Classe delle Briofite, elevata a rango di divisione da alcuni autori. Gli studi filogenetici, infatti, sostengono l’ipotesi che le Briofite non costituiscano un gruppo naturale, e che le sue tre classi Antocerote, Epatiche e M. siano in realtà il risultato di tre linee evolutive indipendenti, tra loro più distanti di quanto non lo siano i M. dalle altre piante vascolari. I M. presentano tessuti vascolari quali lo xilema e il floema come le piante vascolari superiori, anche se soltanto nella generazione gametofitica, e un meristema apicale che permette la crescita dello sporofito. Sulla base di tali caratteri è stata ipotizzata l’esistenza di un antenato comune tra M. e piante vascolari superiori. D’altra parte però i M. condividono con Antocerote ed Epatiche un importante carattere ancestrale, e cioè la dipendenza dello sporofito dal gametofito, con corredo cromosomico aploide, che è distinto in un organo assile, caulidio o fusticino, spesso provvisto di un fascio centrale di elementi allungati, che servono probabilmente più per sostegno che per la conduzione dell’acqua, e in organi appendicolari, fillidi o foglioline, funzionanti da foglie, molto semplici, per lo più formati da un solo strato di cellule, con un nervo longitudinale.
Il caulidio porta inferiormente numerose rizine, cellule superficiali, allungate, che servono all’assorbimento delle soluzioni nutritizie dal substrato. All’apice del caulidio o dei suoi rami sta il perichezio, complesso di fillidi costituente un involucro che racchiude gli anteridi e gli archegoni, che sono misti a filamenti sterili (parafisi). Lo zigote, sviluppandosi in seguito a fecondazione, origina lo sporofito, diploide, che resta immerso col piede (parte inferiore) nei tessuti del gametofito, dal quale assorbe anche nutrimento restandone parassita (v. fig.). Pertanto la piantina verde del m. rappresenta la generazione aploide, sulla quale si sviluppa quella diploide (sporofito), meno cospicua per durata e per sviluppo. Lo sporofito reca una capsula, detta urna, nella quale si trova una colonnetta centrale di tessuto sterile; all’interno dell’urna vi è il tessuto fertile, sacco sporigeno, che dà origine, dopo meiosi, a molte spore. L’urna presenta un coperchio, opercolo, e al margine una formazione speciale di denti, peristomio, che serve a regolare la dispersione delle spore. L’urna prima della maturazione è coperta da una cuffia, caliptra, che è la parete dell’archesporio che si stacca alla sua base e viene sollevata in alto. Molti M. si moltiplicano anche per via vegetativa mediante frammenti del protonema oppure per gemme formatesi sulla piantina. I M. sono diffusi in tutto il globo. Se ne conoscono oltre 14.000 specie, raggruppate in oltre 660 generi, che vivono in maggioranza nel terreno umido, sulle rocce, sui tronchi d’albero, talora nell’acqua.
Musco d’Islanda Nome comune di Cetraria islandica, detta comunemente lichene d’Islanda; ha tallo bruno-verdastro, diviso in lobi irregolari. Vive su suoli minerali e organici montani.
Musco quercino Nome comune di Evernia prunastri, lichene della famiglia Usneacee, che cresce sulle cortecce di vari alberi. Ha forma di cespuglietto, lungo 15-20 cm, verde. Fornisce uno dei profumi più importanti, e viene raccolto specialmente in Francia, Boemia e zone dell’ex Iugoslavia. Si usano anche altre specie di Evernia, ma il loro profumo è meno delicato.