motivazione
La forza che induce un individuo a mettere in atto un determinato comportamento diretto a uno scopo. Per m. si intende quindi uno stato interno dell’individuo che attiva, dirige e mantiene nel tempo il suo comportamento verso una meta. Senza m., non potremmo far fronte a nessuna sfida che la vita ci propone.
La m. si riferisce a quegli aspetti del comportamento che sono in rapporto con i nostri bisogni e desideri. La m. può aver origine dalla necessità di soddisfare bisogni di base fisiologici, quali mangiare, bere, accoppiarsi, o dal desiderio di ottenere un oggetto, conseguire un obiettivo, perseguire un ideale. È possibile quindi distinguere tra motivazioni fisiologiche, innate, che vengono in genere attivate da alterazioni di condizioni fisiche interne, ed elementi motivazionali acquisiti con l’esperienza individuale e sociale. Questi due tipi interagiscono continuamente: uno stato motivazionale fisiologico, per es. la fame che porta alla ricerca di cibo, potrebbe interagire con un altro stato motivazionale, per es. il portare aiuto a un amico, nell’attivare e dirigere il comportamento di un individuo. Lo studio della m. dal punto di vista biologico si è limitato, fino a tempi recenti, all’analisi di stati motivazionali fisiologici quali la fame o la sete, mentre lo studio neurobiologico degli stati motivazionali acquisiti è appena agli inizi. Gli stati motivazionali fisiologici organizzano i singoli comportamenti in sequenze coerenti orientate allo scopo e aumentano lo stato generale di all’erta. L’ipotalamo svolge un ruolo particolarmente rilevante negli stati motivazionali fisiologici volti a mantenere stabili le condizioni dell’organismo (omeostasi). A questo scopo, l’ipotalamo orchestra una serie di meccanismi regolatori, la maggior parte dei quali funziona secondo il principio della retroazione (feedback negativo): una variazione in un parametro che deve essere mantenuto stabile provoca una reazione volta ad annullare tale variazione. Per es., se la temperatura corporea (variabile controllata) scende sotto il livello di riferimento, l’ipotalamo innesca rapidi cambiamenti nella circolazione periferica che limitano la dispersione di calore, tramite il sistema nervoso autonomo, induce variazioni nella termogenesi volte a incrementare la produzione di calore e, tramite connessioni con le aree corticali, attiva comportamenti volontari indirizzati ad aumentare la temperatura ambientale (per es., accendere il fuoco) e a ridurre la dispersione di calore dal corpo (per es., coprirsi di più).
Oltre che dalla presenza di deficit fisiologici, il comportamento motivato emerge da processi che richiedono la valutazione delle azioni utili allo scopo, delle loro possibili conseguenze o del ricordo delle loro conseguenze, se già messe in atto, degli stati motivazionali fisiologici e degli stati motivazionali acquisiti, e delle necessità percepite in altri individui. Tali processi richiedono le funzioni esecutive della corteccia prefrontale (➔ funzioni cerebrali superiori) e la combinazione di diversi sistemi, in partic. di quelli che consentono a un individuo di assegnare un valore a cose, persone, eventi. Tali sottosistemi includono strutture sottocorticali, quali il nucleus accumbens, l’amigdala, l’ippocampo, l’ipotalamo, e strutture corticali quali la corteccia orbitofrontale (COF), la corteccia cingolata (entrambe aree prefrontali) e il polo anteriore dei lobi temporali. Il sistema dopamminergico modula molte tra queste regioni ed è quindi incluso nel cosiddetto sistema della ricompensa endogena (SRE). La corteccia prefrontale si configura come elemento cruciale del comportamento motivato, e infatti lesioni di questa struttura danneggiano la m.: il comportamento diventa privo di scopo, caotico e i soggetti possono apparire apatici e incapaci di attribuire valore a cose, persone, eventi. Nell’uomo, la maturazione delle funzioni dipendenti dalla corteccia prefrontale, inclusa la capacità di controllo sugli stati motivazionali, si completa soltanto intorno ai 18 anni.
Le m. fisiologiche attivano comportamenti che sono naturalmente fonte di piacere e il loro oggetto (per es., cibo, calore, sesso) agisce come ‘ricompensa naturale’ per il soggetto, ossia ha un ‘valore naturale’. Per es., le ricompense naturali stimolano il rilascio di una maggiore quantità di dopammina nel nucleus accumbens; ottenere un aumento di rilascio di dopammina (ricompensa endogena) può motivare l’animale a mettere in atto un determinato comportamento, esattamente come se la ricompensa del comportamento fosse il cibo. L’esperienza modifica le risposte dell’SRE. Stimoli associati a una ricompensa naturale come il cibo in protocolli di condizionamento operante acquisiscono le stesse proprietà di stimolare il rilascio di dopammina. È come se la m. a procurarsi la ricompensa esogena (il cibo), che in realtà si traduce in ricompensa endogena (rilascio di dopammina), si trasferisse allo stimolo, che acquista quindi valore in grado di motivare il soggetto.
Stimoli diversi possono avere un diverso valore per individui diversi. La COF sembra particolarmente coinvolta nel rappresentare il valore degli stimoli; essa è anche sensibile a rinforzi astratti quali il vincere o il perdere denaro o feedback verbali positivi o negativi. Danni alla COF nell’uomo danneggiano l’apprendimento dell’associazione stimolo- rinforzo e impediscono la modifica della scelta comportamentale quando la contingenza cambia (lo stimolo da positivo diventa negativo). Quindi, mentre gli stati motivazionali semplici sono innati e universalmente presenti nei diversi individui, gli stati motivazionali acquisiti differiscono tra individuo e individuo, in quanto frutto anche dell’esperienza specifica di ciascuno di noi.