Foggia, ove trascorse gli ultimi anni, dedicandosi a comporre e a completare altri suoi scritti. Vi morì il 22 maggio, 1799.
Suoi scritti principali, oltre ai citati, sono: Discorso sulle terre di Capitanata, Napoli 1767; Giunta alla scrittura intitolata Esamedel diritto di patronato, nella quale si manifesta il vero diritto che al re spetta della libera collazione di tutte le chiese del Regno, in Collezione di scritture di regia giurisdizione, Firenze 1770, VII, n. 15, pp. 3-48; Esame del diritto di patronato regio..., 2ed., in Collezione..., ibid. 1771, XIV, n. 31, pp. 73-262; Progetto sulla emendazione delle leggidelRegno di Puglia, Napoli 1778; Riflessionipolitiche, ibid. 1779; Illustrazione di un diploma del conte Oderisio, dato alla badia diS. Giovanni in Verde, ibid. 1780; Memoriaiulle regie strade da costruirsi o restituirsi perle province di Principato Ultra, Capitanata, Terra di Bari, Terra d'Otranto e Basilicatacontro al piano proposto dai signori e cavalierideputati da S. M. per tal opera, ibid. 1781; Considerazioni sui magistrati municipali, ibid. 1790.
Fonti e Bibl.: Vieste, Arch. parrocch. della cattedrale, vol. 9, Battesimi. f. 7;Bari. Arch. provinciale "De Gemmis", Riforme, H/cc. 316, 17/C/21; Bari, Biblioteca naz., Fondo D'Addosio, busta B, 372/21;F. Soria, Mem. storico-critiche degli storici napoletani, Napoli 1781, pp. 171 ss.; T. Kiriatti, Memorie storiche di Cerignola, Napoli 1785, p. 37;L. Giustiniani, Biblioteca storica e topografica del Regno di Napoli, Napoli 1793, pp. 148, 203s.; C. Oliva, Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli, Napoli 1814, II, s. v.;C. Perifano, Cenni stor. sull'origine della città di Foggia, Foggia 1831, pp. 125 s.; C. Minieri Riccio, Memorie stor. degli scrittori nati nel Regno di Napoli, Napoli 1844, p. 100; F. Villani, La Nuova Arpi..., Salerno 1876, p. 266;C. Villani, Scrittori ed artisti pugliesi antichi, moderni e contemporanei, Trani 1904, p. 260;M. Papa, Economiaed economisti di Foggia (1089-1865), Foggia 1933, pp. 175 s.; L. Marini, AGiannone e il giannonismo a Napoli nel Settecento, Bari 1950, pp. 123, 140, 142, 162 n. 24;V. Masellis, Riforme economico-sociali nel Mezzogiorno, Roma 1975, adIndicem.