In origine freccia per balestre; nell’esercito di Carlo V (1530) arma da fuoco portatile molto pesante, appoggiata su una forcella piantata nel terreno; era affidato a soldati di eccezionale prestanza fisica (moschettieri).
Arma simile al fucile, in dotazione alla cavalleria e alle truppe speciali; aveva una baionetta con lama a sezione triangolare, fissata a snodo sulla canna in modo da potersi ripiegare lungo di essa (v. fig.), ed era privo di copricanna di legno. Alla fine della Prima guerra mondiale comparve nell’esercito italiano il m. automatico calibro 9, derivato dalla pistola mitragliatrice a due canne mod. 1916, che diede origine al m. automatico Beretta (MAB) mod. 38/42 della Seconda guerra mondiale e a una nuova versione del 1951.
I moschettieri, istituiti nel 16° sec., furono assegnati in numero variabile nelle compagnie di picchieri. Una compagnia fu costituita per guardia del cardinale Richelieu prima e di Mazzarino dopo e, alla morte di quest’ultimo, passò al servizio reale. Soppressi dalla Rivoluzione francese, riapparvero nel 1814 per sparire definitivamente nel 1815. Nell’esercito sardo si chiamarono moschettieri i soldati destinati alla vigilanza dei militari condannati alla reclusione militare; furono soppressi nel 1863. Durante il fascismo: moschettieri del Duce erano le guardie del corpo di Mussolini, con funzione soprattutto di parata; balilla moschettieri e avanguardisti moschettieri, nelle organizzazioni giovanili, erano reparti scelti dotati di moschetto.