Sport delle corse su motocicletta.
Il m. comprende 5 specialità: gare di velocità, di motocross, di enduro, di trial, di speedway. Le gare di velocità (fig. A) si svolgono in genere su circuiti appositamente creati (motodromi, autodromi), mentre quelle di motocross (fig. B) si effettuano su circuiti attrezzati (crossdromi), con fondo allo stato naturale e percorso generalmente collinare con salite, discese, salti e altri ostacoli costituiti dai dislivelli o dalle asperità del terreno. Le gare di enduro prevedono che i concorrenti percorrano un itinerario prestabilito in un tempo obbligato, mantenendo cioè una media oraria di marcia costante, ma mai superiore a 50 km/h; lungo il percorso sono previste delle ‘prove speciali’ che si svolgono su un percorso prativo preventivamente delimitato. Le gare di trial (fig. C) sono basate sull’abilità dei partecipanti a superare una serie di ostacoli naturali o artificiali, lungo un percorso costituito da una serie di ostacoli che il partecipante deve superare senza fermarsi né mettere piede a terra; se ciò avviene sono previsti punti di penalità. Le gare di speedway sono competizioni di velocità che si svolgono su un percorso ovale in terra battuta, sabbia, erba o ghiaccio, della lunghezza compresa fra i 285 e i 400 metri, che viene percorso in senso antiorario; i motocicli sono monocilindrici a 4 tempi di 500 cm3 alimentati da metanolo, con una sola pedana poggiapiedi sul lato destro e il solo freno posteriore.
Le motociclette che possono prendere parte alle competizioni nazionali o internazionali di velocità sono divise in 2 categorie: Grand prix e Sport production. Sono considerate Grand prix le motociclette appositamente create per le competizioni, anche in unico esemplare (prototipi), purché equipaggiate di un motore ad accensione comandata, a 2 o 4 tempi, mentre sono dette Sport production le motociclette in libera vendita al pubblico attraverso una normale rete commerciale; a seconda del livello delle competizioni sono consentite varie elaborazioni: le motociclette più elaborate prendono il nome di Superbike. Le moto Grand prix comprendono le classi 125, 250, 500 cm3; le Sport production comprendono le classi 125, 600, 750 cm3.
Ai suoi esordi lo sport motoristico, in mancanza di un preciso indirizzo industriale e di regolamenti collaudati, accomunò auto, moto e tricicli. Ci si accorse presto, tuttavia, dell’impossibilità di continuare a organizzare corse automotociclistiche, visto che alle moto non era ancora applicabile il motore a scoppio, il cui iniziale ingombro era un limite accessibile solamente alle quattro ruote; conseguentemente la disparità di prestazioni era notevole. Dopo il tragico epilogo della Parigi-Madrid del 1903 (8 vittime nel solo tratto Parigi-Bordeaux) le competizioni fra città e città di auto e moto insieme furono abolite. Da allora in poi le automobili, in attesa della costruzione dei primi autodromi, utilizzarono i circuiti stradali, mentre le motociclette, oltre che nei circuiti, si cimentarono negli ippodromi e nei velodromi, entrambi assai diffusi anche nei piccoli centri.
Nel 1904 in Francia fu organizzato, su un circuito di 54 km nei pressi di Dourdan, alle porte di Parigi, il primo Trofeo internazionale di velocità, riservato a squadre nazionali in sella a motociclette prodotte nello stesso paese rappresentato dalla squadra e con peso a vuoto non superiore a 50 kg. Questa iniziativa costituì l’embrione sia del campionato del mondo piloti e costruttori, che sarebbe stato ufficialmente istituito 45 anni più tardi, sia dei regolamenti tecnici e sportivi. La volontà di perseguire l’obiettivo di un’internazionalizzazione del motociclismo portò alla fondazione della FICM (Fédération Internationale des Clubs Motocyclistes; oggi FIM, Fédération Internationale de Motocyclisme), nel dicembre dello stesso 1904.
In Italia le competizioni motociclistiche iniziarono nelle regioni settentrionali, maggiormente influenzate dalle innovazioni francesi. La prima gara fu la Torino-Asti e ritorno del 1895, alla quale seguirono numerose corse in salita, come la Susa-Moncenisio e la Sassi-Superga del 1902. Alla crescita del m. in Italia diedero impulso anche le prime marche nazionali: Carcano, Bianchi e soprattutto Rosselli e Marchand. Nel 1911 nacque il Moto club d’Italia, divenuto in seguito la Federazione motociclistica italiana.
Nel 1907 si tenne nell’Isola di Man il primo Tourist Trophy, che divenne in breve tempo la gara motociclistica più importante del mondo, sul cui esempio proliferarono i gran premi in tutta Europa: in Francia nel 1912 si tennero quelli di Reims e di Francia (a Fontainebleau); in Italia lo stesso anno si disputarono la prima Targa Florio motociclistica e il primo Circuito di Brescia. Nel 1924 G. Mentasti con la Moto Guzzi 500 vinse la prima edizione del Campionato d’Europa in prova unica, una competizione che, divenuta a prove multiple legate da un punteggio nelle ultime edizioni prima della Seconda guerra mondiale, anticipò il successivo Campionato del Mondo. Questo nacque nel 1949, sotto l’egida della Federazione motociclistica internazionale con l’intento di coordinare e valorizzare la dilagante attività agonistica frammentata nelle varie nazioni. Esordì con quattro categorie: 125, 250, 350 e 500. Dal 1962 si arricchì della classe 50. Nel 1983 fu abolita la classe 350. Nel 1984 la classe 50 lasciò il posto alla 80, poi cancellata nel 1989. Dal 1988 la classe 125 non poté avere più di un cilindro. Nel 2002 ha esordito la formula MotoGP che mette a confronto le 500 due tempi con le 990 a quattro tempi di vario frazionamento.
Negli anni 1950 le vittorie furono appannaggio di case italiane e inglesi. Tuttavia i ritorni erano insufficienti e Moto Guzzi, Gilera e Mondial, che non disponevano di quella commercializzazione mondiale che avrebbe poi spinto le squadre giapponesi a propagandare i loro prodotti con le corse, furono costrette al ritiro. Iniziò così nel 1958 un periodo di monopolio assoluto della MV Agusta. Nelle cilindrate minori tuttavia era già possibile notare la crescita delle prime moto giapponesi, la Honda e la Suzuki. L’inizio degli anni 1960 fu caratterizzato dalla superiorità del pilota inglese M. Hailwood, che trionfò quattro volte consecutivamente (1962-65) nella 500 con la MV Agusta, imponendosi contemporaneamente altre cinque volte con la Honda nelle classi 250 e 350. Successore di Hailwood alla MV Agusta fu G. Agostini (MV Agustae Yamaha), che dominò il campo dalla metà degli anni 1960 alla metà degli anni 1970, aggiudicandosi fra l’altro 8 titoli nella classe 500. Il periodo successivo al suo ritiro, gli anni 1980 e i primi anni 1990, fu caratterizzato dalle vittorie di vari piloti statunitensi, assistiti da grandi squadre che operavano per conto delle case giapponesi. Gli anni 1990 videro poi la supremazia dell’australiano M. Doohan sulla Honda, cinque volte campione del mondo tra il 1994 e il 1998. Negli anni 2000 la scena è stata dominata da V. Rossi (Honda e Yamaha), vincitore di 9 titoli, e negli anni 2010 da M. Márquez (Honda), vincitore di 8 titoli.