studentesco, movimento
Fenomeno che si sviluppò in università e scuole di numerosi Paesi industriali dalla metà degli anni Sessanta ai primi anni Settanta (➔ Sessantotto). La contestazione giovanile e studentesca esplosa nelle università americane, durante i primi anni Sessanta, in opposizione alla guerra del Vietnam e all’autoritarismo delle strutture scolastiche e familiari si diffuse in seguito in Europa, dove assunse connotazioni più marcatamente politiche, in particolare nei movimenti e nei gruppi di nuova sinistra sviluppatisi dopo il 1968 (➔ ; Settantasette). L’origine di questi fenomeni è solitamente ricollegata all’attrito che viene a crearsi tra il carattere tendenzialmente repressivo di alcune istituzioni primarie (famiglia e scuola in primo luogo) e le dinamiche modernizzanti delle società sviluppate, per cui la carica di insofferenza e di aggressività maturata nei rapporti privati e interfamiliari viene riversata sull’intero sistema sociale. Questi fenomeni ampi di contestazione globale sono in grado di generare conflitti contro l’ordine sociale sotto l’influenza di ideologie totalizzanti e liberatrici (fra le quali, nel recente passato, hanno avuto un posto preminente il marxismo, in particolare quello di elaborazione psicanalitica della scuola di Francoforte, e certe correnti moderne di anarchismo). I conflitti innescati si caratterizzano essenzialmente per contenuti di polemica antiautoritaria, contro l’establishment istituzionale, di polemica anticonsumistica, contro la generale «reificazione» dell’uomo operata dall’economia capitalistica, di polemica antirazionalista, contro l’uso manipolativo della scienza e della tecnologia.