Musidora
Nome d'arte di Jeanne Roques, attrice e regista cinematografica francese, nata a Parigi il 23 febbraio 1889 e morta ivi l'11 dicembre 1957. Colta, stravagante, amatissima dai surrealisti, fu l'eroina negativa, sensuale e amorale di Les vampires (1915-16; I vampiri o I cavalieri delle tenebre) e di Judex (1917), le due famose serie dirette da Louis Feuillade.
Proveniente da una famiglia di socialisti militanti e di artisti ‒ il padre, compositore, fu autore di canzoni all'epoca famose e del saggio L'idéal social (1895), la madre era direttrice del giornale "Sociologie, féminisme, art" ‒ appassionata di poesia, soprattutto di quella di P. Verlaine, dopo la licenza liceale e i corsi all'École des Beaux-Arts, iniziò a lavorare come attrice, cantante, ballerina di vaudeville e, dal 1910, con crescente successo in teatro, con lo pseudonimo di Musidora (personaggio perverso e senz'anima del romanzo Fortunio di Th. Gautier). La sua prima esperienza cinematografica risale al 1913 in Les misères de l'aiguille di Raphaël Clamour, prodotto dalla cooperativa Cinéma du peuple, che realizzava film a sostegno del movimento operaio, ma fu l'anno successivo che decise definitivamente di dedicarsi al cinema: Feuillade, che la vide recitare alle Folies Bergère, rimasto colpito dalla sua bellezza, dagli occhi neri innocenti, le propose il ruolo della Madonna in un film della Gaumont, mai però realizzato; girarono invece, in quello stesso anno, Severo Torelli, in cui è l'amante segreta del protagonista, e Le calvaire, in cui è una ballerina, e poi diversi patetici drammi patriottici, come Deux françaises, Celui qui reste, Les leçons de la guerre, tutti del 1915. Ma furono le serie Les vampires e Judex a renderla famosa. Nella prima è Irma Vep (anagramma di vampire), la complice di una banda di criminali che si aggira, 'portando morte e seminando terrore' (secondo lo slogan pubblicitario del film), in una Parigi notturna, tetra, realistica e stravagante al tempo stesso, le cui immagini a tratti tradiscono il dramma della guerra in corso. Realistica è anche la recitazione degli attori: "lavorando con Feuillade […]" ‒ scrive M. ‒ "mi accorsi subito che dovevo abbandonare il gesto per il gesto e cercare la verità della vita, che non è la verità teatrale" (Sadoul 1952; trad. it. 1967², p. 317). Fasciata dal celebre costume di seta nera, l'attrice è l'indiscussa diva della serie e, per la completa vocazione al male e l'erotismo del suo personaggio, così contrario alla moralità borghese, divenne la 'decima musa' dei surrealisti. Anche in Judex M. ebbe un enorme successo interpretando l'avventuriera Diana Monti, ancora una femme fatale insidiosa, destinata però a pagare i suoi misfatti con uno squallido matrimonio e soprattutto, a causa delle polemiche e delle censure subite da Les vampires, priva di quella sensualità che l'aveva resa la prima, grande vamp del cinema francese. La fortuna di M. continuò, senza però mai più raggiungere gli stessi risultati, con film come l'avventuroso Les chacals (1917) di André Hugon e Johannes fils de Johannes (1918) di Hugon e Louis Paglieri. Significativa fu la collaborazione con l'amica Colette: nel 1917 M. interpretò, curandone anche l'adattamento, La vagabonda di Eugenio Perego e Ugo Falena, tratto dal romanzo della scrittrice, in cui si racconta la storia di una donna che rinuncia all'amore per salvaguardare la sua libertà; l'anno successivo Colette scrisse la sceneggiatura originale di La flamme cachée, storia romantica di amore e morte che M. interpretò e diresse insieme a Roger Lion. L'attrice proseguì poi la sua attività registica in Spagna, dove girò l'epico Pour Don Carlos (1921), diretto con Jacques Lasseyne, e La tierra de los toros (1924). Dalla metà degli anni Venti scomparve dagli schermi, continuando però a occuparsi di cinema come critica e giornalista e lavorando per la Commission des recherches historiques de la Cinémathèque française.
G. Sadoul, Histoire générale du cinéma, 3° vol., Le cinéma devient un art, 1909-1920, t. 2, La Première guerre mondiale, Paris 1952 (trad. it. Torino 1967²); P. Cazals, Musidora, la dixième muse, Paris 1978.