MOTOVEICOLO
Il termine indica oggi in forma generica sia la motocicletta (v. XXIII, p. 947; App. II, 11, p. 356) sia gli altri veicoli da questa più o meno direttamente derivati, e cioè i ciclomotori, gli scooters, le motoleggere, le motocarrozzette, i motocarri e le vetturette a tre ruote.
La produzione motociclistica attuale segue tutt'ora gli indirizzi del periodo successivo alla seconda guerra mondiale, cioè una netta tendenza verso modelli leggeri, economici e pratici, dotati di motori di cilindrata ridotta, ma di potenza specifica sempre più elevata. Ovviamente in questo periodo si è verificata un'evoluzione piuttosto sensibile, che viene messa in evidenza tanto dall'esame delle singole classi di motoveicoli quanto da uno sguardo generale ai loro dettagli costruttivi.
Ciclomotori. - Sono chiamati così tutti i veicoli a due e a tre ruote azionati da un motore di cilindrata inferiore a 50 cm3, comprese le biciclette con motore ausiliario (detto, una volta, micromotore). Sono soggetti a limitazioni d'impiego (in Italia: velocità massima 40 km/h e trasporto del solo guidatore) ma godono di varie agevolazioni.
I motori ausiliarî per bicicletta di costruzione moderna sono per lo più muniti di trasmissione a rullo sullo pneumatico della ruota posteriore, integrata spesso da una frizione centrifuga che, quando il veicolo s'arresta, si disinnesta automaticamente, lasciando girare il motore in folle al minimo; è possibile ripartire agendo unicamente sul comando dell'acceleratore.
I ciclomotori veri e proprî, costruiti per la trazione a motore, si possono raggruppare in due grandi categorie. La prima, di struttura molto semplificata, assai diffusa in Francia, Olanda e Paesi limitrofi, è dotata di una trasmissione mista, a cinghia e a catena. La frizione è del tipo centrifugo sopra ricordato; il cambio, se esiste, è progressivo, a funzionamento automatico, con pulegge a diametro variabile per la trasmissione a cinghia. I ciclomotori della seconda categoria, di scuola italiana, ma prodotti anche in Germania, sono vere e proprie motoleggere (tav. f. t., fig. 1) di mole e prestazioni limitate, con motore talvolta anche a quattro tempi, con cambio in blocco quasi sempre a tre rapporti, comandato dal manubrio per mezzo di manopola girevole, con trasmissione a catena unica tanto per il motore che per i pedali. Con motori dello stesso tipo, ma quasi sempre a raffreddamento forzato, vengono equipaggiati i tricicli da trasporto e i motofurgoncini leggeri che rientrano pure nella classe dei ciclomotori, godendo analoghe agevolazioni.
Scooters. - Sono nati in America verso il 1920 come mezzi di svago sulle spiagge eleganti e sui campi di golf; soltanto 25 anni dopo, radicalmente trasformati dall'industria italiana, sono divenuti veicoli utilitarî di grande diffusione. Lo scooter classico di scuola italiana (fig. 1; tav. f. t. fig. 2) è caratterizzato da un tipico gruppo motopropulsore completamente incapsulato, di semplice manutenzione, che comprende motore (a due tempi), cambio, trasmissione, e porta la ruota motrice, servendo pure da braccio oscillante della sospensione posteriore. Il cambio è comandato a manopola; le ruote, con cerchio da 8″ a 10″, sezione 3,50″ o 4″ (diam. est. 370÷450 mm) sono rapidamente smontabili e intercambiabili. Le buone qualità dimostrate da questo veicolo hanno consigliato di aumentarne progressivamente le prestazioni; si è passati così dai 100 cm3 iniziali di cilindrata ai 150-175 cm3, dai 4 ai 6-8 CV di potenza, dalle 3 alle 4 marce per i cambî, dai 60 agli 80 km/h di velocità, che nelle versioni sportive raggiunge i 100 km/h.
Esistono anche altri tipi di scooters che in pratica differiscono dalla motocicletta convenzionale solo per le ruote basse, il telaio e la carenatura. In questa categoria vanno attualmente affermandosi modelli leggeri con motore di 70-100 cm3, ma si contano pure, specie in Inghilterra, esemplari pesanti, dalle prestazioni che si possono considerare veramente motociclistiche: essi sono forniti infatti di ruote con diametro medio e di motori fino a 250 cm3, anche bicilindrici e a quattro tempi.
Motoleggere. - Vengono così chiamate le motociclette con motore fino a 125 cm3 che, insieme agli scooters di pari cilindrata, godono in Italia e in altri Paesi di alcune agevolazioni nei confronti delle motociclette maggiori.
Motociclette. - È naturalmente questa classe di motoveicoli, comprendente una vasta gamma di tipi dalla mole e dalla potenza più disparate, che meglio dimostra gli sviluppi delle tendenze alla riduzione del peso, delle dimensioni e della cilindrata, e che mette maggiormente in evidenza l'evoluzione della tecnica costruttiva e le influenze della moda. Solo negli S. U. A. una fabbrica produce ancora modelli con motore bicilindrico a V di 900 e 1200 cm3, mentre in Gran Bretagna si costruiscono su vasta scala macchine con motori tra i 250 e i 650 cm3 (fig. 4 tav. f. t.). Negli altri Paesi, come Italia, Germania, Francia, Austria, ecc., la massa della produzione è concentrata su modelli di cilindrata inferiore ai 200 cm3: i modelli maggiori esistono, ma rappresentano un'eccezione.
Motocarrozzette. - Oggi hanno perso molto interesse in seguito alla comparsa delle piccole automobili utilitarie, che offrono agli occupanti una completa protezione con una spesa di esercizio non molto superiore.
Motocarri. - Veicoli da trasporto merci su piccole distanze (fig. 2) a tre ruote, con pianta simmetrica, d'impiego tipicamente italiano, con portata da 3 a 15 quintali. Si ebbero in passato numerosi esempî di motocarri con cassone anteriore, posto di guida scoperto e ruota motrice posteriore, ma la forma preferita attualmente è quella di un piccolo autocarro con cabina di guida anteriore chiusa, cassone e ruote motrici posteriori, trasmissione di tipo automobilistico; in qualche caso importante si conserva tuttora la trasmissione a catena. La guida diretta a manubrio viene oggi sostituita da uno sterzo demoltiplicato a volante su qualche nuovo modello medio e pesante.
Vetturette a tre ruote. - Anche se talvolta di struttura e di apparenza decisamente automobilistiche, sono considerate m. in Italia e in molte altre nazioni, tanto dalle leggi sulla circolazione quanto dai regolamenti sportivi. Godono particolare favore in Gran Bretagna dove fruiscono di notevoli agevolazioni; servono come taxi in sostituzione dei risciò in certi paesi orientali e anche in alcune stazioni climatiche e balneari europee. Alcuni di questi veicoli sono ricavati dalla trasformazione di motocarri leggeri, altri hanno una struttura propria, spesso assai diversa da un modello all'altro, con carrozzeria aperta e chiusa, con due ruote direttrici anteriori e un'unica ruota motrice posteriore, oppure con disposizione inversa. Le prestazioni sono generalmente modeste, le velocità superano di rado i 75÷80 km/h, la cilindrata dei motori, quasi sempre a due tempi, si aggira sui 200 cm3.
Motociclette da corsa. - Attualmente le macchine destinate alle competizioni di velocità pura sono di costruzione assai diversa da quelle della produzione normale di serie. La ripresa dell'attività sportiva nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale segna l'avvento dei motori a quattro cilindri, prima per la classe di 500 cm3 e poi per quella di 350 cm3, nonché delle carenature aerodinamiche. I motori da corsa più accreditati sono tutti a quattro tempi; sporadici successi sono stati ottenuti da qualche motore a due tempi tedesco. Le velocità sono cresciute lentamente, ma continuamente, in virtù del costante incremento della potenza e del miglioramento dei circuiti.
Le velocità medie conseguite attualmente in circuito chiuso durante le gare, e i massimi assoluti raggiunti durante i tentativi di primato, per le diverse classi, sono i seguenti:
Evoluzione degli elementi costruttivi. - Motori. - Tendenza ad accorciare la corsa, divenuta spesso uguale all'alesaggio o minore, ad aumentare il regime di rotazione (compreso oggi tra 5000 e 7000 giri al primo) e il rapporto di compressione che oltrepassa anche 8 : 1. Grande prevalenza dei monocilindrici, numerosi esempî di bicilindrici a cilindri affiancati fronte marcia, pochissimi a cilindri orizzontali opposti, rari i motori a V, quasi scomparsi i "4 cilindri". Generalizzato il ciclo a due tempi con distribuzione Schnürle per gli scooters e le piccole cilindrate, salvo in Italia dove per queste ultime si usa il quattro tempi. I motori a quattro tempi hanno quasi tutti la distribuzione a due valvole in testa inclinate, comandate con aste e bilanceri. Scomparsi i motori a valvole laterali, rari quelli con albero a camme in testa. La lubrificazione con serbatoio d'olio nel carter per i quattro tempi guadagna terreno anche in Gran Bretagna. Per i motori a due tempi, in aumento l'impiego dei distributori rotanti di aspirazione e della lubrificazione a miscela con bassa percentuale di olio.
Cambî di velocità. - Generalizzato il tipo a 4 rapporti (a 3 sui modelli economici) con ingranaggi sempre in presa e innesti frontali. In aumento gli innesti a chiavette scorrevoli o a espansione di sfere. Sistemazione in blocco con il motore, salvo che nelle medie e grosse macchine inglesi.
Trasmissioni. - Quasi sempre ad assi paralleli, a ingranaggi o a catena in bagno d'olio, comprendente la frizione, quella tra motore e cambio; a catena quella tra cambio e ruota motrice. Rarissime le trasmissioni ad albero cardanico, con motore ad asse longitudinale.
Telai e sospensioni. - Corrente il telaio in tubi, anche per gli scooters: rari, anche se cospicui, gli esempî di carenature portanti. Scomparsi i telai rigidi e le forcelle a parallelogramma: sospensioni posteriori quasi sempre a forcellone o braccio oscillante, forcelle anteriori telescopiche o a leve inferiori oscillanti. ln aumento la sezione e in diminuzione il diametro dei pneumatici. Si diffondono i freni a tamburo centrale di grande diametro.
Diffusione dei motoveicoli nel mondo. - Da statistiche pubblicate nel 1959 risulta che nell'anno precedente circolavano in tutto il mondo circa 24 milioni di motoveicoli con un incremento annuo del 5-6%. Quasi 20 milioni sono concentrati nell'Europa centro-occidentale, con forte prevalenza di scooters e più ancora di ciclomotori. Attualmente in Italia i ciclomotori sono in regresso a vantaggio degli scooters e delle motoleggere. Ecco a titolo di esempio i dati relativi alla circolazione e alla densità dei motoveicoli in alcuni Paesi, nel 1958.
La produzione mondiale di motoveicoli ha praticamente sede in poche nazioni europee. È in fase di rapido sviluppo un'industria motociclistica giapponese che esporta anche in Europa. Vedi tav. f. t.
Bibl.: Principali periodici sull'argomento: Motociclismo; La Moto; Motor Cycle; Motorcycling; Moto Revue; Das Motorrad; M. T. Z.; A. T. Z.; Bollettino A. N. C. M. A.