ash-SHĀFI‛Ī, Muḥammad ibn Idrīs ibn al-‛Abbas
Fondatore di quello che, cronologicamente, è il terzo dei sistemi o riti o scuole (madhhab) sunniti vigenti in rituale e diritto musulmano e che da lui prende il nome (v. islamismo, XIX, p. 614). Di stirpe quraishita hāshimita, nacque a Ghazzah (Palestina di sud-ovest) nel 150 eg. (767 d. C.), e morì ad al-Fusṭāṭ (Cairo Vecchio) il 30 ragiab 204 (20 gennaio 820); andò a perfezionarsi a Medina sotto la guida dell'altro caposcuola Mālik ibn Anas; insegnò poi in varie città, ma soprattutto a Baghdād ed infine al Cairo Vecchio, lasciando traccia di questi suoi due periodi d'insegnamento in alcuni mutamenti d'opinione circa qualche punto particolare, cosicché talora nella sua scuola si contrappone il suo parere "nuovo" all'"antico". Egli perfezionò il metodo di deduzione delle norme rituali e giuridiche dal Corano e dalla sunnah, stabilendo per ciò una vera metodologia esposta in apposito libro (forse il primo del genere), eliminando quello che vi poteva essere di soggettivo ed arbitrario nelle deduzioni dei due precedenti capiscuola Abū Ḥanīfah e Mālik, e quindi cercando sempre di giustificare le norme suddette in base ai testi coranici e alle tradizioni canoniche (ḥadīth). La sua opera maggiore è il voluminosissimo trattato di diritto, redatto da un suo discepolo e intitolato dai suoi seguaci Kitāb al-umm "il libro dell'originale", ossia il testo fondamentale della sua scuola; stampato al Cairo 1321-25 eg. (1903-07), in 7 voll. Il suo mausoleo al Cairo è tuttora oggetto di visite pie e dà il nome a un grande quartiere della città: al-Imām ash-Shāfi‛ī.
Gli shāfi‛iti. - Secondo i calcoli di L. Massignon nell'Annuaire du monde musulman per il 1929, ponendo in 246 milioni il numero complessivo dei musulmani, dei quali 223 milioni sunniti, gli shāfi‛iti sarebbero circa 73 milioni. Sono tali la totalità dei musulmani delle Indie Neerlandesi, della Somalia, dell'Etiopia meridionale (Gimmā, Limmu, Harar, ecc.), del Ḥaḍramawt e del Mahrah fino all'‛Omān, della costa del Malabār (Dekkan occidentale); tutti i sunniti del Yemen, tutti i Curdi (in Turchia, Persia, ‛Irāq ed Armenia sovietica), le tribù arabe del territorio francese del Ciād, i sunniti del territorio del Kenya e di quello del Tanganyika, la maggioranza degli abitanti del Ḥigiāz, del distretto del Cairo e del Delta (benché il rito ufficiale del governo egiziano sia il ḥanafita), il 70% dei musulmani palestinesi, gli Awar del Dāghestān (Ciscaucasia), gli immigrati arabi dello stato di Ḥaidarābād del Dekkan. Se-ondo il censimento del 21 aprile 1931, nella Colonia Eritrea, su 311.994 musulmani, 28.442 erano shāfi‛iti. Nel Medioevo l'estensione del sistema fu assai maggiore, benché non avesse mai attecchito a occidente del l'Egitto; gli fu poi di grave danno la formazione dell'impero ottomano (ḥanafita) e, in Persia, il sorgere della dinastia ṣafawī (907 eg., 1502), che vi impose l'eresia sciita imāmita.
Bibl.: Su ash-Shānfi‛i le principali indicazioni sono date da W. Heffening, art. Shāfi‛ī, in Enc. de l'Islam, ed. fr., III, 1926, pp. 261-63. - Per il sistema rituale e giuridico shāfi'ita: Th. W. Juynboll, Handleiding tot de kennis van de Mohammedaansche Wet volgens de leer der Siafi‛itische school, 3ª ed., Leida 1925 (trad. it., Milano 1916: Manuale di dir. musulm.; ottimo, ma con quasi nessuno sviluppo del dir. patrimoniale); L. W. C. van den Berg, Principes du droit musulman selon les rites d'Abou Ḥanîfah et de Châfi‛î, trad. dall'olandese, Alger 1896 (cfr. le ampie critiche mosse alla 3ª ed. olandese del 1883, dallo Snouck Hurgronje nel 1884 e ristampate nei suoi Verspreide Geschriften, II, Bonn e Lipsia 1923, pp. 61-221); E. Sachau, Muhammed. Recht nach schafiit. Lehre, Berlino 1897 (omessi il rituale e il diritto di guerra; cfr. rec. Snouck Hurgronje, in Zeitschr. d. deutsch. morgenl. Ges., LIII, Lipsia 1899, pp. 125-67).