Muse
Protettrici delle arti e delle scienze
Tutti i poeti chiedono protezione alle Muse, che concedono grazia e fama ai canti dei mortali. Al suono della lira di Apollo esse allietano con le loro danze anche gli dei dell’Olimpo. In loro onore fu fondato il primo Museo, tempio delle arti
e dei saperi antichi
«Canta, o Musa, l’ira funesta del Pelide Achille…», o «Narrami, o Musa, l’uomo dal multiforme ingegno…». Così iniziano i due poemi più famosi dell’antichità, l’Iliade e l’Odissea di Omero. La Musa, invocata dai poeti, ispira il cantore e gli rivela «le cose che sono, che saranno e che furono», come afferma Esiodo, l’autore della Teogonia, il poema sulla nascita degli dei.
Molto discusso è il significato originario del termine. Secondo alcuni le Muse sono le divinità che abitano sui monti, vicino alle sorgenti sacre. Altri collegano il loro nome ai termini che indicano la mente e il ricordo. In effetti il mito vuole che siano figlie di Zeus (il romano Giove) e di Mnemosine, cioè la Memoria. Sono le Muse, infatti, che infondono al poeta la capacità di ricordare il passato e, soprattutto, di rendere immortali, col canto, uomini, imprese e sentimenti.
Originariamente in numero indefinito, le Muse vengono fissate in nove dalla tradizione letteraria, già antica. È Apollo che conduce i loro cori e le loro danze al suono della sua lira: per questo il dio è chiamato Musagete («che guida le Muse»).
Le Muse hanno una sede fissa; a loro sono care diverse fonti sacre e numerose vette dei monti: le pendici orientali dell’Olimpo, nella regione settentrionale della Pieria; il Parnaso, nella Focide; le sorgenti Ippocrene e Aganippe, sul Monte Elicona; la fonte Castalia a Delfi. Spesso i cantori si recano in questi luoghi per ricevere dalle Muse l’ispirazione poetica. Fiere della loro capacità artistica, puniscono chi osa sfidare il loro canto; per esempio il tracio Tamiri, che vuole gareggiare con loro, viene reso cieco e stonato.
Le nove Muse sono considerate in generale protettrici delle arti e delle scienze: per musica, infatti, nel mondo greco si intendeva un ambito più ampio di quello corrente, indicando tutta la cultura artistica e la sensibilità estetica. In età classica però ciascuna Musa assume una funzione specifica, e come tale è invocata nei testi letterari.
Clio, «colei che dà fama», è la Musa del genere encomiastico (encomio in greco significava canto celebrativo, elogio), della retorica e della storia; critica Afrodite (la romana Venere) per l’amore verso Adone, ma la dea la spinge a unirsi con Piero, generando il bellissimo Giacinto.
Euterpe, «colei che diletta», protegge i poeti lirici e ha come attributo il flauto (aulo).
Talìa, «l’abbondante» o «la festosa», è la Musa della poesia leggera e di quella comica; con Apollo genera i Coribanti, divinità che abitano le estreme regioni della Grecia ed eseguono danze frenetiche al suono assordante di strumenti primitivi.
Melpomene, «colei che canta», è ispiratrice dei poeti tragici; dal fiume Acheloo genera le Sirene.
Tersicore, «colei che gioisce della danza», protegge i cori e, appunto, le danze; è madre di Lino, mitico cantore e musico, fautore dell’incivilimento umano e maestro di Eracle (il romano Ercole).
Erato, «l’amabile», veniva considerata patrona ora della poesia d’amore, ora del mimo; è madre del leggendario cantore Tamiri.
Polinnia, «dai molti canti», è la Musa degli inni e dei cori, ma anche della capacità di ricordare.
Urania, «la celeste», presiede all’astronomia e alle scienze esatte: ed è rappresentata con un globo nelle mani.
Calliope, «dalla bella voce», è la Musa più famosa, protettrice dell’epica e dell’elegia. È la madre di Orfeo, che con la sua lira incanta persino gli elementi della natura.
Nel mondo romano le Muse sono assimilate alle Camene, «protettrici del canto», originarie divinità italiche.
Nell’età ellenistica alle Muse viene dedicato il grande palazzo di Alessandria in cui sono ospitati i più famosi scienziati e uomini di cultura del tempo: è il Museo, che insieme all’immensa Biblioteca costituisce il primo esempio di istituzione culturale laica della storia. Da allora il termine museo indica ogni luogo in cui si custodisce un determinato sapere. E musa è, ancora oggi, nel linguaggio figurato, una persona che ispira poesia e dolcezza. Dai primi del Novecento si dice che la ‘decima Musa’ è quella del cinema.